Pep Guardiola, come era prevedibile, ha bucato anche lo schermo: la sua presenza al programma “Che tempo che fa” su Nove ha ottenuto domenica sera il 10% di share, con due milioni di telespettatori, raggiungendo un picco di 2,5 mln e il 12,5% di ascolto. Fabio Fazio su X ha ringraziato. Verrebbe da dire “e te credo”: l’allenatore spagnolo, tra i ricordi del passato e l’incertezza riguardo al suo domani, ha intercettato l’interesse non solo del popolo calciofilo. Il momento più alto è stato l’interazione Guardiola-Baggio: la trasmissione, in quel momento, ha fatto davvero il botto. Il succo della serata è però in una domanda alla ricerca di risposta – e Pep, anche qui secondo previsioni, ha dribblato l’argomento -: dove lo porterà il futuro?

Guardiola, alla guida del Manchester City dal 2016 e con il contratto in scadenza nel 2025, ha affermato di non aver ancora preso una decisione. L’addio del direttore sportivo Txiki Begiristain, al City dal 2012 e grande tessitore dell’operazione-Guardiola, è considerato il segnale di un addio inevitabile. In Inghilterra, da diverso tempo quello di Pep è il nome più caldeggiato per la panchina della nazionale. I giornali inglesi, in testa il Times, parlano di primi contatti per avviare l’operazione. La Football Association, dopo l’addio di Southgate, ha affidato l’interim a Lee Carsley per le gare di Nations League di settembre, ottobre e novembre. Il fatto che a Londra la scelta del nuovo ct dovrebbe essere presa entro marzo 2025, quindi dopo la conclusione del processo in cui il City deve rispondere di 115 violazioni finanziarie nei confronti della Premier, conferma che il principale obiettivo della FA sia il tecnico catalano. Guardiola, nella serata da Fazio, ha però escluso l’ipotesi-Inghilterra.

L’uso fluente della lingua italiana – grazie all’ascolto delle canzoni di Francesco De Gregori – e i rapporti buoni con alcuni personaggi eccellenti del nostro calcio sono considerati una traccia che condurrebbe Guardiola verso la Serie A, approdo quasi naturale dopo aver trionfato in Premier, Liga e Bundesliga. La situazione dei nostri club di punta rende però estremamente problematico questo scenario: il Milan di Cardinale e l’Inter del gruppo Oaktree hanno situazioni particolari, in continuo sviluppo, mentre la Juventus, dopo i recenti bilanci in profondo rosso, deve risanare i conti e si è lanciata nel progetto-Motta. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis sta andando forte con Antonio Conte. La Roma dei Friedkin è un mistero.

In teoria, potrebbe aprirsi un fronte in Francia, dove il PSG del post-Mbappé sta lottando per confermare, almeno entro i confini nazionali, la superiorità esercitata nell’ultimo decennio. Dovesse andare male la stagione, potrebbe prospettarsi una suggestiva staffetta Luis Enrique-Guardiola. Apprendere il francese per il poliglotta Pep – parla spagnolo, catalano, italiano, tedesco e inglese – è l’ultimo dei problemi. Il tema di fondo potrebbe essere il contesto: la Ligue 1 può davvero attrarre l’allenatore più importante della nostra epoca?

Sembrano escluse, per ora, tentazioni arabe o americane, benché Pep abbia trascorso a New York buona parte del suo anno sabbatico dopo i trionfi di Barcellona. Proprio questa, una pausa di riflessione, potrebbe essere la soluzione più praticabile nell’immediato dopo-City. Uno stop salutare e strategico, per ricaricare le pile e affrontare la stagione successiva, che sarà poi quella del dopo mondiale 2026, non solo rigenerato, ma anche confrontandosi con scenari diversi rispetto a quelli attuali. C’è poi l’ultima eventualità, suggerita dal Daily Telegraph, che smentisce tutte queste suggestioni: la permanenza di Guardiola al City. Al momento, le possibilità sembrano vicine allo zero, ma la sentenza del tribunale sulle presunte 115 violazioni finanziarie potrebbe dare a Pep la scossa giusta per restare a Manchester.

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