L’Anno Zero della Pedemontana Veneta è il 2024, anche se avrebbe dovuto essere il 2020, ma ulteriori ritardi hanno fatto finire la superstrada a pagamento solo nella primavera di quest’anno (con l’allacciamento alla A4). Ed è ora che cominciano ad essere pagati integralmente i canoni di disponibilità al concessionario, la società Sis dei fratelli Dogliani, che hanno costruito l’opera lunga 94 chilometri e la gestiranno per 39 anni. I guai finanziari temuti, già denunciati dalle minoranze in Regione Veneto, si stanno ora materializzando sotto forma di un disavanzo di 113 milioni di euro previsto dal 2025 al 2027, a cui si aggiungono altre incognite pesanti. Sis ha anche chiesto di rivedere il canone al rialzo per 45 milioni di euro e su questa partita è in corso un tavolo arbitrale. Le auto hanno cominciato a correre attraverso le province di Vicenza e Treviso, ma la slot-machine dell’accordo con Sis lo sta facendo in modo ancor più frenetico.
Lo studio riservato – Il governatore Luca Zaia ha spiegato in passato che la nuova opera comincerà ad andare a pareggio tra nove anni e ha citato una elaborazione che risale ormai al 2017. Nel frattempo la Regione si sta attrezzando per far fronte ai debiti. C’è un recentissimo studio, per il momento riservato, redatto dalla società Trasporti e Territorio srl, che ha elaborato il più aggiornato modello di simulazione del traffico riguardante la Pedemontana. I risultati sono arrivati a Venezia il 25 luglio scorso e hanno tenuto conto dei dati del traffico rilevati a novembre 2023, quando la Pedemontana non era ultimata, aggiornati a maggio 2024 quando è stato aperto il collegamento con la A4 a Montecchio Maggiore. Presentando il bilancio previsionale 2025-27 (ne sta discutendo la commissione bilancio) la giunta di Zaia scrive: “Con i dati più recenti si è potuto verificare la buona rispondenza degli stessi con le previsioni del modello in simulazione”. Ad ogni modo, proprio a fine luglio è stata ventilata anche dal ministro Matteo Salvini l’ipotesi (per il momento non concretizzatasi) di far confluire i debiti di Pedemontana Veneta nei bilanci di Anas e dello Stato. Ad agosto, inoltre, la Regione ha annunciato l’aumento dell’Irap di una cinquantina di milioni di euro. E la Pedemontana è finita sotto accusa.
Bilancio in rosso per 114 milioni – La Regione deve pagare il canone alla Sis ogni anno per 39 anni, fino a un totale di 12 miliardi di euro (l’opera è costata 2,5 miliardi, con 900 milioni di Stato e Regione). Spera di farlo con i soldi degli automobilisti. Nel 2025 (secondo anno di messa in esercizio) dovrà versare 164,5 milioni, nel 2026 172 milioni e nel 2027 circa 180 milioni di euro. Un totale di uscite pari a 517,5 milioni di euro. I canoni saranno sempre crescenti raggiungendo il massimo fra 38 anni con 435 milioni di euro. Quanto incamererà la Regione dai pedaggi? Il conto previsto è negativo: 122 milioni nel 2025, 134,7 milioni nel 2026 e 147,2 milioni nel 2028. In totale sono 403,9 milioni di euro. La differenza è di 114 milioni e sarà coperta “mediante utilizzo di quota parte delle entrate regionali a libera destinazione”. Su tutte queste cifre va anche considerata l’Iva. A questo “rosso” vanno aggiunti 23 milioni di euro indicati nel preventivo per il 2024, quando la previsione per il 2025-2026 era di 34 milioni in totale. Si arriva così a 137 milioni di euro in quattro anni.
Un contenzioso da 170 milioni con Sis – Non finisce qui. Sul tavolo c’è anche la partita arbitrale con Sis, la società costruttrice che è finita in un’inchiesta per appalti Anas della Procura di Milano, che vede indagati proprio due collaudatori della Pedemontana. Sis ha spiegato nei giorni scorsi: “I versamenti effettuati ai signori Stefano Liani ed Eutimio Mucilli, classificati dagli organi di stampa con termine enfatico e diffamatorio quali ‘tangenti’, afferiscono alla remunerazione dei medesimi soggetti per le attività svolte quali collaudatori di un lotto della superstrada Pedemontana Veneta su incarico della concedente Regione Veneto. Sis non aveva e non ha alcun potere decisionale, né in ordine all’individuazione del nominativo dei collaudatori, né in ordine al livello economico dei loro compensi”. Rapporti freddi con la Regione a cui Sis chiede ora di rivedere al rialzo di 45 milioni di euro l’importo del primo canone di 154 milioni di euro per la Pedemontana, applicando una rivalutazione dal 2020. La Regione contesta il calcolo che la costringerebbe a sborsare 45,6 milioni di euro in più nel solo 2024. Il primo canone sarebbe di 200 milioni, con effetti devastanti e in crescita per i 39 anni successivi. In soli quattro anni, teoricamente, la Regione dovrebbe far fronte a 170 milioni di euro in più. In attesa che un collegio arbitrale decida chi ha ragione, ha accantonato 45,6 milioni di euro per maggiori spese solo per il 2024.
La Regione: “A settembre 20.781 veicoli” – A giugno, dopo l’apertura del casello con la A4 Milano-Venezia, Zaia aveva parlato di un aumento del 75 per cento dei flussi. Ad agosto la vicepresidente Elisa De Berti aveva puntualizzato: “Dopo pochi mesi dall’apertura completa c’è già una percorrenza di oltre 70 mila veicoli al giorno”. Dipende da come si fanno i calcoli. L’ingegnere Giuseppe Fasiol, direttore delle infrastrutture della Regione Veneto, dichiara a ilfattoquotidiano.it: “L’entrata in esercizio è avvenuta per tratte funzionali a partire da giugno 2019, ma solo dal 4 maggio 2024 l’infrastruttura è nel suo assetto definitivo. In due anni il Traffico Giornaliero Medio (TGM) è passato dal valore di 10.201 veicoli registrato a settembre 2022 a 20.781 rilevato a settembre 2024, con un aumento superiore al 100% (il 77% solo da gennaio a settembre di quest’anno)”. Ma quanto rimane un veicolo in Pedemontana? “La variazione del valore rilevato del prodotto tra i veicoli transitati e la loro distanza percorsa è passato, sempre in settembre, da 20.269.194 veicoli x km a 56.203.123 veicoli x km”. Il Traffico giornaliero medio dei mezzi pesanti è di 6.104 veicoli, quello dei mezzi leggeri di 14.676 veicoli. “Questi ultimi, seppur in crescita sensibile, risultano inferiori alle attese, motivo per cui la Regione del Veneto sta studiando forme di incentivazione per i pendolari o per gli utenti che effettuano brevi percorrenze interne”.