Che ne dite di cinque moschettieri americani che si sono messi insieme per portare la democrazia in Africa? Wow!

Mentre si sono appena concluse le elezioni farsa in Tunisia e a giorni avremo i risultati di quelle (più complesse e vivaci) del Mozambico, nel prossimo novembre altre scadenze elettorali toccheranno paesi molto diversi tra loro: Senegal, Mali, Congo, Tanzania. Ecco allora che – con un certo tempismo – pochi giorni fa è nato il West Africa Democracy Fund, creato e finanziato da 5 super fondazioni americane che elargiranno 20 milioni di dollari (prima tranche) agli stati dell’Africa Occidentale che vogliano implementare la “democrazia”! Ideona! 20 milioni di dollari pronto cassa per sostenere iniziative che rafforzino il coinvolgimento della società civile nei processi democratici.

Solo nell’Africa Occidentale però, perché agli americani è lì che serve la “democrazia”.

Ma chi sono queste fondazioni americane che come tanti arcangeli bianchi regalano “democrazia da esportazione”? Eccole:

– Ford Foundation: fondata nel 1936, la Ford Foundation è una delle più grandi fondazioni filantropiche al mondo, con un fondo di dotazione di circa 16 miliardi di dollari.

– MacArthur Foundation: fondata nel 1970, è una fondazione filantropica con sede a Chicago.

– Luminate: un’organizzazione globale creata nel 2018 da Pierre Omidyar, fondatore di eBay, che si concentra sul potenziamento delle democrazie.

– Open Society Foundations: fondata da George Soros nel 1979, è una delle più grandi reti di fondazioni del mondo.

– Carnegie Corporation: fondata nel 1911 dall’industriale e filantropo Andrew Carnegie, è una delle più antiche fondazioni degli Stati Uniti.

Cinque pezzi da novanta gonfi di dollari che in cambio della adesione al progetto (ancora da definire nei dettagli operativi) finanzieranno la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas) e l’Unione Africana, per il rafforzamento della responsabilità dei governi.

Ma farsi un po’ più civilmente ed educatamente i “c…i” propri negli States? No? Civilizzano loro, è una passione! E’ comodo far finta di non sapere che la democrazia è un processo interno ad una comunità. Un percorso lungo, contradditorio, faticoso, doloroso anche; e che un Paese si costruisce sulla base delle sue conoscenze e dei suoi valori condivisi e non attraverso un modello (qualsiasi modello) importato “chiavi in mano”.

E’ bene ogni tanto ricordare che la maggior parte degli Stati Africani (non tutti) erano e sono “Stati artificiali”, risultato delle spartizioni coloniali europee di fine 800. Gli europei tracciarono confini arbitrari, senza tenere conto delle numerose etnie, culture e storie locali, unendo comunità diverse e spesso separando gruppi omogenei. Gli africani conoscono la loro storia, sono capacissimi di scegliere e di sbagliare, di fare altre scelte e nuovi sbagli. In molti stati africani è in atto da tempo la partecipazione attiva e libera dei cittadini alla “forma di autogoverno” che hanno scelto o sostenuto.

Queste super-fondazioni che hanno “fondato” il West Africa Democracy Fund, oltre ad offendere l’intelligenza degli africani, non fanno altro che proporre una volta di più la ricetta dei “vincitori”, anziché favorire il naturale progresso di processi di organizzazione sociale autogestiti. Finanziare progetti di governance a casa degli altri affinché svetti la finta ipocrita bandiera della democrazia americana o europea puzza di colonialismo culturale lontano un miglio.

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