Il Premio Nobel per l’Economia 2024 è stato assegnato a Daron Acemoglu, Simon Johnson and James A. Robinson per i loro “studi sulla formazione delle istituzioni e la loro influenza sulla prosperità” nei vari Paesi. Ricerche che “ci hanno aiutato a comprendere le differenze di ricchezza tra le nazioni”, influenzate dall’impatto delle colonizzazioni: le società “con uno stato di diritto scadente e istituzioni che sfruttano la popolazione non generano crescita o cambiamenti in positivo”, si legge nelle motivazioni del riconoscimento dell’Accademia Svedese delle Scienze, sostenuto dalla Banca di Svezia. I tre economisti si divideranno un premio di 11 milioni di corone (1 milione di euro).
Daron Kamer Acemoğlu è un economista turco naturalizzato statunitense. Insegna economia al Mit di Boston. Nello stesso ateneo insegna anche Simon H. Johnson, economista britannico americano. Robinson è inglese ed insegna all‘Università di Chicago. Acemoğlu e Robinson sono autori del libro Perché le nazioni falliscono che ebbe un grande successo nel 2012.
“Il 20% più ricco dei paesi del mondo è ora circa 30 volte più ricco del 20% più povero. Inoltre, il divario di reddito tra i paesi più ricchi e quelli più poveri è persistente; sebbene i paesi più poveri siano diventati più ricchi, non stanno raggiungendo i più prosperi. Perché? I vincitori di quest’anno hanno trovato nuove e convincenti prove per spiegare questo divario persistente: le differenze nelle istituzioni di una società”, spiega l’Accademia svedese. “Quando gli europei hanno colonizzato grandi porzioni della terra le istituzioni delle società sono cambiate, talora drammaticamente, ma non ovunque nello stesso modo. In alcuni Paesi lo scopo era sfruttare la popolazione ed estrarre risorse a beneficio dei colonizzatori, creando solo benefici di breve termine “per chi era al potere: finché il sistema politico garantisce loro il controllo, nessuno crederà alle loro promesse di future riforme economiche”. In altri Paesi, le potenze coloniali hanno formato sistemi economici e politici inclusivi” che nel tempo hanno prodotto “società generalmente prospere”.
I vincitori hanno dimostrato che in generale “i luoghi che erano, relativamente parlando, i più ricchi al tempo della colonizzazione sono ora tra i più poveri. Inoltre, hanno utilizzato cifre sulla mortalità dei colonizzatori e hanno trovato una relazione: maggiore è la mortalità tra i colonizzatori, minore è il Pil pro capite odierno. Perché? La risposta è che la mortalità dei coloni, ovvero quanto fosse “pericoloso” colonizzare un’area, ha influenzato i tipi di istituzioni che sono state stabilite”.
In uno dei loro libri, i tre premiati usano come esempio la città di Nogales, al confine tra USA e Messico. La città è divisa in due. La parte nord si trova in Arizona e i suoi residenti sono relativamente benestanti, hanno una lunga aspettativa di vita media e la maggior parte dei ragazzi arriva al diploma. I diritti di proprietà sono garantiti. Elezioni libere offrono ai residenti l’opportunità di sostituire i politici di cui non sono soddisfatti. A sud c’è la parte di Nogales che si trova in Messico. I cittadini qui sono in generale notevolmente più poveri che dal lato nord della recinzione. La criminalità organizzata rende rischioso avviare e gestire aziende. I politici corrotti sono difficili da sostituire. Perché queste differenze? Non dipendono evidentemente dalla geografia o dalla cultura, ma dalle istituzioni: il sistema politico ed economico. I vincitori del Nobel “hanno dimostrato che la città divisa di Nogales non è un’eccezione. Al contrario, fa parte di un chiaro schema con radici che risalgono all’epoca coloniale”.
Va ricordato che tecnicamente il premio per l’economia non è un Nobel vero e proprio, riservato a fisica, chimica, medicina, letteratura e pace. Il riconoscimento è formalmente noto come Sveriges Riksbank Prize in Economic Sciences in Memory of Alfred Nobel, ed è stato istituito nel 1968 dalla banca centrale svedese. In passato è stato assegnato anche come forma di “riconoscimento” di certe scuole economiche, piuttosto che altre. Nel 2023 il premio era stato attribuito a Claudia Goldin per la sua ricerca sui divari retributivi di genere, e l’anno prima, l’ex presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha condiviso il riconoscimento con Douglas Diamond e Philip Dybvig per la ricerca su banche e crisi finanziarie.