Il via libera della commissione giuridica del Parlamento europeo alla candidatura di Raffaele Fitto a nuovo commissario europeo non tranquillizza il governo. Tanto che Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, ha lanciato un appello alla responsabilità a tutte le forze politiche italiane, in particolar modo al Pd, affinché diano sostegno al ministro per la sua entrata a Palazzo Berlaymont. Per farlo ha ricordato come, nel 2019, quando designato per un posto nella squadra di Ursula von der Leyen era il Dem Paolo Gentiloni, anche Fratelli d’Italia, e nello specifico Fitto, si spesero in favore del candidato italiano all’interno del loro gruppo di appartenenza, quello dei Conservatori. Il coordinatore di Ecr, il belga Johan van Overtveldt, votò a favore del candidato italiano, ma non è dimostrabile che questo accadde grazie al sostegno del membro di FdI. Ciò che è certo, invece, è che sia prima sia dopo la decisione della commissione per i Problemi Economici e Monetari (ECON) Fratelli d’Italia ha attaccato senza remore la candidatura dell’ex presidente del Consiglio.
Basta riprendere in mano gli articoli di giornale, le dichiarazioni pubbliche, i tweet e i documenti ufficiali sui voti in Parlamento Ue per dimostrarlo. E analizzandoli tutti è chiaro che il racconto di Meloni al Senato è, nel migliore dei casi, frutto di una memoria estremamente selettiva. Che Raffaele Fitto si sia speso in favore di Gentiloni all’interno del gruppo Ecr è quasi impossibile da dimostrare o smentire: le riunioni sono ovviamente limitate ai membri e il politico di Maglie, all’epoca, non ricopriva alcun incarico che richiedesse una presa di posizione ufficiale nei confronti dell’esponente del Pd.
Di posizioni non ufficiali, ma pubbliche, lui, Giorgia Meloni e il partito ne hanno prese eccome, però. E non certo in favore del candidato Dem. Ad esempio il 10 settembre, il giorno dell’ufficializzazione da parte di von der Leyen dei 26 commissari designati, sui social la leader di Fratelli d’Italia scrisse: “Da patrioti siamo felici che all’Italia sia stato assegnato, nella Commissione europea, un portafoglio importante come gli Affari Economici. Peccato che a ricoprire un incarico del genere sia stato chiamato un politico che gli italiani hanno bocciato, hanno mandato a casa e che il M5S ha fatto rientrare dalla finestra grazie al patto della poltrona con il Pd. Gentiloni è l’uomo perfetto per non cambiare nulla in Europa, difendere gli interessi della finanza speculativa e rafforzare l’egemonia franco-tedesca“. Non certo un attestato di stima. E nemmeno la posizione di chi, un mese dopo, dovrà andarne a difendere la candidatura al Parlamento europeo.
Compito, quest’ultimo, che secondo quanto ha raccontato Meloni in Senato è stato ricoperto proprio da Fitto. Ma le parole del politico pugliese, il 5 settembre 2019, erano state se possibile ancora più dure di quelle della leader di FdI. Commentando l’imminente designazione ribadì il concetto di “patto delle poltrone” tra M5S e Pd, arrivando a parlare di “sovvertimento di ogni legittimità democratica. Chi perde governa, nomina ministri e commissari europei sonoramente bocciati dai cittadini”. Ma secondo quanto sostiene Meloni, lo stesso uomo che ha pronunciato frasi così nette è poi andato, un mese dopo, dai suoi alleati per convincerli a sostenere la candidatura italiana. Di questo cambio di strategia, comunque, non si trova traccia nelle dichiarazioni dell’epoca e non è possibile stabilire con certezza il ruolo svolto da Fitto all’interno di Ecr. Nelle commissioni di competenza che devono dare il via libera ai singoli commissari, nel caso di Gentiloni si trattava della commissione ECON, il voto viene espresso dai coordinatori dei vari gruppi che si riuniscono, al termine dell’audizione, senza la presenza degli altri eurodeputati. Come detto, all’epoca il coordinatore era van Overtveldt, quindi è lui ad aver preso una decisione cercando di riassumere la posizione generale del gruppo, indipendentemente da quella particolare di Raffaele Fitto.
Il politico di Maglie, però, la faccia ce l’ha messa poche settimane dopo, il 27 novembre, quando la Plenaria del Parlamento Ue è stata chiamata ad approvare la squadra di Palazzo Berlaymont. Si tratta di un voto diverso da quello delle singole commissioni, dato che gli eurodeputati sono chiamati a esprimersi complessivamente sulla composizione della nuova Commissione Ue. In quel voto, Ecr si è spaccata, con i rappresentanti di Fratelli d’Italia, compreso Fitto, che si sono schierati contro il nuovo team capitanato da von der Leyen. Posizione curiosa per chi dice di essersi speso per la nomina di Gentiloni e che riteneva “un portafoglio importante” l’incarico conferito al politico del Pd.