Economia

Sì del cdm alla manovra: “3,5 miliardi dalle banche”, ma è solo un anticipo. Confermato il taglio del cuneo. E Meloni rispolvera il bonus bebè da 1000 euro di Berlusconi

Il piatto forte sul lato delle uscite è quello più volte annunciato: la conferma del taglio del cuneo fiscale per i dipendenti che guadagnano fino a 35mila euro e dei tre scaglioni Irpef. La sorpresa è una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1.000 euro ai genitori con Isee sotto i 40mila euro. Non […]

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Il piatto forte sul lato delle uscite è quello più volte annunciato: la conferma del taglio del cuneo fiscale per i dipendenti che guadagnano fino a 35mila euro e dei tre scaglioni Irpef. La sorpresa è una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1.000 euro ai genitori con Isee sotto i 40mila euro. Non proprio una novità: Silvio Berlusconi inserì una misura simile nella manovra per il 2006 (ogni bebè ricevette una sua lettera autografa per rivendicare l’iniziativa), Matteo Renzi varò un bonus bebè da 80 euro al mese. Le coperture – al netto di 9 miliardi di deficit e 6 di fondi già accantonati – sono ancora un cantiere aperto: di sicuro ci sono una riduzione del 5% del budget di spesa a disposizione dei ministeri, che vale poco meno di 3 miliardi, e un “contributo” da parte delle banche sotto forma di una mera anticipazione di liquidità al bilancio dello Stato. Da lì sono attesi 3,5 miliardi che “saranno destinati alla sanità e ai più fragili per garantire servizi migliori e più vicini alle esigenze di tutti”, assicura sui social la premier Giorgia Meloni commentando il varo della sua terza manovra.

Il contributo di banche e assicurazioni – La Lega pretendeva che “pagassero i banchieri”. Forza Italia vedeva l’ipotesi di una tassa sugli extraprofitti bancari come fumo negli occhi. Ora entrambi i partiti cantano vittoria. Il vicepremier Matteo Salvini sui social rivendica che sono “previsti in manovra economica 3,5 miliardi da banche e assicurazioni da investire in sanità, come la Lega ha sempre auspicato”. L’omologo Antonio Tajani esulta perché non di tassa si tratta bensì di “una cosa concordata”, che “non spaventa i mercati”, un “accordo con gli istituti di credito per trovare una soluzione che permetta di avere liquidità allo Stato”. In concreto l’intervento si limita a rinviare l’utilizzo di alcuni sconti fiscali (Dta) a dopo il 2027, a fine legislatura. I 3,5 miliardi sono dunque un mero anticipo di liquidità e si intendono spalmati su un biennio.

Rinnovo per taglio del cuneo e Irpef a tre aliquote – La conferma della decontribuzione e dei tre scaglioni dell’Irpef, che diventano strutturali, valgono da sole oltre la metà della manovra, intorno ai 14 miliardi. Sul primo fronte arriva qualche novità per rispondere ai rilievi di Bankitalia sul disequilibrio creato dalla decontribuzione nel sistema pensionistico e a quelli dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulla “trappola della povertà” (chi supera i 35mila euro vede crollare il reddito disponibile): il taglio del cuneo resterà contributivo per i redditi fino a 20mila euro, poi si trasformerà in vantaggio fiscale, con un aumento delle detrazioni per il lavoro dipendente fino a 35mila euro. A quel punto partirà un décalage fino a 40mila euro. Il governo continua poi ad accarezzare la speranza di ridurre l’aliquota intermedia, fino a 50mila euro di reddito, dal 35 al 33%. Ma potrà farlo solo se arriveranno coperture sufficienti dal concordato preventivo e dalla sanatoria collegata. Al momento le adesioni sono pochissime e gli addetti ai lavori chiedono a gran voce una proroga del termine ultimo per comunicare l’accettazione della proposta, fissato per il 31 ottobre. L’annunciato ampliamento a 100mila euro della flat tax non va in porto.

