La Procura di Roma ha fatto richiesta di “cospicua documentazione” al ministero della Cultura per il caso che ha coinvolto l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia. I carabinieri, secondo quanto riferisce l’agenzia AdnKronos, si sono presentati in mattinata fisicamente al dicastero di via del Collegio Romano e sono stati ricevuti direttamente dal successore di Sangiuliano, Alessandro Giuli. Il ministero ha assicurato “massima collaborazione” per fornire ai magistrati tutti gli atti richiesti. In serata, stando sempre alle indiscrezioni dell’agenzia di stampa, gli esponenti dell’Arma sono tornati per acquisire altre carte e documenti. I militari avrebbero acquisito su memorie digitali file e corrispondenza da maggio a oggi. Un lavoro particolarmente accurato che si è concluso dopo ben 4 ore, alle 21.15, quando hanno abbandonato la sede del ministero.
L’ex ministro Sangiuliano è indagato con l’ipotesi di reato di peculato e rivelazione di segreto d’ufficio legati alla sua relazione con Boccia. Le accuse riguardano presunti viaggi e coinvolgimenti in attività istituzionali. In Procura era arrivato anche un esposto dell’avvocato dell’ex titolare della Cultura anche per denunciare l’imprenditrice-mancata consulente. Sul caso è aperta anche un’indagine della Corte dei Conti.
Ma l’accesso degli investigatori potrebbe riguardare l’altro fronte della vicenda, ovvero l‘esposto che il 13 settembre ha presentato l’ex ministro nei confronti di Maria Rosaria Boccia che da allora è indagata per lesioni e minaccia a corpo politico dello Stato. Se questo è il motivo, plausibile è che oggetto di richiesta siano stati i famosi contratti per l’incarico di consigliere ai grandi eventi poi ritirato che il 26 agosto ha acceso la polveriera della guerra politico-mediatica tra l’imprenditrice e l’ex ministro. Quel contratto poi c’era o no?
Il tutto accade a poche ora dal siluramento del capo di Gabinetto Francesco Giglioli, tra molte polemiche. Il neoministro Alessandro Giuli venerdì ha dato notizia di averlo “licenziato” (sarebbe tornato al Senato a dicembre) per “fatti gravissimi”, in conseguenza di prove “certe” che il funzionario abbia fornito alla trasmissione Report documentazione interna al dicastero. Giglioli ha smentito categoricamente così come Report, e in sua difesa è sceso il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Il tutto mentre anche sul sostituto designato infuriavano polemiche. Giuli ha infatti scelto al suo posto Francesco Spano ex segretario generale della fondazione Maxxi dai tempi della presidenza di Giovanna Melandri. Spano poi ha lavorato al fianco di Giuli, dunque negli anni si è instaurato tra i due un rapporto di fiducia.
La scelta ha scatenato l’ira delle associazioni Pro Vita per via di un episodio che risale al 2017, quando in carica c’era il governo Gentiloni: spano era alla guida dell’Ufficio nazionale antidiscriminazione (Unar), finì nella bufera e fu costretto alle dimissioni per un’inchiesta delle “Iene” che lo accusava di aver versato 55mila euro a un’associazione Lgbtq+, che però in realtà gestiva — secondo il servizio — sesso a pagamento. Pro Vita & Famiglia Onlus ha già lanciato una petizione popolare (che vede quota 100mila firme) per chiedere a Giuli di “revocare immediatamente la nomina”.