Il 2 di ottobre due donne latinoamericane hanno accaparrato la scena internazionale, due donne molto diverse tra loro che però incarnano i sogni e le speranze di tante generazioni che hanno visto nei 5 secoli passati i loro diritti violati e calpestati. Claudia Sheinbaum Pardo (1962) e Francia Elena Márquez Mina (1981): neo presidentessa del Messico la prima e vicepresidentessa della Colombia la seconda. Sheinbaum, del partito Morena, ha prestato giuramento martedì 2 ottobre come prima donna presidente del Messico succedendo a Andrés Manuel López Obrador (AMLO). Una cerimonia storica, simbolica ed emotiva nella quale anche rappresentanti di comunità indigene e di comunità afromessicane hanno dato la loro benedizione a questo nuovo corso politico.
Un periodo di continuità con le trasformazioni promosse da Andrés Manuel López Obrador Ex Presidente del Messico (AMLO) – che lascia la presidenza con un consenso popolare che sfiora il 70% – e che secondo le stesse parole di Claudia, “inaugura il tempo delle donne, dove la lotta contro il classismo, il machismo e la discriminazione saranno il motore principale dell’azione di governo”. Sheinbaum riceve in eredità una riduzione della povertà del 10%, un’economia stabile, un piano avviato di distribuzione di borse di studio, crediti e sussidi per le fasce più vulnerabili della popolazione ma anche enormi questioni critiche.
Uno dei vanti di AMLO è ad esempio la costruzione di grandi opere come il Treno Maya, un progetto di “sviluppo” osteggiato dalle comunità indigene che denunciano la mancanza di consultazioni previe e informate (come stabilisce il Convegno 169 dell’ILO). Comunità indigene che per esempio in Chiapas, non vedono con la stessa “buona luce” l’operato dei sei anni di governo di AMLO che secondo le parole di quello che fu il Subcomandante Galeano (ora Capitano Marcos) del EZLN “ha avuto la perversità di Salinas, l’ignoranza di Fox, e il militarismo di Calderón”.
A questo si aggiunge la polemica riforma del podere giuridico voluta da Morena negli ultimi mesi del mandato di AMLO, i quasi 30mila morti all’anno prodotti da una violenza senza freni e il numero di femminicidi in aumento che supera già i 10 al giorno (anche se il governo ha cambiato i criteri di conteggio per mascherare le statistiche), solo per citare alcune delle questioni più gravi.
Claudia Sheinbaum dovrà dunque lavorare duro perché come ancora succede (non solo in queste latitudini) le donne devono ancora fare il doppio del lavoro degli uomini per essere considerate brave la metà. Per ora la fiammante presidentessa ha deciso di adottare un nuovo logo governativo che fa riferimento a questo momento storico con una nuova e potente immagine femminile nella storia del Paese: una giovane donna, con tratti e abiti indigeni, che porta la bandiera del tricolore.
Francia Marquez è stata invece la prima latinoamericana a ricevere il premio W. E. B. DuBois, che riconosce i contributi eccezionali alla cultura africana e afro-americana. Un premio che le è stato assegnato lo stesso 2 ottobre dall’università di Harvard (nel Teatro Sanders a Cambridge, Massachusetts) in quanto “paladina dei diritti umani, della giustizia razziale, dei diritti ambientali, dei diritti delle donne, della pace e della prosperità sostenibile”. Ancora una volta l’attuale vicepresidentessa della Colombia (prima donna afrocolombiana a ricoprire questo incarico) e ministra del nuovo ministero di Uguaglianza ed Equità, ha marcato un’agenda politica che rende protagonisti gli afrodiscendenti in Colombia (e nella regione).
“Il posto che occupo oggi – ha spiegato – è il prodotto dell’eredità delle mie nonne e di mia madre. Lei era un’ostetrica della comunità (partera) che con la sua saggezza ha contribuito a costruire percorsi di libertà. Da lei ho ereditato coraggio, spirito e audacia. Da lei ho imparato che non importa quante volte cado. Devo alzarmi sempre con dignità… Più di 400 anni fa, i miei antenati furono sradicati dal continente africano e portati in America in schiavitù. Nel 2023 (in riferimento al suo viaggio in Africa) sono tornata da donna libera e come vicepresidente della Repubblica”, ha aggiunto Márquez durante la cerimonia.
Anche in questo caso però le sfide per Francia Márquez non sono poche. Nel suo paese soffre una costante minaccia alla sua integrità fisica e una continua campagna di discredito, con critiche che in realtà sono espressioni di un razzismo e un classismo ancora molto presente nel paese sudamericano.
Dopo la premiazione non sono mancate critiche alla stessa università di Harvard da parte di esponenti dell’uribismo (destra radicale). Tra queste troviamo le parole dell’avvocato Abelardo de La Espriella, che facendo riferimento alla supposta impreparazione accademica e professionale della vicepresidentessa ha affermato che: “Evidenziare l’ignoranza, la mancanza di conoscenza, l’assenza di formazione e di umanesimo è uno schiaffo in faccia alla scienza, alla conoscenza e all’educazione, e corrobora la debacle dell’Università di Harvard, che ha cessato di essere una facoltà educativa ed è diventata volgare direttorio politico che promuove programmi contrari ai principi dell’investigazione e della ragione”.