Licenziamenti? “Non scarto nulla”. Alla fine cade un altro tabù dentro Stellantis. L’ad Carlos Tavares si è spinto a non escludere un taglio ai posti di lavoro senza la salute finanziaria del gruppo automobilistico non dovesse migliorare. Non che finora non sia avvenuto – solo quest’anno in Italia sono state incentivate quasi 3mila uscite – ma il concetto è sempre stato edulcorato e affidato alla volontarietà di interrompere il rapporto di lavoro. Adesso, invece, le parole del numero uno dell’azienda sono chiare.
Intervistato da radio Rtl al Salone dell’Auto di Parigi, Tavares ha risposto così a chi gli chiedeva se avesse intenzione di tagliare posti di lavoro: “La salute finanziaria di Stellantis non passa unicamente dalla soppressione di posti” ma “passa attraverso tante altre cose: immaginazione, intelligenza, innovazione. Che è quello che stiamo facendo”, ha assicurato il portoghese, garantendo che la soppressione dei posti di lavori ”non è al centro della nostra riflessione strategica”. Ma in ogni caso, l’opzione non può essere esclusa.
“Altri hanno creato il caos e voi chiedete a me di risolvere la situazione e di garantire posti di lavoro. Non sono un mago, sono un essere umano come voi”, ha detto ancora l’amministratore delegato rispondendo ai cronisti italiani a margine del Salone. “Mi chiedete di risolvere problemi creati da altri, per risolvere quelle situazioni potrei dover fare cose che non saranno accolte bene”, ha insistito Tavares, secondo cui il problema fondamentale è la regolamentazione imposta dall’Unione europea sull’elettrificazione del comparto automobilistico.
Del resto, appena domenica, a Les Echos aveva detto che le misure protezionistiche sulle auto cinesi, con i dazi e la chiusura delle frontiere, sarà alla fine controproducente: “Non aiuta. Investire in fabbriche sul suolo europeo consentirà ai produttori cinesi di evitare le tariffe. Inoltre, la loro impronta europea sarà in parte finanziata dai sussidi statali nei Paesi a basso costo. Non dovrebbe quindi sorprendere se i siti dovessero essere chiusi per compensare le sovraccapacità”, ha avvertito. Un concetto già espresso in passato, visto che di fronte alla volontà del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, intenzionato a portare un costruttore cinese in Italia, aveva minacciato “vittime” se fosse avvenuto.
Da fine ottobre, le auto cinesi vendute in Europa saranno oggetto di una tassa all’importazione fino al 45%. Alcuni costruttori del Dragone, come Byd, hanno già annunciato di aprire siti in Europa per evitare le sovratasse. Vede un rischio per i siti Stellantis? ”Non bisogna escludere nulla”, ha sottolineato l’ad aggiungendo: ”Se i cinesi prendono 10% delle quote di mercato in Europa al termine della loro offensiva, questo vuol dire che peseranno per 1,5 milioni di auto. Questo rappresenta sette fabbriche di assemblaggio. I costruttori europei dovranno allora sia chiudere, sia trasferirle ai cinesi”.