L’allievo che supera il maestro, sotto gli occhi del maestro per eccellenza. Tradotto: Jannik Sinner che supera Novak Djokovic, sotto gli occhi di Roger Federer. Si può riassumere in questo modo la vittoria arrivata nel Masters 1000 di Shanghai. L’ennesima dimostrazione di forza fisica e mentale di un anno che non passerà agli annali solo per il tennis italiano, ma per lo sport azzurro in generale.

Nel segno di Nole
Il numero 1 del mondo in Cina non ha soltanto raccolto il titolo numero 17 della carriera o allargato la forbice che lo separa degli altri avversari nel ranking. Ha bloccato la missione “centesimo titolo” di Nole e lo ha fatto sul terreno che ha reso il serbo una leggenda di questo sport: giocare meglio i momenti più importanti. Basta osservare il tie-break del primo set, dominato senza appello, alzando il livello all’improvviso in maniera esponenziale, azzerando ogni spazio di reazione. Alla fine, è arrivato il tributo dello stesso serbo, chiarissimo nel dire che il gioco dell’altoatesino è assai simile al suo.

Il settimo sigillo
Questa vittoria di Shanghai è la settima meraviglia del 2024 di Jannik Sinner. Una stagione in cui l’azzurro sta letteralmente studiando da Novak Djokovic. Non per essere per forza il più talentuoso, ma il più forte. Ovvero quello più solido e mentalmente pronto; quello che detta gli equilibri. La parabola giunta adesso nella città cinese – e cominciata con il primo titolo Slam agli Australian Open – è passata dai trofei nei 500 di Rotterdam e Halle, dai 1000 di Miami e Cincinnati, dal dominio allo Us Open e da tanti altri tornei ancora dove il successo non è arrivato.

Il filo rosso
Tutti questi snodi della stagione hanno però un filo rosso che li lega insieme: la costanza di rendimento. Sinner infatti ha sempre raggiunto almeno i quarti di finale. Non solo affermazioni dunque, ma soprattutto fermezza e caparbietà. Così si chiude una stagione da giocatore più forte del mondo. Una dimensione raggiunta nonostante il pesantissimo fardello del caso Clostebol scoppiato nel mese di marzo. Una spada di Damocle che, settimana dopo settimana, sta diventando un motivo in più per acuire il proprio dominio, alimentare la voglia di vincere; come se Sinner volesse riversare sugli avversari la frustrazione per una situazione che avrebbe piegato chiunque, ma non lui.

La mentalità (e una statistica)
Lui è diverso, ha la mentalità dei più grandi, può permettersi di privare Djokovic di una palla break dal match point di Coppa Davis nel novembre scorso. Spiegato più chiaramente: la più forte risposta della storia del tennis non vede palle break contro l’azzurro da tre partite (doppio di Coppa Davis, semifinale agli Australian Open e finale di Shanghai). Un percorso che ancora non è finito, perché c’è una Coppa Davis da confermare, e prima ancora un Masters 1000 da disputare a Parigi e le Atp Finals da vincere a Torino. Tutti appuntamenti in cui Sinner è pronto a dettare ancora legge, come fatto già nelle sette opere d’arte messe in fila in questo 2024.

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