Il bavaglio di Enrico Costa piace molto alla maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni. Talmente tanto che la destra vorrebbe fosse ancora più stretto: non solo il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare, ma anche quello per tutte le altre misure personali. E poi multe salate per giornalisti ed editori. A prevederlo sono i pareri dei parlamentari di Fdi Andrea Pellicini e Sergio Rastrelli allo schema di decreto legislativo per l’attuazione della norma che vieta la pubblicazione testuale del contenuto delle ordinanze di custodia cautelare. I due pareri, praticamente identici, sono stati depositati agli atti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato.

Cosa prevede la norma – La norma sull’ordinanza di custodia cautelare era contenuta in un emendamento depositato da Costa, all’epoca deputato di Azione e oggi tornato in Forza Italia, alla legge di delegazione europea per il 2024, cioè il provvedimento con il quale ogni anno l’Italia si adegua al diritto comunitario. La delega modifica l’articolo 114 del codice di procedura penale sul “divieto di pubblicazione di atti e immagini”, cancellando l’inciso al comma 2, inserito nel 2017 dalla riforma di Andrea Orlando, che esclude l’ordinanza di applicazione delle misure cautelari dagli atti di cui è vietata la pubblicazione fino alla fine delle indagini preliminari, sebbene non più coperti da segreto (perché messi a disposizione delle parti). Rimane invece consentito pubblicare il “contenuto” dell’atto, cioè la sintesi rielaborata dal cronista.

L’asse pro bavaglio – Ad approvare la norma erano state le forze di maggioranza, sostenute da Italia viva. Stesso schieramento che ora ha dato il via libera al parere in commissione Giustizia. I parlamentari di Camera e Senato, infatti, dovevano esprimeri con un parere non vincolante al decreto attuativo, dopo che nel settembre scorso era arrivata l’approvazione da parte del governo. Dopo aver “manifestato l’apprezzamento nei confronti del provvedimento”, il senatore Rastrelli e il deputato Pellicini nel loro parere propongono di “estendere” il divieto a “tutte le misure cautelari personali, ovvero ad altri analoghi provvedimenti che, eventualmente, possono essere messi nel procedimento cautelare, ovvero comunque a quei provvedimenti che, nella loro funzione, comportino una valutazione circa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e la cui pubblicazione dunque, produca analoghi effetti sovrapponibili a quelli della sola ordinanza di custodia cautelare”.

Il parere in Commissione – Ma gli esponenti di Fdi chiede all’esecutivo di valutare anche “ulteriori interventi correttivi in punto di correlato presidio sanzionatorio“. Che tipo di correttivi? “Fermo restano l’esclusione di sanzioni detentive a carico del contravventore – si legge nel parere – il complessivo sistema sanzionatorio andrebbe comunque ripensato in modo da conferire effettività al divieto, e costituire un ragionevole argine alla sistematica violazione del medesimo”. Dunque si propone d’intervenire sull’articolo 684 del codice penale “che si risolve nella possibilità di estinguere il reato attraverso l’oblazione con il versamento di una somma irrisoria o dell’illecito disciplinare, raramente perseguito”. Quella è la norma sulla cosiddetta “oblazione“: prevede il pagamento di multe tra 51 a 258 euro per chi pubblica atti coperti da segreto. Il parere dell’esponente di Fdi spinge l’esecutivo anche a individuare “profili sanzionatori nuovi, anche attraverso il ricorso a ulteriori strumenti, non esclusi quelli posti a presidio dal decreto legislativo n 231 del 2001 recante la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”. In pratica si applicherebbe agli editori la norma sulla responsabilità penale delle aziende, con multe comprese tra 25mila e 550mila euro.

Costa: “Non è un bavaglio”. Fnsi: “Manganello i giornalisti” – “Quella sulle ordinanze di custodia cautelare è una norma a garanzia della presunzione di innocenza e chi la descrive come un bavaglio mente in modo sfacciato, perché le informazioni sul contenuto degli atti giudiziari non sono minimamente intaccate”, sostiene Costa, padrino della norma. “Sarà invece evitato – prosegue – quel marketing giudiziario fatto da pagine di ordinanze cautelari, neanche vagliate dal Riesame, zeppe di intercettazioni, sbattute sui giornali ad indagini aperte, che sono uno schiaffo alla presunzione di innocenza e diventano la vera sentenza. Perché la sentenza vera, quella dopo un dibattimento sul quale i riflettori si spengono, non interessa più a nessuno. Soprattutto se è di assoluzione, perché il fango delle accuse si consolida nel tempo e non si rimuove”. Attacca il provvedimento, invece, Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa: “Dietro la presunzione di non colpevolezza, il governo si appresta a peggiorare ulteriormente la norma Costa, estendendo il divieto a tutti gli atti cautelari, compresi i sequestri disposti dal Gip. Ai giornalisti, come ormai ci ha abituato il governo, la manganellata di sanzioni economiche. E questa volta il manganello sanzionatorio dovrebbe toccare anche gli editori perché per una certa politica le notizie non rientrano nel diritto all’informazione stabilito dall’articolo 21 della Costituzione, ma sono solo un modo per vendere i giornali”.

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