Chissà cosa sarà passato nella testa di Daniel Maldini al minuto 73: magari qualche consiglio di papà Paolo, oppure il nitido ricordo del nonno Cesare. “È stata una emozione forte, positiva, sono molto contento di essere entrato e che la partita sia andata bene. “Sono contento che i miei genitori siano venuti qua, ci sarà modo di parlare quando tornerò a casa. La dedica? La dedica va alla famiglia e ai miei amici, a chi mi vuole bene”. Queste le parole di Daniel in quello che non può essere un semplice e inosservato esordio. Un cognome importante, forse anche più grande di lui. Italia-Israelevinta per 4-1 dagli Azzurri nella partita valida per la Nations League – diventa l’occasione di una vita, l’opportunità di continuare una tra le dinastie più famose e longeve. 22 anni e 118 giorni dall’ultima con l’Italia di Paolo Maldini è il momento del figlio. E papà non poteva perdersi la sua “prima” volta. Una generazione iniziata nel 1960 e che ora è tornata, con un nuovo interprete.

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Da Cesare a Daniel: continua la dinastia Maldini
Era il 6 gennaio 1960 quando un 28enne Cesare Maldini esordiva con la maglia degli Azzurri durante una partita contro la Svizzera: da lì, 14 presenze e un’esperienza da ct. Eppure, quel giorno di 64 anni fa mai si sarebbe potuto immaginare che altri due componenti dell’albero genealogico avrebbero rivestito la maglia della nazionale. 28 anni dopo fu la volta di Paolo Maldini, leggenda del calcio mondiale: l’esordio è un pareggio, l’addio una sconfitta. Nel mezzo, 126 presenze (terzo di sempre per presenze) e 7 gol. Il “terzo” – e per ora – ultimo Maldini è Daniel. A differenza di papà e nonno, non è difensore: a lui si attribuiscono altre doti, più vicino alla porta. Caratteristiche esaltate dallo stesso ct Spalletti. Un’istantanea, quella di Udine, che la famiglia si custodirà per sempre.

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