Facile dirlo dopo il 4-1 di Udine sulla nazionale israeliana e i 10 punti conquistati in quattro gare di Nations League nel giro di un mese, ma l’Italia si è messa alle spalle il pessimo Europeo e la ricostruzione sta bruciando le tappe. C’è ancora da lavorare, si continuano ad esempio a incassare gol evitabili, soprattutto sui calci piazzati, ma come ha ricordato Spalletti “esistono anche gli avversari”. La cosa che conta è avere un’idea di gioco e cercare di limitare gli errori, o almeno sbagliare meno rispetto agli altri. La bistrattata Nations League, che è pur sempre meglio delle amichevoli svogliate, conta non solo per quello che rappresenta, ma anche per quello che dà, in termini di ranking e di collocazioni nei sorteggi. In quest’edizione, è di vitale importanza per avere una collocazione confortevole nell’urna che il 13 dicembre a Zurigo comporrà i gruppi di qualificazione al Mondiale Canada-Usa-Messico del 2026.

Ancora un punto
Ci siamo quasi: manca un punto per approdare ai quarti della Nations e garantirsi un posto a tavola da testa di serie. Una missione non impossibile, anche se le ultime due gare saranno impegnative: il 14 novembre a Bruxelles ci sarà Belgio-Italia e il 17, a Milano, chiusura con Italia-Francia. Dopo il 2-1 dei Blues ieri sera, la situazione della classifica è lineare: Azzurri a quota 10, Francia 9, Belgio 4.

La sterzata di Spalletti e gli eventi che hanno cambiato l’Italia
Diciamola tutta: quaranta giorni fa immaginare una nazionale rigenerata in poco tempo sembrava un’utopia. La batosta tedesca era stata pesante. Il confronto con le medaglie conquistate dalle altre discipline sportive all’Olimpiade di Parigi era stato impietoso. Spalletti era sulla graticola e il proposito di non farsi da parte, mentre a vari livelli si reclamavano le sue dimissioni, aveva reso più pesante la situazione. Bisogna dare atto all’allenatore di Certaldo di essere stato bravo nella sterzata, unica strada praticabile per ripartire. Alcuni eventi hanno facilitato il compito del ct: il ritorno di Tonali; il passaggio di Retegui dal Genoa all’Atalanta – l’argentino ha timbrato il cartellino a Udine con un rigore da manuale -; l’inserimento riuscito di Calafiori nell’Arsenal; il lavoro di Antonio Conte a Napoli che ha rigenerato Di Lorenzo, protagonista con una doppietta del 4-1 sugli israeliani; la crescita imperiosa di Cambiaso; la tigna di Frattesi – anche ieri a segno – che sta vivendo una situazione paradossale: titolare in Nazionale, spesso panchinaro con l’Inter. Sei storie individuali, esaltate dal modulo 3-5-2/3-5-1-1, sul quale Spalletti ha puntato dopo aver abbandonato l’abituale confort zone della difesa a quattro e dell’alternanza 4-2-3-1/4-3-3. Quest’Italia gioca bene, mostrando uno spartito da club: abbiamo visto, al netto della consistenza di Israele, momenti di calcio spettacolo. L’azione del 3-1 di Frattesi, per dire. E alcune opportunità mancate nel primo tempo da Retegui, Tonali e Raspadori.

Dove migliorare
Come in un club, anche quest’Italia ha però il suo punto debole: s’incassano troppi gol da palle inattive. A pensarci bene, è il limite che accompagna da sempre Spalletti, bravissimo nella fase di impostazione, ma con qualche vuoto di troppo nella fase difensiva. Occhio: in grandi tornei come mondiali ed europei certe cose si pagano. L’uomo-simbolo di quest’Italia è Sandro Tonali. E’ proustianamente alla ricerca del tempo perduto dopo la faccenda delle scommesse. Corre senza un attimo di respiro e quando gli altri vanno in riserva, l’ex milanista ha ancora energia da spendere: il campionato inglese e l’ambiente di Newcastle sono stati determinanti per l’operazione-rilancio. All’estremo opposto, Fagioli. Nella serata di Udine ha sbagliato molto, regalando un’occasione agli israeliani sullo 0-0. Ha dovuto incassare i richiami di Spalletti e i rimproveri di Di Lorenzo. Giusto dare al centrocampista juventino una possibilità, ma Ricci in questo momento ha un altro passo. Non convince anche la spalla di Retegui: un giorno Pellegrini, un altro Raspadori. Serve qualcosa di più: non si può pensare che ci scappi sempre il guizzo di Frattesi o la doppietta, insperata, di un difensore. Tocca al campionato fornire qualche indicazione, ma intanto bene così. L’Italia s’è desta: non è poco visto il disastro di quattro mesi fa. La Germania è la prima qualificata ai quarti della Nations, gli azzurri sono a un passo: in attesa di tempi migliori, è già qualcosa.

P.S. La notte di Udine ha regalato l’esordio di Daniel Maldini. Dopo nonno Cesare e papà Paolo, gloria per il nipote. Daniel è riuscito a non farsi schiacciare dai confronti con un gigante come il padre e con un personaggio importante come Cesarone: una famiglia solida e i valori sani sono le chiavi della sua ascesa.

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