“Alba Parietti? Per sei anni, con lei, sono stato mio malgrado al centro dell’attenzione. Ero disperato. Ho patito molto”. Stefano Bonaga, ex docente di Antropologia filosofica all’università di Bologna, oggi ottantenne, è considerando uno dei grandi filosofi italiani – anche se lui si schermisce “mi chiamano filosofo, ma di filosofi ne nascono due o tre al secolo e io non sono tra quelli” – ma deve la popolarità alla storia d’amore lunga sei anni con la conduttrice. “Non ne parlo”, specifica lui a domanda diretta nella lunga intervista al Corriere della Sera, raccontandosi tra lavoro, amori e grandi incontri. Il tabù crolla però poche righe dopo, quando Bonaga commenta il fatto che la Parietti in quasi tutte le interviste che fa parla di lui.
“Purtroppo. È fatta così, è più forte di lei, l’ho minacciata di denunciarla, se non la smetteva – rivela naturalmente scherzando e con ironia – Ma sì, certo. Mostrarsi è il suo mestiere. Siamo due mondi diversi. Alba è pure una brava ragazza, ma pensa che le sue faccende interessino al mondo. La rimproveravo: ‘Perché racconti della tua casa a Courmayeur? A chi vuoi che importi?’. Per sei anni, con lei, sono stato mio malgrado al centro dell’attenzione. Ero disperato. Ho patito molto”. Conclude con una sonora risata.
Poi arriva la domanda delle domande, quella sul contratto da 9 miliardi di lire che Berlusconi offrì negli anni ’90 alla Parietti. A consigliarla, fu Bonaga, che si prese anche i complimenti di Prodi. “Un giorno mi suona il telefono. Rispondo. ‘Bravissimo, così si fa!’. ‘Ma chi parla?’. Era Romano Prodi”, svela il filosofo. Che poi aggiunge: “Alba mi costrinse ad accompagnarla da Berlusconi. Andai ma rimasi zitto. Poi mi chiese un parere e le suggerii di non accettare. Però non ho fatto nessuna fatica, il no lo ha detto lei, non è merito mio”. Soldi a cui anche lui avrebbe lui avrebbe rinunciato: “Sono disinteressato ai soldi, al potere e alla popolarità. Se mi regali dieci milioni di euro, ma non posso darli a nessuno, non li voglio, non so che farci. La casa ce l’ho, giro in motorino, porto vestiti di trent’anni fa, ho un cellulare da 19 euro. Se avessi dei figli, almeno”.
Ma sul fronte sentimentale come sta messo il professor? “Ho una fidanzata bellissima di trent’anni, francese, fa la regista. Una radicale. Mi dà dell’uomo di centro. Ora è a Parigi perché io sono troppo depresso e non voglio affliggerla. Però ho avuto una vita fortunata, ringrazio il caso”. Ma un Bonaga totalmente (o quasi) inedito emerge quando parla dei suoi amici. A cominciare da Lucio Dalla, sul quale si limita a dire: “Era una persona fantastica. Non c’è una sua canzone uguale all’altra, per ognuna creava un mondo diverso, aveva una potenza immaginativa assoluta. Basta. Detesto la piccola rivelazione che svela l’intimità”. Mentre qualche rivelazione in più la fa su Vasco Rossi: “Tutti pensano che sia un montanaro ignorante, in realtà è coltissimo, legge Kant. Le sue canzoni sembrano quelle di un sempliciotto di Zocca, invece no. Una volta sono partito con lui in barca per St. Tropez. Dormiva dalla mattina alla sera. Non voleva muoversi per paura di perdere il posto al porto. Così me ne andavo in giro per conto mio”. Ma che tipo è? “Non è una persona facile, anzi complessa, però ha il merito assoluto di dire sempre la verità. Non mente nemmeno sui suoi difetti. E comunque è l’unico capace di fare 220 mila paganti a Modena pur non essendo conosciuto fuori dall’Italia. Andare a un suo concerto è come fare la comunione. ‘Mangiate il mio corpo’”. Il sogno di Bonaga, grande appassionato di politica? “Un dibattito con il generale Vannacci, la versione politica di Wanna Marchi”.