Giustizia & Impunità

“L’abuso d’ufficio non è più reato”: assolto il sindaco di Reggio Calabria Falcomatà. Ecco di cosa era accusato

L’abuso d’ufficio è stato abrogato dalla riforma del ministro Carlo Nordio, entrata in vigore lo scorso luglio. E il processo al sindaco di Reggio Calabria si è concluso con un’assoluzione. “Il fatto non è previsto dalla legge come reato”, ha spiegato il Tribunale della città sullo Stretto, assolvendo Giuseppe Falcomatà.

Il procedimento penale riguardava la mancata costituzione di parte civile del comune di Reggio Calabria nel primo processo “Miramare, da cui Falcomatà è stato assolto in Cassazione assieme agli altri imputati. Dopo le prime udienze del secondo processo, nelle quali si erano registrate reiterate richieste di assoluzione per insussistenza del fatto, il Tribunale ha preso atto delle recenti novità legislative che hanno portato all’abrogazione del reato di abuso di ufficio e ha invitato le parti a concludere. Il procuratore aggiunto Stefano Musolino, quindi, si è rimesso alla valutazione dei giudici, mentre l’avvocato Marco Panella, difensore di Falcomatà, ha chiesto l’emissione di una sentenza di assoluzione. Terminata la camera di consiglio c’è stata la decisione ed entro 90 giorni saranno depositate le motivazioni.

Stando alle accuse che venivano contestate al sindaco, il Comune di Reggio Calabria si sarebbe dovuto costituire parte civile per poter chiedere poi un risarcimento danni allo stesso Falcomatà. Il sindaco era imputato sempre per abuso d’ufficio per alcune presunte irregolarità relative alle procedure di affidamento del Grand Hotel Miramare, un immobile di pregio affacciato sul lungomare, concesso nel 2015, senza alcun bando pubblico, a un’associaizone. Quel processo, dopo la condanna in Appello a un anno e conseguente sospensione di Falcomatà dall’incarico di sindaco, era finito con l’assoluzione in Cassazione. Il comune di Reggio Calabria, comunque, non era parte civile di quel procedimento perché “in qualità di sindaco ed insieme di imputato”, Falcomatà avrebbe omesso “di astenersi dalla decisione inerente la costituzione”, come era scritto nel capo di imputazione. Comunque siano andate le cose, quella condotta non è comunque configurabile come reato.