Uno versava, l’altro intascava sotto gli occhi dei finanzieri. E così un dirigente della società Sogei – il partner informatico del ministero dell’Economia – e un imprenditore sono stati arrestati in flagranza lunedì sera dalla Guardia di finanza con l’accusa di corruzione. Dietro ai due arresti, non estemporanei come apparso in un primo momento, c’è una importante indagine per corruzione e turbativa d’asta della procura di Roma con indagate 18 persone e 14 società. Per gli investigatori gli accertamenti hanno svelato “un articolato sistema corruttivo con diversi protagonisti e con ramificazioni sia all’interno del ministero della Difesa, sia in Sogei e sia infine al ministero dell’Interno“. Nel registro degli indagati infatti ci sono un ufficiale della Marina e un dirigente del ministero dell’Interno. Dalle carte dell’inchiesta emerge che l’indagine era avviata già da mesi con intercettazioni e pedinamenti che hanno portato gli inquirenti a individuare tangenti – anche sotto forma di false fatture – in cambio di appalti.

Gli arrestati e le accuse – Ai domiciliari Paolo Iorio, direttore generale Business di Sogei (a sinistra nella foto), e Massimo Rossi (al centro), amministratore delegato di Digital Value. Al primo sono stati trovati i 15mila “ricevuti” dall’imprenditore a cui sono stati sequestrati 2600 euro trovati in casa. I pm di Roma però, come si evince dal capo di imputazione, ipotizzano che Iorio abbia ricevuto “in più occasioni” “somme di denaro” e “con frequenza di circa due volte al mese” da Rossi, in cambio di contratti per le società Italware e ITD solution di cui Rossi era legale rappresentante. Prodotti e servizi per oltre 98 milioni per Italware e quasi 6 ITD.

Le Fiamme gialle hanno anche eseguito ordini di esibizione e acquisizione documentazione presso le società, il ministero della Difesa, Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale degli armamenti – Direzione informatica, telematica e tecnologie avanzate. Dalle intercettazioni delle utenze usate dall’imprenditore sono “emersi i contatti e gli incontri avuti con tale ‘Antonio della Difesa’ “successivamente identificato come un capitano di fregata della Marina Militare”. Già “dai primi incontri emergeva che il militare, al fine di svolgere il proprio ruolo nell’ambito di una fornitura, ha avanzato richieste di compensi nonché l’assunzione di una persona da parte di una delle imprese gestite dall’imprenditore“.

Cos’è Sogei – Sogei (Società generale d’Informatica) è controllata al 100% dal ministero dell’Economia e delle Finanze, e opera sulla base del modello organizzativo dell’in-house providing. In particolare, la società controllata Mef gestisce “servizi informatici in grado di governare la complessità del sistema pubblico, come il Sistema informativo della fiscalità e l’automazione dei processi operativi e gestionali del Ministero, Corte dei conti, Agenzie fiscali e altre pubbliche amministrazioni” come si legge sul sito e “per questo, da sempre, realizziamo servizi informatici in grado di governare la complessità del sistema pubblico, come il Sistema informativo della fiscalità e l’automazione dei processi operativi e gestionali del Ministero, Corte dei conti, Agenzie fiscali e altre pubbliche amministrazioni.

Gli altri indagati e le “ramificazioni” nei ministeri – Tra gli indagati c’è poi Antonio Angelo Masala, ufficiale della Marina, che stando agli inquirenti, tramite la moglie anche lei indagata, avrebbe ricevuto dallo stesso Rossi, rappresentante di un gruppo di società (Italware, Dimira), una tangente non quantificata perché si aggiudicassero lo scorso gennaio la gara SDAPA da 180 milioni di euro “Accordo quadro acquisizione del servizio di manutenzione assicurativa, rinnovo licenze e apparati per la componente tecnologica IP delle reti del comparto Difesa”. Secondo gli inquirenti il militare avrebbe ricevuto “denaro e altre utilità” da Cristiano Rufini (legale rappresentante di Sferanet ora estinta per fusione con Olidata e ora amministratore delegato). Mentre da Rossi avrebbe ricevuto quasi 900mila euro grazie a fatture false. Inoltre Masala avrebbe ottenuto l’inserimento nella cosiddetta catena di vendita l’inserimento della Sferanet, il cui 4,8% del capitale sociale era detenuto dalla moglie con “proventi quantificabili in oltre 4,5 milioni di euro). Una sorta di “socio occulto”. A Masala gli inquirenti contestano anche di aver ricevuto circa 188mila euro tramite fatture false per l’assegnazione di una gara relativa l’acquisizione di licenze software bandita dalla Marina militare.

