Semplicemente ingiocabile, anche per il giocatore più vincente della storia. Jannik Sinner festeggia nel migliore dei modi la certezza di essere il numero 1 del mondo a fine stagione con l’ennesimotitolo della sua incredibile annata. L’azzurro è il nuovo campione del Masters 1000 di Shanghai superando in finale Novak Djokovic con il punteggio di 7-6 6-3. Al posto del centesimo titolo Atp del serbo, c’è l’ennesima dimostrazione di forza del leader del tennis mondiale, arrivato al settimo trofeo del 2024, il diciassettesimo in totale; al terzo Masters 1000 dell’anno e al quarto in assoluto.

Una partita che amplia il solco nel ranking mondiale tra Sinner e tutti gli altri, a cominciare da Carlos Alcaraz. L’azzurro adesso ha quasi 5.000 punti di vantaggio. Una vera e propria voragine che garantirà all’altoatesino mesi interi in testa alla classifica Atp. Per Djokovic l’appuntamento con uno degli ultimi obiettivi della carriera (il titolo numero 100) è ancora rimandato, così come quello con il primo successo del 2024 (oro olimpico escluso).

Sinner approccia bene alla finale, con aggressività e cercando di mantenere alto il ritmo dello scambio. Gli stessi ingredienti che avevano mandato in tilt Djokovic nell’ultimo precedente tra i due, la semifinale degli Australian Open di nove mesi fa. Sull’1-1, il numero 1 del mondo sale fino a 0-30, prova a mettere pressione, ma Djokovic non si lascia impensierire. Quattro punti consecutivi e il primo momento delicato viene superato. È una fase di equilibrio e di studio che si protrae gioco dopo gioco, in cui la concentrazione rimane massima sui turni di servizio. Sul 5-4 per il serbo è l’azzurro a finire 0-30, ma anche in questo caso l’autorevolezza esce fuori, insieme alle prime di servizio. Rimonta prepotente e pericolo scampato. A questo punto, il tie-break diventa lo sbocco naturale del set.

È Sinner a piazzare il primo allungo, alzando immediatamente il livello. Sul primo punto la volèe di Nole non è definitiva, mentre il passante dell’azzurro sì. Un mini-break che spinge il leader del ranking fino al 3-0; e poi sul 4-0. Il diritto di Djokovic si spegne sul nastro. Sul 5-1 il serbo stringe i denti in difesa e recupera uno dei due mini-break. L’inerzia però è ormai segnata e un’altra volèe sbagliata da Nole regala a Sinner tre set-point. Il primo se ne va, il secondo no. Djokovic prova a parare la risposta ma la palla finisce in corridoio: 7-6 Sinner.

La conclusione del parziale inaugurale non sposta l’andamento di un match che anche nelle primissime fasi del secondo set si mantiene combattuto, giocato punto su punto, nel quale le palle break continuano ad essere le grandi latitanti. Ci va vicino Sinner sull’1-0 recupero da 40-0, ma Nole non lascia ulteriore spazio. L’episodio, in apparenza insignificante, è invece il segno di un leggero calo di tensione di Nole al servizio. E in quello spiraglio il numero 1 del mondo si proietta immediatamente.

Traduzione: nel turno di battuta successivo di Djokovic arrivano le prime palle break. Nello specifico, due: la prima viene annullata, la seconda invece passa. Il diritto in corsa lungolinea di Sinner è incredibile, e lascia impietrito il serbo: 3-1. È il momento di rottura della finale, quello che delinea una conclusione ormai scontata. L’altoatesino mantiene alta la pressione, mentre Nole prosegue nel suo lento calo. Sul 5-3, i match point sono due. Servizio esterno: ace. Djokovic piegato. Braccia alzate. Game, set e torneo. Ancora una volta.

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