Una sensazione di disagio. Il timore che le cose non stiano andando nel senso sperato. Sono i sentimenti che in queste ore si diffondono nella campagna di Kamala Harris e tra molti democratici. I sondaggi non sono buoni. Gruppi di elettorato che un tempo erano bacino di voto certo per i democratici – in particolare gli uomini afroamericani – sembrano disertare. La preoccupazione è tale da far uscire allo scoperto, con una dichiarazione che ha suscitato molte polemiche, il leader più popolare del partito, Barack Obama. A tre settimane circa dal voto, la verità che i democratici devono accettare è comunque una, e piuttosto desolante. La sfida con Donald Trump resta incerta, incertissima. Le possibilità di vittoria di Harris, invece di aumentare, si stanno pericolosamente riducendo.

“Ve ne venite fuori con ogni tipo di ragioni e di scuse… E questo mi fa pensare, e parlo direttamente a voi uomini, che non vi piaccia l’idea di una donna come presidente”. Barack Obama è rivolto così ai brothers, ai fratelli afroamericani, durante la visita a un comitato elettorale democratico di Pittsburgh. L’ex presidente non poteva essere più chiaro e sferzante. “Da un lato – ha detto – avete una che è cresciuta come voi, che vi conosce, che è andata al college con voi, che capisce le vostre difficoltà e il vostro dolore e la vostra gioia”. Dall’altro, ha continuato Obama, c’è un candidato, Trump, che “ha costantemente dimostrato scarso rispetto non solo per la comunità, ma anche per voi, come persone… E voi davvero pensate di estraniarvi dalla sfida?”

Le parole di Obama non sono piaciute a molti nella comunità afroamericana. L’ex senatrice dell’Ohio, Nina Turner, che pure dice di “amare Obama”, spiega che il suo appello “denigra” gli afroamericani. “Perché fare questo tipo di prediche agli uomini neri? Perché screditarli in modi che non vengono utilizzati per altri gruppi?”, si chiede Turner. Altrettanto forti le parole di un altro afroamericano, sostenitore deciso di Kamala Harris, l’attore Wendell Pierce, che su X scrive che Obama ha lanciato “un messaggio terribile”. “Il nostro partito la deve smettere di usare gli uomini neri come capri espiatori. Non sono i neri il problema. Sono i bianchi, uomini e donne, il problema”, dice Pierce. In diversi, nella comunità afroamericana, mettono in guardia dal rischio insito nelle parole di Obama. Indispettiti per il tono paternalistico dell’ex presidente, molti neri potrebbero far mancare il loro sostegno il prossimo 5 novembre.

Obama è politico troppo avveduto e intelligente per non aver calcolato il rischio. Se ha parlato, è perché crede che la sua autorevolezza possa spingere almeno parte dell’elettorato maschile e nero ad andare a votare. Se ha parlato, in modo anche così controverso, è soprattutto perché ritiene che il momento sia davvero difficile. Molte ricerche mostrano che la comunità afroamericana non sta dando a Kamala Harris l’atteso sostegno. Un sondaggio New York Times/Siena College di queste ore rivela che la candidata democratica raccoglie il 78 per cento dei consensi tra gli elettori neri. I repubblicani di Trump sono al 15 per cento, con una differenza quindi di 63 punti. Sembra un ottimo risultato, non lo è se raffrontato al passato. Hillary Clinton ricevette nel 2016 il 92 per cento del voto nero, contro il 7 per cento di Trump. Nel 2020, Joe Biden raccolse il 90 per cento di consensi tra gli afroamericani; il 9 per cento tra questi votò per i repubblicani, ancora guidati da Trump.

I numeri rivelano dunque che il sostegno che la comunità nera sta offrendo alla candidata democratica resta forte, ma non così forte come nel passato. La cosa riguarda in particolare l’elettorato maschile. Sempre secondo il sondaggio New York Times/Siena, il 20 per cento degli uomini afroamericani si dice orientato a scegliere Trump (soltanto il 12 per cento delle donne pensa di votare repubblicano). Le ragioni sono diverse. C’è chi è deluso dai risultati delle politiche di Biden e in generale delle amministrazioni democratiche, che sembrano ricordarsi dei neri soltanto in campagna elettorale. C’è chi pensa che le proposte economiche di Trump siano più convincenti di quelle di Harris, e tali da garantire un maggior benessere per tutti, neri compresi. E probabilmente c’è anche quello di cui parla Obama: l’aspetto misogino, il fastidio di parte della comunità afroamericana per una donna che aspira a un ruolo di leadership. Soprattutto i più giovani, sarebbero affascinati dal modello di maschio dominante offerto da Trump. Quali che siano le ragioni dell’erosione del voto nero, la realtà è una. Se Harris perde anche una piccola parte di quel voto, le sue possibilità di vittoria si affievoliscono. Per questo Obama ha parlato. Per questo l’ex presidente nei prossimi giorni viaggerà in diversi battleground states, dall’Arizona al Nevada alla Pennsylvania, per convincere gli elettori, soprattutto quelli neri, della bontà della scelta di Harris.

I dati sul voto nero arrivano peraltro in un momento di generale difficoltà per la candidata democratica. Anche gli ispanici sembrano far mancare il loro appoggio. La California, Stato con una fortissima comunità ispanica, offre un esempio interessante. Qui Joe Biden conquistò nel 2020 il 75 per cento del voto dei latini. Secondo una ricerca Los Angeles Times/UC Berkeley, Harris oggi sarebbe al 54 per cento. Ci sono poi i dati a livello nazionale, che rappresentano un altro campanello d’allarme per i dem. Secondo la media di tutti i principali sondaggi compilata da Real Clear Politics, Harris conquista il 49 per cento dei consensi, contro il 47,2 di Trump. Il vantaggio della candidata dem è dunque di 1,8 punti percentuali. Il 12 ottobre 2020 Biden aveva 10,2 punti di vantaggio. Lo stesso giorno del 2016, Hillary Clinton era davanti di 6,2 punti. Considerato quello che i sondaggisti chiamano l’“hidden Trump vote” – il fenomeno che porta una percentuale non indifferente di elettori a non ammettere che voteranno per Trump – l’attuale vantaggio di Harris appare irrisorio, probabilmente non sufficiente ad assicurarle una maggioranza di voti a livello nazionale.

È poi cosa nota che il risultato delle elezioni americane non è sancito dal voto popolare – Clinton conquistò quasi tre milioni di voti in più di Trump nel 2016, ma perse comunque le elezioni – ma dai Collegi elettorali conquistati nei singoli Stati. Anche qui non ci sono buone notizie per i dem. Sempre secondo la media compilata da RealClear Politics, Trump – che ha rifiutato un nuovo confronto televisivo con Harris – è avanti in sei dei sette battleground states: Pennsylvania, North Carolina, Michigan, Georgia, Arizona, Nevada; solo il Wisconsin va a Harris. Si tratta di un vantaggio minimo per l’ex presidente, che spesso non arriva nemmeno al punto percentuale, ben all’interno dunque del margine di errore. Ma si tratta di un vantaggio, e di una situazione generale, che mostrano come le speranze che si erano diffuse tra i democratici dopo la trionfale Convention di Chicago e il buon esito del confronto presidenziale in TV si sono rapidamente dissolte. La corsa elettorale resta tutta in salita per Kamala Harris. E, ogni giorno che passa, la salita si fa più difficoltosa.

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