Parlare di donne, di mamme, di figli. Si fa spesso (e male). C’è ancora quella diffusa e anacronistica convinzione che una donna possa definirsi veramente tale solo se ha figli. O che un uomo, padre, che si occupa dei bimbi allora sia un “mammo” (e non semplicemente un papà). Insomma, sarebbero tanti gli esempi da fare sulla narrazione distorta, fuorviante e pure noiosa riguardante la “genitorialità” e la “maternità”. Ma c’è anche chi racconta storie diverse sfidando i luoghi comuni. Come Martina Maccherone che, ospite del podcast “1% Donne“, ha raccontato com’è stato diventare mamma di due gemelle. Un percorso intriso di dolori, contraddizioni e nostalgia per una vita passata. Sono emozioni che molte donne vivono ma che magari spesso faticano a esprimere, proprio perché timorose del giudizio altrui. Talent e communications manager con un passato vicino a Chiara Ferragni, Maccherone (32 anni) ha raccontato a Jessica Minelli com’è stata la sua esperienza con la maternità: “Si tende sempre a raccontare il bello, la parte felice. È normale. Quando sono nate (le sue due gemelline Ines e Ilde nate durante la pandemia, ndr) io, ancora con la pancia, avevo il cervello che sapeva che fosse tutto ok ma per una settimana ho pianto. […] Quella leggerezza della vita pre-figli mi mancava”, ha detto Maccherone, seguita su Instagram da 126.000 follower.
Dopo aver presentato il proprio percorso professionale, partendo dal primo lavoro nell’azienda di Chiara Ferragni, ha descritto il grande salto che l’ha condotta verso il mondo del design, poi del marketing e degli influencer, spiegando di essere oggi “una sorta di coordinatrice per opportunità di eventi, collaborazioni. Tutto quello che può essere utile al fine dell’immagine dell’azienda“. Un passaggio importante, questo della promozione, perché avvenuto quando ha scoperto di essere incinta di due gemelle: “Se dovessi disegnare la mia vita prima di scoprire di essere incinta.. io ero single, uscita da una relazione lunga 10 anni. Ero nel pieno della mia indipendenza, uscivo tutte le sere, mi divertivo. Ho conosciuto il mio attuale compagno, nonché padre delle mie gemelle; la nostra era una relazione sì seria ma a distanza. Eravamo divisi tra Milano e la Toscana, era una relazione da 20enni”.
Quindi ha continuato descrivendo l’impatto e le difficoltà di questa svolta, resa più affrontabile grazie alla presenza del suo uomo che, sostenendola, non l’ha mai lasciata sola. “Quando ho visto il test di gravidanza ho avuto paura, poi ho anche dormito sonni sereni. [..] Ma poi, durante la prima visita dal ginecologo, il dottore mi ha detto ‘tutto ok, vedo la camera gestazionale.. anzi sono due’. E me l’ha detto in maniera molto carina però in quel momento io sono scoppiata a piangere, a singhiozzo. Non me l’aspettavo, non lo avevo neanche immaginato. [..] Sembra lunghissima la gravidanza ma in realtà è un tempo strano: alcuni giorni non finiscono mai e invece poi 9 mesi volano. Ho fatto il cesareo programmato e per me che sono sempre organizzata questo mi ha rilassato”, ha detto lei. Che poi ha continuato: “Quando le bimbe sono arrivate, la realtà è stata diversa. Io non avevo mai sentito storie di maternità negative. Ho avuto un disturbo post-partum. Non le ho allattate, sono nate premature. [..] Adesso mi direi: ‘Chissene frega, è normale, piangi’. Invece in quel momento il mio cervello era in tilt, anche perché c’è una grande parte ormonale che non sapevo. Forse di questo se ne parla pochissimo. Le persone vicine a me? Poche potevano capirmi davvero perché nessuna aveva avuto i gemelli”.
La parte più complessa, appunto, è stata quando le gemelline sono tornate a casa, dopo un periodo in ospedale: “Ci siamo domandati cosa fare. Io inizialmente non ho provato quell’amore infinito che la maggior parte delle donne racconta. Inizialmente non volevo stare con loro, io desideravo tornare a lavorare, alla mia vita di prima. Ma quella vita non c’era più. Io ora mi sono innamorata di loro, perché le ho conosciute. Solo dopo un po’ mi sono resa conto di tutto”. Con un percorso di terapia si è guardata dentro, arrivando a domandarsi se ci fosse un “legame genetico” con il trauma infantile che aveva subito, abbandonata dal papà: “Per fortuna la terapeuta mi ha spiegato di no, però questo fa capire quanto mi sentivo inadatta. La mia storia era ‘se sto troppo con le bambine vado fuori di testa’ mentre solitamente sentiamo il contrario“.
Infine ha concluso: “Io e Lorenzo (il compagno, ndr) abbiamo un’agenda condivisa con i nostri impegni lavorativi, non è facile ma l’organizzazione è la chiave anche per essere serena. Io prendo aiuto da tutti: nonni, tate, amici. Adesso mi piace, si va al parco, il gelato, la cena e poi con le amiche è anche tutto più semplice. Ogni due mesi io e lui ci facciamo qualche giorno da soli, per me la coppia è fondamentale”. Via Instagram Stories, Martina ha poi sottolineato: “Sono molto fiera del percorso fatto con la mia terapista che mi ha permesso di aprirmi davvero su argomento che solo pochi amici attorno a me conoscono. È stato molto terapeutico raccontarlo e ora ho la forza anche di leggere e ‘sopportare’ le critiche che mi sono state mosse”.