Tutto è iniziato nel 2017 da un forte dolore alla mascella poi propagatosi alla gola. Anche se prima di trovare il tumore ci sono voluti due anni
“A volte pensavo di avere fame. Ma il sapore in bocca era così orribile”. In una intervista rilasciata al Guardian, l’attore Stanley Tucci ha raccontato i dettagli del tumore alla lingua che l’ha colpito alcuni anni fa. “Tutto quello che ricordo è che ero così dannatamente infelice e così nauseato che non riuscivo a sollevare la testa dal cuscino. Ero così debole. Salire le scale era uno sforzo supremo. È stato terribile. Poi, alla fine, lentamente, lentamente, lentamente si comincia a migliorare”, ha spiegato Tucci rievocando i momenti del dolore sia prima che durante la terapia d’urto per estirpare il tumore. L’interprete di Il diavolo veste Prada ha parlato a margine del lancio del suo nuovo libro, What I Ate in One Year (prevista per il 15 ottobre).
Tutto è iniziato nel 2017 da un forte dolore alla mascella poi propagatosi alla gola. Anche se prima di trovare il tumore ci sono voluti due anni. Durante la cura, Tucci si alimentava attraverso un tubo e intanto guardava programmi di cucina, intuendo che la radioterapia a cui si era sottoposto avrebbe avuto effetti indelebili sul gusto. Importante, e a leggerla bene passabile a molte critiche, è però il ragionamento che l’attore ha fatto attorno alla questione dei “trattamenti alternativi” per il cancro.
Tucci non avrebbe voluto seguire i metodi standard ma la moglie Felicity, sorella di Emily Blunt, si è opposta. “I trattamenti alternativi possono non funzionare ma, sfortunatamente, molte persone provano questi trattamenti tardi. Ci si ammala di cancro e si fanno i trattamenti standard. E poi molte persone muoiono comunque. E la gente dice che il cancro è troppo forte. Giusto? Se fai trattamenti alternativi e muori, invece si dice: “Vedi, quei trattamenti alternativi non funzionano”. Non lo dicono mai della chemioterapia. Alcuni trattamenti alternativi funzionano. Non ne sappiamo abbastanza. Molte di queste cose sono stronzate, ma dobbiamo guardare al sistema e a ciò che è davvero giusto per ogni singolo paziente. Ogni cancro è diverso, ogni persona è diversa”.