Scienza

Una nuova pandemia è in agguato? L’allarme: “Già 17 epidemie nel 2024. Il Pil da solo non è una misura della resilienza”

Mpox (vaiolo delle scimmie), l’influenza aviaria H5N1, virus Marburg e altre 14 malattie tra cui Sars, Mers, l’Ebola nell’ovest della Africa, la febbre gialla in Angola e nella Repubblica democratica del Congo, Colera, Zika, ovviamente il Covid e ancora l’Aids. Sono da brividi le 62 pagine del report “The changing face of pandemic risk” del Global Preparedness Monitoring Board (Gpmb), iniziativa sostenuta dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalla Banca Mondiale. “Una pletora di rischi aumenta la probabilità di nuove pandemie“. E tutti ricordiamo cosa era la nostra vita quattro anni fa, tra lockdown e attesa dei vaccini.

17 epidemie nel 2024 – Il Gpmb non usa mezzi termini per richiamare tutte le nazioni ad agire ora per farsi trovare pronte alla prossima minaccia di salute globale. Che potrebbe anche avere il volto sconosciuto di una malattia X come già paventato lo scorso febbraio dall’Oms. Una nuova pandemia potrebbe essere già in agguato. Oggi in un rapporto lanciato al 15esimo World Health Summit in corso a Berlino, il Gpmb ricorda che “solo nel 2024 si sono già verificate 17 epidemie di malattie pericolose“, dall’ex vaiolo delle scimmie Mpox all’influenza aviaria H5N1 o al virus Marburg. Tutte sono “un duro promemoria della vulnerabilità del mondo alle pandemie”, avvertono gli esperti. “Ogni nuova epidemia – ammoniscono – evidenzia le faglie nell’attuale architettura di prevenzione e nella prontezza globale di risposta” a nuove minacce sanitarie.

I rischi – “La prossima pandemia non aspetterà che perfezioniamo i nostri sistemi”, afferma Joy Phumaphi, co-presidente del Gpmb ed ex ministra della Salute del Botswana. “Dobbiamo investire ora in sistemi sanitari primari resilienti ed equi per resistere alle sfide di domani”. “Abbiamo una stretta finestra di opportunità per ripensare alla preparazione globale” a una nuova pandemia, “per valutare i rischi che si estendono ben oltre il settore sanitario e per affrontarli in modo molto più proattivo e adatto a ogni contesto”, le fa eco la collega Kolinda Grabar-Kitarovi& co-presidente del Gpmb ed ex presidente della Croazia. “Vigilanza, adattabilità e collaborazione”, aggiunge, sono le parole chiave da mettere in pratica adesso. Il report, riassume l’Oms, sottolinea “l’urgenza di comprendere la vulnerabilità globale alle minacce” di salute e chiede “un radicale ripristino dell’approccio collettivo alla preparazione alle pandemie”.

I fattori cruciali – Il Gpmb delinea 15 fattori cruciali del rischio pandemico, classificati in cinque categorie: elementi di tipo sociale, tecnologico, ambientale, economico e politico. “La mancanza di fiducia tra Paesi e al loro interno, le disuguaglianze, l’agricoltura intensiva, la probabilità di contaminazione uomo-animale” sono tra le principali minacce indicate dagli esperti, che identificano anche nuovi rischi, oltre ai classici di natura sanitaria. Ad esempio “la connettività digitale“, che se da un lato “ha permesso agli scienziati di sequenziare e condividere rapidamente i dati sui patogeni e di personalizzare le risposte sempre più rapidamente”, dall’altro “lascia esposti i sistemi sanitari e le società”. Anche “gli attacchi informatici, le crescenti minacce alla biosicurezza e la rapida diffusione di informazioni errate aumentano il rischio di una pandemia”.

Per una protezione efficace, “tutte le nazioni devono rafforzare i propri sistemi sanitari, dare priorità alla protezione sociale e garantire che i servizi sanitari essenziali siano disponibili per tutte le comunità, in particolare quelle più vulnerabili e svantaggiate”, tenendo presente che “il Pil da solo – precisa il Gpmb – non è una misura della resilienza a una pandemia“. Prepararsi bene, continua il board, significa adottare un approccio One Health che tenga insieme “salute umana, animale e ambientale”. Gli esperti sollecitano “una maggiore collaborazione tra questi settori per mitigare i rischi associati alle pandemie, riconoscendo che la salute di uno è strettamente legata alla salute degli altri”.

Responsabilità collettiva – Fra le indicazioni ai decisori politici, c’è la raccomandazione di “garantire che i piani di prevenzione e risposta siano regolarmente rivisti e sufficientemente flessibili per rispondere a tutte le situazioni. La prossima pandemia – puntualizza il Gpmb – non seguirà lo stesso percorso di Covid-19″, dunque “le lezioni apprese da quell’esperienza dovrebbero guidare, ma non definire la preparazione”. La resilienza rispetto a future emergenze sanitarie, concludono gli esperti, dipende dagli “investimenti in ricerca e sviluppo, tecnologia migliorata, infrastrutture sanitarie eque e una maggiore comprensione della natura dinamica di tutti i fattori di rischio pandemico”. Obiettivi da raggiungere insieme, aiutandosi. “Nel mondo interconnesso di oggi – chiosa il board – la comunità globale deve assumersi la responsabilità collettiva della prevenzione e della risposta alle malattie, piuttosto che considerare la preparazione come un’attività a livello di singolo Paese o settore”.