Negli Stati Uniti i soldi che girano intorno alle elezioni hanno assunto proporzioni ormai indecenti, scandalose. La politica in America è letteralmente comprata, manipolata dal denaro, niente di più e niente di meno. Quest’anno per eleggere il presidente e i membri del Congresso in scadenza, la spesa totale raggiungerà quasi 16 miliardi di dollari. Il che farà del 2024 l’elezione federale più costosa della storia americana, stando ai dati raccolti da OpenSecrets, un’organizzazione apartitica che traccia l’enorme flusso di denaro in politica.
Spese vertiginose da parte di lobby specifiche e gruppi di pressione alimentati dai donors, i grandi ricchi e miliardari di varia estrazione che difendono i loro biechi interessi e non quelli dei cittadini, compresi i famigerati super PAC attivi soprattutto sul fronte del partito repubblicano. Bisogna includere tutte le spese, come pubblicità, mailing, propaganda, cartellonistica, annunci in tv e altre attività per promuovere singoli candidati a livello statale. In totale, quasi 1 miliardo in più rispetto a quanto messo sul tavolo della grande riffa politica americana nello stesso periodo delle elezioni 2020. La domanda appare retorica: è vera democrazia?
E qui si pone lo scandaloso caso di Elon Musk, il multimiliardario un tempo esaltato come visionario creatore di Tesla e SpaceX, che se non fosse nato in Sudafrica si presenterebbe lui stesso candidato per il GOP (Grand Old Party). Per fortuna non può, ma intanto Musk si è schierato, peggio di un ultrà da curva di stadio, per Trump, così da far impallidire ogni precedente operazione di endorsement da parte di consimili colleghi straricchi.
Elon sta utilizzando la sua influenza e il controllo di “X” per sostenere Donald nella corsa presidenziale, senza minimamente nascondere i suoi sforzi ma anzi in modo sfacciato e arrogante. Un conto è appoggiare, un altro influenzare e manipolare. Musk ha implementato modifiche negli algoritmi dell’ex Twitter (il cui acquisto gli è costato decine di miliardi) per amplificare la visibilità dei suoi post rispetto a quelli di altri, incluso il presidente Biden e la candidata democratica Kamala Harris. Ha minacciato di licenziare i tecnici, a meno che non garantissero un’enorme visibilità ai suoi messaggi. Risultato: decine di milioni di visualizzazioni.
Il patron di Tesla ha utilizzato X per diffondere una valanga di post in cui dipinge Harris come una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti, propalando falsità su di lei e i democratici, attribuendogli il tentativo di instaurare un dominio monopartitico permanente negli Usa. E giocando sulle parole d’ordine della politica anti-woke che identifica il “regime” con le grandi reti televisive Abc, Cbs, Nbc e Cnn, accusate di appoggiare da anni i democratici. Sarà vero (i tg però li guardano telespettatori in perenne calo), peccato abbia anche diffuso fake clamorose, per esempio riguardo a frodi elettorali di massa, casi non verificati di registrazione al voto di immigrati illegali in Arizona, smentiti ufficialmente da funzionari di quello stato.
In un’intervista di 90 minuti rilasciata su X a Tucker Carlson – il giornalista licenziato da Fox Tv per aver diffuso informazioni false nella precedente corsa alla Casa Bianca, costate alla rete tv di Rupert Murdoch un risarcimento danni da 787,5 milioni di dollari alla Dominion Voting Systems – Musk è stato esplicito sulle possibili conseguenze personali in caso di sconfitta di Trump. Se Kamala vincesse, l’imprenditore sudafricano prevede che ciò potrebbe comportare gravi conseguenze per lui, fino al carcere. “Se lui perde, sono fottuto”, ha detto sghignazzando con Carlson persino sulla durata di una possibile pena detentiva e sull’eventualità di non vedere più in futuro i suoi dodici figli. “In caso di vittoria di Harris, l’elezione di novembre sarebbe l’ultima a tenersi in America”. Toni distopici, apocalittici. Da un miliardario che appoggia un altro miliardario (di gran lunga meno ricco, e finito sei volte in bancarotta).
Per Musk e – mettiamolo in chiaro – per una settantina di milioni di americani, Harris e Joe Biden sono solo burattini, figure di rappresentanza del Deep State, quel presunto braccio oscuro complottista che ha cercato di assassinare Trump (e questo è platealmente falso). Come si fa – spiega – a votare democratico in una società in cui la religione è stata sostituita dal “virus mentale woke”? Di nuovo: temi orwelliani. Che fanno presa e trovano consensi, in quest’America polarizzata e senza bussola come non mai.
Intanto, mentre i sondaggi danno alla pari Trump e Harris, con poche decina di migliaia di voti in 3-4 stati chiave destinati a decidere l’esito delle urne tra 26 giorni, in attesa della leggendaria ‘October Surprise’ che potrebbe far pendere il piatto della bilancia da una parte o dall’altra, a far effetto sulla psicologia di massa oltre a pochi slogan senza appigli concreti è – appunto – il denaro, il greenback, i bigliettoni verdi. Sedici miliardi. Ecco l’America che il mondo in preda alle guerre aspetta vada alle urne, una nazione il cui dna – la democrazia fondata sul capitalismo – sgomenta, per non dire disgusta. Purtroppo, sarà scontato anche il corollario: questa affermazione rientra nella casistica da bollare come “woke”. E il cerchio si chiude.