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La Zanzara, lite Rizzo-Parenzo: “Non voglio morire come Schlein che balla sul carro del Gay Pride”. “Sei uno stalinista del ca**o”

Raffica di bordate a La Zanzara (Radio24) tra uno dei conduttori della trasmissione, David Parenzo, e Marco Rizzo, coordinatore di Democrazia sovrana e popolare e presidente onorario del Partito Comunista. La miccia dello scontro è la frase ormai celebre pronunciata da Rizzo nel suo intervento all’evento “Italia dei Conservatori”: “A me piace la gnocca. Posso dirlo? E non mi dovete rompere le balle”.

“Questo qui è passato da Cossutta a occuparsi della gnocca, pensate un po’”, esordisce Parenzo.
“Veramente della gnocca se ne occupano anche le multinazionali – ribatte Rizzo – Con la distruzione della famiglia le multinazionali vendono e guadagnano di più. Ma perché, voi mettete la crema sotto gli occhi? Io ho usato la Nivea per il culo, per i piedi e per la faccia tutta la vita. Ma adesso gli uomini si danno il sotto-occhi e le cremine, cioè spendono. E quindi le multinazionali del lusso ci guadagnano”.
“Ma che cazzo – borbotta Parenzo – questo è pazzesco. Tu sei sempre stato ontologicamente uno stalinista del cazzo”.
“Non mi rompere le palle con queste robe – rilancia il politico – Parenzo, parla degli operai, parla dei professionisti che perdono il lavoro, parla dei commercianti e degli artigiani, parla del ceto medio che si proletarizza, non di queste cazzate”.
“Sei uno stalinista anti-pasoliniano”, commenta il giornalista.
Io sono nato con Berlinguer ai cancelli della Fiat assieme agli operai – risponde Rizzo – Non voglio morire come Elly Schlein che balla sul carro del Gay Pride, è chiaro? Io non sono quella roba là”.

Parenzo ribadisce il suo appellativo all’indirizzo di Rizzo (“stalinista”) mentre Giuseppe Cruciani applaude le parole di Rizzo, aggiungendo che la sinistra si occupa solo dei diritti Lgbtq+.
“Ma non è sinistra questa roba qua – afferma Rizzo – Quella di oggi è la sinistra dei banche, della Ue, della Nato. La sinistra vera si rigira nella tomba”.
“Ma di cosa parli – ribatte Parenzo – Tu nella tua vita hai fatto sempre e soltanto il deputato e non hai mai lavorato in vita tua“.
“Perché? Tu cosa facevi? – replica Rizzo – Venivi a mangiare con me a cena quando ero parlamentare europeo. Venivi a leccare il culo perché volevi un posticino. Adesso che l’hai trovato, stai zitto”.
“Posticino? Ma sei matto? – chiede Parenzo – Venivo a chiedere posticini a te che non contavi un cazzo già all’epoca?”.
“Contavo talmente poco che tu venivia mangiare con me per scroccare le cene – ribadisce il politico – Io facevo il parlamentare europeo e tu leccavi il culo. Adesso che hai un posto, non rompere le palle”.

“Venivo perché mi informavo – si difende il giornalista – non certo perché volevo scroccare cene a un comunista stalinista. Sei solo un povero stalinista che oggi si occupa solo di gnocca. Gli operai di te se ne fottono”.
Il ping-pong tra i due dura diversi minuti con Parenzo che dà del “Vannacci che non ce l’ha fatta” a Rizzo, il quale a sua volta contesta duramente l’editoriale di Massimo Gramellini sul suo conto (“Con me ha solo una cosa in comune, il tifo per il Toro, solo che lui stava nelle tribune, io in curva. Ha parlato di patriarcato: poverino, deve prendere il suo stipendio quotidiano, visto che fa informazione col giornalone”).
Rizzo, infine, torna ancora ad accusare la segretaria dem: “Ora ha ballato anche il rap con quello lì. Ma come fanno gli operai a guardare quella lì?“.
“Quando vai tu in fabbrica, gli operai non sanno chi sia tu – commenta Parenzo – E vi pare di sinistra uno così?”.
“Ma cosa è la sinistra? – obietta Rizzo – Essere di sinistra significa stare dalla parte del popolo. Lo sapete che se Marco Rizzo diventa presidente del Consiglio, Parenzo viene a lavorare da me?”.
“Mettiti il cuore in pace”, chiosa Parenzo.