Giustizia & Impunità

Conti spiati, Intesa indagata per la legge 231 dai pm di Bari. Perizia sui dispositivi di Coviello

Intesa Sanpaolo è formalmente indagata nell’indagine a carico di Vincenzo Coviello, l’ex dipendente che in 26 mesi ha compiuto accessi abusivi ai conti correnti e alle carte di credito di 3572 correntisti di 679 filiali. La Banca, per gli inquirenti, avrebbe violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. La norma […]

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Intesa Sanpaolo è formalmente indagata nell’indagine a carico di Vincenzo Coviello, l’ex dipendente che in 26 mesi ha compiuto accessi abusivi ai conti correnti e alle carte di credito di 3572 correntisti di 679 filiali. La Banca, per gli inquirenti, avrebbe violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. La norma descrive una serie di procedure aziendali volte a garantire la prevenzione della commissione di reati, per cui l’azienda potrebbe essere ritenuta responsabile, nell’adempimento di tutte le mansioni previste durante lo svolgimento. E il bancario “spione” accedeva ai conti mentre era seduto nella sua postazione della filiale di Bitonto in Puglia. L’istituto, secondo i pm, non avrebbe tempestivamente segnalato agli inquirenti gli accessi abusivi. Dopo lo scandalo, i legali di alcuni clienti vittime di Coviello hanno chiesto informazioni alla Procura per valutare la costituzione di parte civile o cause civili ai danni della banca.

L’uomo, che ha sostenuto di aver fatto tutto da solo – è stato sottoposto a procedimento disciplinare e poi licenziato dalla banca lo scorso 8 agosto prima che partissero le indagini. Gli inquirenti però ipotizzano che i reati contestati – accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato (tra gli spiati c’è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni)- siano stati commessi in concorso con ignoti e quindi l’ipotesi mandanti è contenuta nel decreto di perquisizione e sequestro che lo ha riguardato.

Le indagini della Procura di Bari sono iniziate dopo una denuncia presentata il 22 luglio da un correntista, al quale erano stati segnalati gli accessi anomali ai dati del suo conto corrente. Oltre a cittadini comuni, Coviello avrebbe spiato appunto i conti della premier, di alcuni ministri, del presidente del Senato Ignazio La Russa e di altri personaggi del mondo della politica, dello spettacolo e dello sport.

Sulla vicenda è intervenuta anche la Banca d’Italia chiedendo a Intesa “di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere“. Ieri Intesa aveva diffuso una nota in cui chiedeva scusa: “Come noto un dipendente infedele della nostra Banca, con un comportamento che ha gravemente violato le norme, i regolamenti e le procedure interne, ha consultato dati e informazioni riguardanti alcuni clienti in modo ingiustificato. Il sistema interno di controlli lo ha individuato, abbiamo inviato notifica al Garante della Privacy, abbiamo licenziato il dipendente infedele e abbiamo sporto denuncia come parte lesa. Siamo molto dispiaciuti di quanto accaduto e chiediamo scusa. Quanto avvenuto non dovrà più accadere – si leggeva nella nota -. Confermiamo che non c’è stato alcun problema di sicurezza informatica rispetto alla quale Intesa Sanpaolo si colloca nelle migliori posizioni internazionali. L’impegno di tutte le 100.000 persone che lavorano in Intesa Sanpaolo è per confermare i livelli di eccellenza che pongono la Banca ai vertici europei, viene spiegato ancora. “Grazie ai valori che ci guidano proseguiremo nell’assicurare il nostro ruolo di motore economico e sociale dell’Italia”.

Intanto i periti della Procura di Bari cominceranno a breve l’analisi dei dispositivi elettronici di Coviello. L’incarico verrà conferito dal procuratore capo Roberto Rossi e dall’aggiunto Giuseppe Maralfa che coordinano le indagini condotte dai carabinieri. Questi ultimi giovedì scorso hanno sottoposto a sequestro telefoni, computer, tablet e unità periferiche nella disponibilità di Coviello, per capire se il bancario abbia scaricato i dati dei conti correnti e se li abbia condivisi con qualcuno.