Dopo che il Tribunale del Riesame ieri ha accolto i primi ricorsi della Procura per i tre vertici del consorzio lombardo o nuovo sistema mafioso lombardo, l’effetto domino pare irreversibile. E così se lunedì il Riesame ha rimesso in capo a Giuseppe Fidanzati (Cosa nostra), Massimo Rosi (‘ndrangheta) e Gioacchino Amico (camorra romana) il reato di 416 bis per un unica associazione mafiosa, oggi un secondo collegio ha di nuovo dato ragione alla Procura diretta da Marcello Viola e alla pm Alessandra Cerreti, titolare dell’indagine Hydra assieme ai carabinieri del Nucleo investigativo diretto dal colonnello Antonio Coppola. Ha fatto di più: ha confermato, come mai era successo nella loro storia criminale, l’associazione mafiosa a Vincenzo Senese, figlio di Michele Senese detto o Pazzo, uno dei re di Roma, boss legato alla camorra di Afragola e al clan Moccia, già in affari con l’ex Nar Massimo Carminati senza allo stato mai aver avuto una contestazione specifica. Ci pensa il figlio Vincenzo – che la Procura ritiene, e il tribunale del Riesame conferma a differenza invece del gip – uno dei vertici del Consorzio. A rappresentare, in questo caso, gli interessi della camorra romana. Un bel colpo. Allo stato, probabilmente, il più eclatante. Tanto più che negli atti di Hydra emergono incontri romani con soggetti del consorzio lombardo officiati da Roberto Macori, detto Robertone, già vicino a Gennaro Mokbel, e ritenuto dai pm della Capitale la cerniera con i clan campani e calabresi. E ancora: dall’inchiesta Doppia curva sugli ultras di Inter e Milan emerge un incontro di rilievo tra Vincenzo Senese e il boss di San Luca Giuseppe Calabrò, detto u Dutturicchiu, garante mafioso di Giuseppe Caminiti per la gestione dei parcheggi attorno allo stadio Giuseppe Meazza. Insomma, intrecci per nulla casuali.

Già nel suo ricorso il pm Cerreti scriveva: “Vincenzo Senese è espressione dell’omonima famiglia operativa nel territorio della città di Roma (storicamente legata alla famiglia Moccia di Afragola), operante nell’area lombarda, nell’ambito del sistema mafioso, fungendo da trait d’union tra gli altri associati e il padre Michele, così impartendo precise direttive volte alla commissione di una serie di delitti” e “mantenendo rapporti diretti con gli altri associati per il controllo delle attività economiche e degli investimenti di capitali in attività imprenditoriali”. Il braccio operativo di Enzo Senese su Milano in sua assenza è Emanuele Gregorini detto Dollarino che parteciperà a diversi summit lombardi anche con Paolo Errante Parrino, altro presunto vertice e contatto con Matteo Messina Denaro. Dollarino dirà: “Noi siamo Senese, io sono zio Michele”. Mentre lo stesso Senese spiega: “Siamo la fratellanza e andiamo avanti”. Parole che Senese rivolge a Giancarlo Vestiti, altra testa dell’Hydra e rappresentante a Milano degli interessi criminali romani. Fino al suo arresto. Dopodiché il suo testimone sarà raccolto dal siciliano Gioacchino Amico, sulla cui posizione, come detto, il Riesame si è già espresso confermando l’accusa della Procura.

Eppure non basta la conferma di associazione mafiosa per Vincenzo Senese nato a Napoli nel 1977. A spiegare il suo ruolo di rilievo sul panorama mafioso lombardo, sono gli atti dell’indagine Doppia curva. In particolare una nota del Gico di Milano che fotografa un incontro con Giuseppe Calabrò che alla stazione Termini il 6 marzo 2020 arriverà in compagnia di Santo Crea, secondo i pm vecchio boss a capo della cosca Iamonte e coinvolto a sua volta nell’indagine sul consorzio lombardo. Annota in questo senso la Finanza: “Di rilevante interesse investigativo risultavano gli incontri tenutisi da Giuseppe Calabrò e Santo Crea con Giancarlo Vestiti. I predetti incontri portavano a un rendez-vous di notevole rilievo a Roma ove, i due calabresi unitamente a Vestiti avrebbero incontrato Vincenzo Senese figlio del noto boss di camorra Michele detto u’ Pazz, vertice dell’omonimo clan sul territorio della Capitale”. Lo stesso Calabrò, risulta negli atti sulle curve milanese, rappresenta il “garante mafioso” per Pino Caminiti, imprenditore-criminale e “re dei parcheggi” dello stadio Meazza grazie allo schermo dell’imprenditore Gherardo Zaccagni. Lo stesso Caminiti per confermare la sua vicinanza alla ‘ndrangheta di San Luca si tatua sul braccio destro “l’immagine della statua della Madonna di Polsi, simbolo notoriamente venerato da tutti gli ‘ndranghetisti”.

Sull’incontro romano tra Senese jr e Calabrò la Finanza si dilunga. Intercettato, Santo Crea dice a Calabrò: “Se è tutto a posto la prossima settimana andiamo”. Alle 10.50 del 6 marzo Calabrò e Crea arrivano a Termini. Chiamano subito Vestiti che risponde: “Dal lato destro della stazione c’è un Ncc a nome mio”. Sempre la nota: “Dallo scambio informativo autorizzato (…) si apprendeva che Calabrò in compagnia di Crea e Vestiti, si era recato ad incontrare Vincenzo Senese”. Ancora la nota: “Il pomeriggio del 6 marzo Calabrò e Crea lasciavano la Capitale diretti in Calabria”. Calabrò intercettato: “Io sto scendendo giù non lo so a che ora arrivo ancora sono a Roma”. A conferma ulteriore dei rapporti, come individuati dall’indagine Hydra, tra Santo Crea e i Senese, vi è un’altra intercettazione agli atti dell’indagine Doppia curva e nella quale Crea fa le condoglianze per la morte di Antonio Gaglione detto ‘o marcianisar‘, cognato di Michele Senese. A quel punto “Vestiti si premurava di informare, per il tramite di Crea, anche Calabrò dell’improvvisa scomparsa di Gaglione”: “Se lo volete dire anche a (…) vi ho avvisato di questa cosa eh”. Crea si impegnava a partecipare la notizia al sanlucota: “Certo sì glielo dico, grazie e io allungo”.

A chiusa, un passaggio degli atti di Hydra, a conferma di quegli incroci per nulla casuali. A partire da una srl prima con denominazione Giunico Restauri srl e poi Seven Space “è stato possibile documentare il pieno coinvolgimento di Antonio Romeo, figlio di Filippo Romeo nonché nipote di Sebastiano Romeo detto U Staccu, “capo” storico del ‘ndrina Romeo. Lo zio di Antonio Romeo, fratello di Filippo, risulta Antonio Romeo detto U Staccu o Avvocaticciu coniugato con Antonia Calabrò, sorella di Giuseppe Dutturicchiu” o detto anche “Il Fantasma (..) già emerso in collegamento con Santo Crea e Giancarlo Vestiti per investimenti unitamente al gruppo Senese”. Insomma, se il resto d’Italia sono i tentacoli, Milano è oggi la testa pensante della mafia che cambia, si rinnova, ma non è nuova.

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