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Mosca, il traditore e il Novichok: a Salisbury l’udienza per la fine di Down Sturgess, la donna che morì al posto del colonnello Skripal

Il colonnello Skripal per i russi era un traditore. E doveva morire. Pazienza per la figlia Yulia, sarebbe finita come lui: avvelenata dal Novichok. Ma Down Sturgess, di spie non sapeva nulla; nel 2018 aveva 44 anni, era madre di tre figli. La sorte ha voluto che Skripal e la figlia, così come il primo agente di polizia intervenuto per aiutarli, alla fine venissero salvati per il rotto della cuffia; quattro mesi dopo, la signora Sturgess fu l’unica vittima della missione che Londra imputa ai servizi segreti russi.

Si è aperta oggi a Salisbury l’udienza pubblica sulla fine di Down Sturgess, un evento che già prima dell’inizio della guerra in Ucraina, contribuì a far cadere ai minimi storici i rapporti tra il Regno Unito e la Russia. La guerra di spie che le due nazioni hanno combattuto riempie pagine di storia ed ha una sua narrativa. Basti un esempio: Londra non ha mai digerito la vicenda dei “5 di Cambridge” – i più noti furono Kim Philby e Gay Burgess – che dalla culla della cultura inglese iniziarono a spedire segreti al nemico, fin dagli anni ’30. Ma quelli, appunto, erano giochi di spie. Down Sturgess invece è finita in mezzo al piano per uccidere Serghei Skripal, ex colonnello dei servizi segreti russi, passato dalla parte di Sua Maestà; l’ufficiale viveva a Salisbury e quando subì il tentativo di avvelenamento con il Novichok compiuto da tre agenti del Gru (il servizio segreto militare russo), era in compagnia della figlia: entrambi furono trovati privi di sensi su una panchina, e furono salvati.

A distanza di quattro mesi Sturgess, ad Amesbury, nel Wiltshire, si spruzzò una dose addosso di un “profumo” contenuto in una boccetta, trovata a terra dal fidanzato, Charlie Rowley. Fu una azione fatale. Londra ha incriminato e richiesto un mandato di arresto internazionale nei confronti di tre agenti del Gru, per il tentato omicidio degli Skripal, ma non li ha coinvolti nella morte di Sturgess. Mosca ha negato ogni accusa, e due degli agenti sono apparsi in televisione, in Russia, per dire che sì, si trovavano in quei giorni del 2018 a Salisbury, ma per ammirare la cattedrale.

In Inghilterra c’è una famiglia che chiede giustizia, e per questo oggi si è aperta l’udienza presieduta dal giudice in pensione della Corte Suprema, Lord Hughes of Ombersley. Lo scorso giugno, durante un’udienza preliminare alla Royal Courts of Justice, la famiglia Sturgess aveva chiesto che gli Skripal fornissero le loro testimonianze rispondere alle tante “domande senza risposta”. Ma dopo il fallito attentato, padre e figlia vivono in una località segreta e protetta, e non saranno in aula per motivi di sicurezza. Stamane l’avvocato Andrew O’Connor ha esposto i fatti sottolineando che la bottiglietta con la sostanza tossica “conteneva abbastanza veleno da uccidere migliaia di persone; deve essere stata in precedenza lasciata da qualche parte in un luogo pubblico, creando l’evidente rischio che qualcuno la trovasse e la portasse a casa. Si può concludere che coloro che hanno gettato via la bottiglia in quel modo hanno agito con un grottesco disprezzo per la vita umana”.

Una morte, quella della donna inglese, che appare come un tragico scherzo del destino; una storia degna del migliore Ian Fleming. Ma, al contrario delle trame con protagonista James Bond, questa è più una vicenda dai contorni sfocati a cui si sarebbe appassionato George Smiley, il personaggio immaginario, dirigente dei servizi segreti inglesi (MI6), protagonista di diversi romanzi di John le Carré. E come nelle vere storie di spie, sarà difficile trovare la verità. In un’intervista al podcast Crime Next Door: Salisbury Poisonings della Bbc, l’ex primo ministro Theresa May ha dato il suo parere: “Sarà improbabile che venga fatta giustizia, anche se spero che la famiglia Sturgess trovi un po’ di conforto”.