Il pacchetto natalità col bonus – Il “pacchetto natalità”, fondamentale per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, comprende come novità una “Carta per i nuovi nati” da 1000 euro l’anno che ricorda moltissimo l’operazione voluta da Berlusconi un ventennio fa. Si rafforza poi il bonus asili nido e finalmente si prevede l’esclusione delle somme relative all’assegno unico universale dal computo dell’ISEE. Nel compiuto delle detrazioni si terrà conto del numero dei familiari a carico: secondo il governo in questo modo si introduce un primo assaggio di “quoziente familiare”. In compenso un vero disboscamento delle tax expenditure pare destinato anche stavolta ad essere rinviato. La carta “dedicata a te” viene rifinanziata per il 2025 con 500 milioni.

Lavoro e imprese – “In particolare nel Mezzogiorno” saranno confermati gli incentivi finalizzati all’occupazione dei giovani e delle lavoratrici. Non è chiaro se la decontribuzione per le mamme lavoratrici con due o tre figli sarà estesa alle autonome. L’aumento della soglia di esenzione dei fringe benefit – 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico e a 1.000 euro per tutti gli altri – verrà confermato. In più “gli importi vengono maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri”. Resta, anche per il triennio 2025-2027, la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività erogati dalle aziende ai lavoratori.

Aumento del fondo sanitario – Per il fondo sanitario sono attesi 3 miliardi in più che lo farebbero salire a 138,2 miliardi dai 134 del 2024, cifra che aveva fatto scendere il valore del finanziamento rispetto al pil sotto il 6,3%. Il ministro Orazio Schillaci punta a utilizzare le risorse soprattutto per il personale sanitario: vorrebbe varare un piano da 30mila assunzioni, 10mila medici e 20mila infermieri. Lo sconto fiscale sull’indennità di specificità medica dovrebbe arrivare in due fasi: nel 2025 l’aliquota del 43% sarà portata al 30%, l’anno dopo al 15% – il livello della flat tax – con un aumento in busta paga di circa 250 euro mensili.

Rinnovo dei contratti degli statali – Il governo “mette da subito le risorse destinate a finanziare le procedure di rinnovo dei contratti del pubblico impiego, con particolare riferimento al triennio 2025-2027”.

Bonus ristrutturazioni al 50% solo per le prime case – Si ipotizza la proroga nel 2025 del bonus ristrutturazioni al 50% ma solo per le prime case per ridurre i costi per lo Stato. Per le altre abitazioni l’agevolazione edilizia calerà al 36% come previsto a legislazione vigente.

Archiviate le promesse sulle pensioni – Dimenticata “quota 41”, al massimo saranno confermate le attuali opzioni di uscita anticipata con molte penalizzazioni. L’obiettivo diventa garantire finalmente la piena indicizzazione degli assegni rispetto all’inflazione – anche lo scorso anno andata solo a chi riceve un trattamento basso – e aumentare minime. Si pensa poi a incentivi per chi sceglie di rimanere al lavoro anche avendo i requisiti per il pensionamento. Non escluso un regalo alla previdenza complementare con l’introduzione di un nuovo semestre di silenzio assenso.

Per i testi si dovrà attendere – La decisione di portare la manovra in consiglio dei ministri insieme al Documento programmatico di bilancio e al decreto Anticipi è arrivata a sorpresa per stoppare le liti in maggioranza e le fughe in avanti. Ma non significa che i testi siano pronti. L’invio del ddl di Bilancio al Parlamento, previsto dalla legge entro il 20 ottobre, potrebbe quindi slittare. Come avvenuto lo scorso anno, quando sono passate due settimane prima che deputati e senatori potessero leggerlo. Difficile che stavolta l’articolato sia chiuso definitivamente prima delle regionali in Liguria, il 26 e 27 ottobre. Il Documento programmatico di bilancio al contrario dovrà essere inviato a Bruxelles entro la mezzanotte. Insieme al Piano strutturale di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri il 27 settembre.