Gli avevano assicurato che avrebbe raggiunto Berlino Ovest, lasciandosi alle spalle la vita nel regime comunista. Ma a pochi metri dalla libertà, Czesław Kukuczka, vigile del fuoco polacco, venne ucciso a sangue freddo, con una pallottola che lo raggiunse alle spalle da una distanza ravvicinata. Soltanto ora, dopo 50 anni, il suo assassino è stato condannato. E per la prima volta un ex agente della Stasi è stato ritenuto colpevole di omicidio.
I fatti risalgono al 1974, quando Kukuczka si stava dirigendo verso l’ultimo di una serie di check-point a Berlino città divisa. Pochi metri più in là c’era Berlino Ovest e a lui era stato assicurato che vi sarebbe arrivato senza intoppi. Kukuczka non vi mise mai piede e la verità sulla sua morte non fu mai svelata alla sua famiglia. Non fino a molti anni più tardi, quando fu possibile finalmente entrare negli archivi della Stasi, la polizia segreta della Ddr, la Germania comunista, con le sue pile di carte e faldoni che racchiudono le vite di migliaia di persone, spiate e documentate. Da quelle carte la verità cominciò a prendere forma, fino alla condanna nelle scorse ore di colui che è stato adesso individuato dalla giustizia tedesca come l’uomo che sparò, l’esecutore materiale di quell’assassinio e che, a 50 anni di distanza, dovrà scontare 10 anni di carcere, stando alla sentenza di portata storica emessa dal tribunale di Berlino. La prima del genere e una pietra miliare, trattandosi del primo ex agente della Germania comunista ad essere condannato per omicidio.
Martin Naumann oggi ha 80 anni e all’epoca dei fatti ne aveva 31: non agì “per motivi personali”, ha riconosciuto il tribunale, ma comunque “eseguì senza pietà” un atto “pianificato dalla Stasi“. La procura tedesca aveva chiesto dodici anni di carcere per l’ex tenente oggi in pensione, il giudice lo ha condannato a 10, “convinto senza alcun dubbio”, recita la sentenza, che fu lui a premere il grilletto. La difesa aveva da parte sua chiesto l’assoluzione, ritenendo insufficienti le prove secondo cui l’autore dell’aggressione sarebbe stato Naumann, il quale può ricorrere in appello.
Sta di fatto che i dettagli che collegavano specificamente Naumann all’omicidio erano emersi già nel 2016, dopo che i documenti distrutti dagli ufficiali della Stasi negli ultimi giorni del regime della Ddr per coprirne le attività erano stati ricomposti da un macchinario digitale appositamente realizzato. Allertata sul caso, la magistratura polacca emise un mandato di arresto europeo per Naumann nel 2021, inducendo le autorità tedesche a riaprire il caso, fino alla formulazione dell’accusa di omicidio lo scorso anno.
Il lavoro degli storici però non ha rivelato soltanto la storia e la vita dei ‘colpevoli’, ma anche la storia e la vita degli ‘altri’, coloro che venivano seguiti, spiati, la cui disperazione e sete di libertà veniva documentata passo dopo passo. Così emerge anche la storia di Czesław Kukuczka, padre di tre figli originario del villaggio di Kamienica, nelle montagne vicino a Cracovia, che giorni prima di quel 29 marzo del 1974 era entrato nell’ambasciata polacca a Berlino Est per chiedere un lasciapassare per la Germania Ovest. Aveva minacciato di farsi esplodere se non lo avesse ottenuto, mostrando anche del finto esplosivo. Il foglio per la libertà gli fu consegnato, ma a Berlino Ovest non arrivò mai.
(nella foto Martin Naumann in tribunale)