L’osservatorio ligure, con la campagna per le elezioni regionali in atto, offre ricchi spunti di analisi e conferme importanti sullo stato dell’arte della sinistra nostrana. E preannuncia ancora delusioni per chi scruta il volo degli uccelli nel cielo di questo autunno piovoso, sperando di scorgervi l’annuncio di tempi migliori.

Perché spero di sbagliarmi – da genovese che da una vita si rode il fegato davanti alla dissipazione di civismo ad opera di una politica a prendere per i fondelli (da Paolo Emilio Taviani a Claudio Burlando, per arrivare al suo sostituto sullo yacht di Aldo Spinelli, l’ex Mediaset Giovanni Toti; sgarrettato non da strategie politiche dell’opposizione, bensì dall’inchiesta giudiziaria che ha portato alla luce quanto tale opposizione bisbigliava nell’ombra) – ma ho una certa sensazione che a vincere la kermesse elettorale sarà proprio il sindaco di Genova Marco Bucci.

Un certificato devastatore dello spazio pubblico, che ha costruito la propria carriera di parvenu della politica (e non solo) promuovendo la narrazione della propria incontestabile eccezionalità. Un’operazione di marketing teatralizzando la mitologia dell’uomo del fare; con un ruolino di marcia di tutto rispetto nel non aver portato a compimento nessuna delle intraprese strombazzate.

Questo dopo la presunta epopea della ricostruzione dopo il crollo del ponte Morandi, che il Bucci millanta avvenuta “a velocità stratosferica” grazie alla “magia delle deroghe”. Ossia la sospensione di qualsivoglia controllo che non fosse la normativa penale ed europea. Difatti lo stesso amministratore dell’impresa che costruiva il nuovo ponte di rimpiazzo del vecchio (San Giorgio) ammise che, sotto le pressioni del sindaco in veste di commissario al ponte, si fece ricorso ad additivi per sveltire la presa dei cementi. Operazione che minaccia la durata nel tempo del manufatto, per l’apoteosi dell’immediato.

Dunque, “cultura della fretta” virata a “cultura dell’irresponsabilità”. Come nel più recente caso della diga nel porto di Genova fondata sulla sabbia, che – come ci ha raccontato Marco Grasso nel Fatto cartaceo – dovrebbe piazzare i suoi primi cinque cassoni; e per stabilizzarli il Bucci commissario alle opere portuali si fa autorizzare dal governo amico il loro riempimento con fanghi velenosi e schifezze all’amianto.

Eppure questa furia devastatrice è a forte rischio di trionfare. Perché nessuno si è premurato di aggregare un blocco sociale alternativo ai consensi che hanno insediato al potere il Totibuccismo. In quanto il cacicco che (De Luca dixit) da 18 anni scalda a Roma poltrone parlamentari e ministeriali – il prode Andrea Orlando, messo in pista dal sinedrio per pochi intimi del Pd locale – è l’ultimo che può partorire un disegno siffatto; che comporterebbe l’obiettivo di far discendere l’Aventino alla metà dei liguri che schifa la componente mancina nella corporazione trasversale dei politici.

Questa pseudo-sinistra della Terza Via blairiana, cucinata in salsa veltroniana, che parla usando le tesi della destra. Difatti il cacicco Orlando, orfano di Matteo Renzi, si ispira all’ex funzionario confindustriale Carlo Calenda e propugna un’agenda politica con tutte le fanfaluche inutili in materia di mega opere a scopo dimostrativo propugnate da Toti; e oggi ribadite da Bucci (Terzo Valico, Gronda autostradale, diga per accontentare Spinelli e Msc, ristrutturazione dell’ospedale Galliera di Genova tagliando posti letto, licenziando personale e abbattendone il parco secolare).

Per cui se a un elettore piacciono queste scelte dissipatrici di capitale pubblico – in assenza della credibile volontà di promuovere politiche industriali, sanitarie, ambientali e di inclusione – per quale motivo dovrebbe scegliere la copia carbone e non votare l’originale? Ma il messaggio al corpo elettorale dei tipi all’Orlando è chiarissimo: vi confermiamo che noi faremo le stesse porcate che vogliono fare loro. Ma noi le faremo meglio e più in fretta.

E la soluzione di riserva dell’ex cinquestelle Nicola Morra? Un’altra spina dorsale al pancotto, che quando ha fatto un rapido accenno all’indecente manovra della Giorgia Meloni in pieno raptus da ferocia – che candidando un Bucci seriamente malato pensa di far sparire l’effetto Totigate giocando la carta dell’emotività – ha subito sbracato davanti alla canea scatenata da questa destra di sepolcri imbiancati e dall’informazione a libro paga. Che ululava allo sciacallaggio. Quando nel loro americanismo strapaesano dovrebbero sapere che nei mitici Stati Uniti pubblica opinione e media sottopongono a controlli rigorosi la salute degli aspiranti a una carica pubblica, per verificarne la capacità di esercitare tale ruolo.

Ma – guarda caso – anche l’Orlando politicamente corretto si è subito associato nel pollice verso contro quel Morra che magari potrebbe portargli via qualche manciata di voti. Dunque, spettacolo miserevole di furbate, cinismi e giochi sporchi, come chiave per capire anche lo stallo politico nazionale.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Solo 16 migranti sulla prima nave partita per l’Albania, tra egiziani e bangladesi. Venerdì le convalide dei giudici su cui incombe la Corte Ue

next
Articolo Successivo

Mattarella: “La storia dell’Italia è fatta di emigrazione e di immigrazione. I nuovi arrivati hanno contribuito a fare la storia di Milano”

next