L'indagine penale è stata iscritta per l’ipotesi accusatoria di truffa in concorso
Colpo di scena sul caso della Madonna di Trevignano. Sono state sequestrate dai carabinieri alla sedicente veggente Gisella Cardia le statuette raffiguranti la Madonna. Il procuratore di Civitavecchia Alberto Liguori, in una nota, parla di “accertamenti tecnici condotti nel corso della prima indagine sulla statuetta della Madonna e sul quadro del Cristo il cui esito è al nostro esame, avendone rilevato incertezze di metodo che potrebbero travolgere gli esiti investigativi e che inducono l’ufficio, a maggiore ragione trattandosi di elementi a carico degli indagati, ad acquisire eventuali conferme di tali esiti per il dovere che grava sul pm di svolgere indagini anche a favore dell’indagato”.
Il procuratore spiega inoltre che “le verifiche si rendono necessarie anche perché, nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda nel mese di giugno è stato introdotto il tema degli esiti dei suddetti accertamenti tecnici con affermazioni meritevoli di approfondimenti. In tale contesto è stata acquisita la registrazione della puntata televisiva e la nostra attenzione si è soffermata sulle esternazioni di un’ospite della trasmissione, la quale ha riferito che tra i parrocchiani circolava la notizia della dell’appartenenza alla signora Gisella delle tracce di sangue repertate sulla statuetta della Madonna e sul quadro del Cristo”.
“L’indagine penale – racconta ancora il procuratore – è stata iscritta per l’ipotesi accusatoria di truffa in concorso”. L’istruttoria condotta dal Pm di Civitavecchia è stata avviata attraverso la ricerca di elementi di prova assicurati dal NORM della Compagnia Carabinieri di Bracciano, anche a favore degli indagati.
Nel dettaglio, vi è stata innanzitutto “l’assunzione di sommarie informazioni di numerosi fedeli che negli anni hanno partecipato ai vari incontri di natura religiosa. Nel tempo i fedeli sono aumentati in maniera considerevole anche in ragione dell’ufficialità di detti incontri cui hanno partecipato vari prelati, tra i quali anche il Vescovo dell’epoca di Civita Castellana. Gli incontri, in un primo momento, sono stati ospitati in varie chiese di Trevignano, poi definitivamente tenuti presso il ‘campo delle rose’. La maggior parte dei fedeli ha continuato a credere nelle opere della Madonna per il tramite di Gisella, altri hanno preferito abbandonare gli incontri; alcuni di loro hanno inteso coltivare il contenzioso penale. Il nostro compito è stato quello capire se i fedeli si sono sentiti truffati o hanno agito in ritorsione“.