Un altro “socio occulto” di Olidata, secondo gli inquirenti romani, sarebbe Amato Fusco, dipendente del ministero dell’Interno, direttore della III divisione del Servizio telecomunicazioni della Direzione centrale dei servizi logistici della gestione patrimoniale della Polizia, la cui compagna detiene azioni per 10mila euro di Olidata. Stando alle indagini Fusco avrebbe avuto un ruolo in una procedura da 20 milioni di euro. Rossi e Fusco si sarebbero incontrati più volte. Incontri che avrebbero portati all’inserimento di Sferanet a essere inserita nella catena di vendita per la fornitura di licenze di un software.

L’uomo di Musk in Italia – Tra gli indagati c’è anche Andrea Stroppa (a destra nella foto), considerato l’uomo di Elon Musk in Italia. Ancora Masala “nell’apprendere del progetto volto all’acquisizione da parte del governo italiano del sistema satellitare (Starlink, ndr.) realizzato e fornito da un noto gruppo statunitense, approfitta dello svolgimento presso il VI reparto di cui fa parte, di una riunione sul tema per agganciare e contattare successivamente il referente italiano del gruppo, Andrea Stroppa”. “Nel corso delle conversazioni emerge che, da un lato l’ufficiale di Marina programma” con un altro indagato ”l’inserimento di Olidata Spa nell’affare e, dall’altro, lo svolgimento di una certamente illecita propalazione a beneficio dello Stroppa (e, suo tramite, dei suoi referenti) di notizie riservate in ordine a decisioni assunte nel corso di riunioni ministeriali. Vicenda sintomatica di un accordo concluso, o in corso di conclusione, al fine di far beneficiare Olidata Spa e attraverso la stessa l’ufficiale di Marina e di un altro indagato, degli affari che il gruppo statunitense potrà concludere con l’amministrazione italiana, grazie all’intervento illecito del pubblico ufficiale”.

La reazione in Borsa e le note della società – La notizia ha dato uno scossone in Borsa a Olidata (-11,11%) e Digital Value (-10,46%). Sogei con una nota esprime “piena fiducia nella magistratura, a cui sta prestando totale supporto, e si dichiara indiscutibilmente estranea ai fatti. Ove i fatti contestati fossero acclarati in maniera definitiva l’azienda si dichiarerà parte lesa e si tutelerà nelle sedi competenti”. Anche Olidata ha reso noto che l’autorità giudiziaria sta conducendo accertamenti volti a verificare la “regolarità delle procedure ad evidenza pubblica aggiudicate in favore della Olidata e di numerose altre aziende”. A fronte di tali verifiche, il presidente del consiglio di amministrazione, Cristiano Rufini ha espresso la massima fiducia nell’operato della magistratura e la piena disponibilità a collaborare in ogni fase delle indagini, certo del corretto operato della società: “Confidiamo nel lavoro delle autorità competenti e siamo certi che la trasparenza delle nostre azioni verrà chiarita. Siamo a completa disposizione degli inquirenti e pronti a fornire tutto il supporto”. Rufini – che risulta tra gli indagati – ha ribadito la ferma volontà di “collaborare attivamente con le istituzioni, confidando in una rapida definizione della situazione e nel pieno chiarimento delle circostanze oggetto di indagine”.

Lo Stato Maggiore della Difesa in una nota conferma che “assicurerà il massimo supporto alle autorità inquirenti. I presunti comportamenti per i quali si indaga non sono certamente compatibili con i valori e i principi fondanti delle Forze Armate italiane”.

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