“Ci sono tanti motivi per cui scrivere. Antonin Artaud, grande prosatore, drammaturgo e poeta, diceva che ‘Nessuno hai mai scritto, dipinto, scolpito, se non per uscire dall’inferno’. Io ho scritto per uscire dall’inferno. Quando racconto una storia, non penso alle mie disgrazie”. Collegato da remoto, Mauro Corona esordisce con queste parole quando Silvia Toffanin, dal salotto di Verissimo, presenta il suo ultimo libro ‘Lunario Sentimentale’. Lo scultore parla a ruota libera, si confessa. Afferma di essere “più se stesso” perché messo a suo agio dalla conduttrice. “Da Bianca Berlinguer, che è bravissima, (lo scrittore è ospite fisso di È sempre Cartabianca, in onda su Rete 4, ndr) a volte sono aggressivo e non tanto educato. Con lei esce il Mauro più vero e più dolce”, rivela rivolgendosi a Toffanin. Da qui, il via a un racconto ampio e dettagliato sulle difficoltà della vita, le gioie e la lotta alle dipendenze.
“ERO UNA TESTA CALDA, IL LUTTO MI HA CAMBIATO” – “Ho vissuto tante disgrazie, ma da queste sono riuscito a migliorarmi. Un tempo ero aggressivo, volevo emergere e vincere premi letterari. Poi la mamma di Martina (la sua prima figlia, ndr) è morta a 20 anni per un tumore al cervello. Questo turbine mi ha avvolto e mi sono ricomposto – dichiara Corona –. Sono gli inciampi della vita, esistere significa subire anche queste cose. Non puoi fare niente, non le schivi”. A prendersi cura della bambina, lo scrittore è stato aiutato dai genitori: “A quei tempi ero uno spiantato, una testa calda. L’ho affidata ai miei genitori, che l’hanno tirata su con grande amore e dolcezza. Hanno fatto un grande servizio a me perché mi hanno aiutato a crescerla ed erano felici anche loro di avere compagnia”, continua. Poi, un’ammissione di colpevolezza: “Martina era orfana di mamma e anche di padre per un certo verso perché non ero molto presente. Mi riesce difficile ricordare quei tempi perché avrei potuto agire meglio, ma le cose diventano accessibili solo molto tempo dopo che hai commesso degli errori e non c’è più tempo di ripararli”.
IL RAPPORTO CON I GENITORI – In famiglia, l’alpinista ha vissuto un clima teso, mai sereno. A farlo soffrire, sono stati soprattutto gli scontri con il padre: “Era un uomo forte, rabbioso, violento e feroce, complice anche il vino. Oggi, in alcuni miei tratti, rivedo mio papà e mi viene il nervoso: mi dà fastidio somigliare a lui e non vorrei assolutamente”, sentenzia Corona. Ma l’amore per i cari è un sentimento che non si può spiegare: “Ho avuto la stupidità di non perdonarlo e abbracciarlo. Ora che non c’è più avrei tante cose da dirgli, magari intorno al fuoco, bevendo una bottiglia. C’è una frase di Iosif Brodskij, premio Nobel per la letteratura, che dice ‘Ragazzi, non infierite contro i genitori perché con ogni probabilità moriranno prima di voi. Se non avete infierito, se non il dolore, vi risparmierete almeno un senso di colpa’. Io ho sia il dolore che il senso di colpa”, afferma.
LA DIPENDENZA DALL’ALCOL – Durante l’intervista, per lo scrittore arriva anche la sorpresa di una commovente lettera dalla figlia Marianna: “Spero ti possa liberare del tutto dalla dipendenza dall’alcol, lo scoglio più grande che ti impedisce di volerti bene ed essere felice”, alcune delle parole più intense del video proiettato in studio. Della sua battaglia, Corona è ben consapevole: “Sto provando a liberarmene. Ci sono riuscito una volta per cinque anni, la seconda per due. Ma dall’alcol è difficile uscire: lo puoi sospendere, io ogni tanto ci ricado. È una vipera che ti morde e non esci più. Non trovo giustificazioni e scuse, la colpa è solo mia”, dichiara. Poi aggiunge: “Ho 74 anni, non so quanto mi resta. Adesso vorrei viaggiare in discesa, non più in salita”