Stando a quanto riporta il quotidiano inglese Financial Times, la Russia è riuscita ad aumentare del 70% in un solo anno la capacità di trasporto della sua flotta ombra. Navi utilizzati per trasportare petrolio ed altre materie prime che non sono formalmente identificate come russe (grazie a triangolazioni con altri paesi, spesso a Dubai) ma che lavorano per Mosca. L’espansione della capacità è stata ottenuta a dispetto delle sanzioni e della stretta sugli assicuratori (indispensabili per spedire carichi), domiciliati prevalentemente a Londra.

Secondo un rapporto della Kyiv School of Economics (Kse), il volume di petrolio russo trasportato da petroliere mal tenute e sotto-assicurate è aumentato da 2,4 milioni di barili al giorno nel giugno 2023 a 4,1 milioni nel giugno 2024. “Le sanzioni alle petroliere sono state piuttosto efficaci, ma la platea di navi individuate è troppo limitata per riuscire a tenere effettivamente a freno la flotta”, ha affermato Benjamin Hilgenstock, uno degli autori del rapporto. Molte di queste imbarcazioni navigano regolarmente nelle trafficate acque europee, tra cui il Mar Baltico e lo Stretto di Gibilterra, aumentando il rischio di disastri ambientali.

Il 70% del petrolio russo spedito via mare viene trasportato dalla flotta ombra, per la quale si stima che Mosca abbia speso 10 miliardi di dollari. Gran parte di questo petrolio aggira il tetto dei 60 dollari al barile che è stato imposto, come sanzione, al greggio di Mosca. Le petroliere impiegate sono piuttosto vecchie, l’età media è di 18 anni, e la mancanza di un’adeguata assicurazione rende queste imbarcazioni estremamente pericolose. Gli autori del rapporto Kse avvertono che, in caso di incidenti, gli stati europei potrebbero dover affrontare costi di bonifica nell’ordine di miliardi di euro.

Lo scorso marzo, ricorda il Financial Times, una petroliera ombra di 15 anni, Andromeda Star, è entrata in collisione con un’altra nave nelle acque danesi. La nave era scarica poiché stava rientrando verso la Russia, solo questo ha evitato che si verificassero versamenti in mare. Negli ultimi due anni, quattro navi della flotta ombra russa hanno perso potenza nei motori, in seguito ad incidenti nei Dardanelli e nello Stretto danese. Diverse navi della flotta ombra sono state coinvolte in fuoriuscite di petrolio.

La Russia è il terzo produttore al mondo di petrolio con una capacità di circa 11 milioni di barili al giorno. Gran parte viene esportata. Nel 2019, ultimo anno “normale”, l’export di greggio ha fruttato al Cremlino poco meno di 190 miliardi di dollari. Dopo le sanzioni decise dai paesi occidentali le spedizioni russe si sono spostate verso l’Asia, la diminuzione delle vendite in Europa è stata più che compensata dall’aumento di quelle in Cina, India ed altri paesi.

Non è invece sottoposto a sanzioni il gas, di cui la Russia è il secondo produttore al mondo. Mosca continua ad essere tra i primi fornitori dell’Europa.Alla riduzione dei flussi tramite gasdotto (più economici) ha fatto da contraltare l’aumento delle spedizioni via nave del più costoso gnl.

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