Sarà probabilmente l’età; i miei figli mi apostrofano deridendomi come boomer. Sarà sicuramente la mia formazione bancaria, che mi obbliga a una valutazione dei rischi sempre molto prudenziale. Fatto sta che il mio rapporto con il mondo delle criptovalute non è di totale apertura.
E, così come già evidenziato circa un anno fa su queste pagine, quelle perplessità aumentano quando si analizza il rapporto tra calcio e blockchain.

Quanti tifosi, investendo i loro risparmi in criptovalute, sono già rimasti o rimarranno con il classico cerino in mano? E quanti potrebbero essere inconsciamente invogliati a buttarsi in questo rischioso trading dallo sponsor sulla maglia della loro squadra del cuore? Siamo certi che il pubblico che “acquista” calcio sia così poco sensibile a queste tematiche e dopo, fosse pure solo per crearsi un alibi per le eventuali perdite subite, non si allontani definitivamente anche dal brand/azienda di calcio? Perché nel calcio, nei confronti dei tifosi e appassionati (che non sono i soli e principali clienti di una azienda-calcio), si applica un marketing tribale, il marketing delle tribù di consumo. Gli appartenenti alle comunità di marca sono molto più che semplici clienti fedeli: si sentono parte del brand e di tutti i valori che comunica, condividendone gioie e dolori.

In questo contesto, ho riflettuto su quale sia lo stato attuale delle collaborazioni tra il Napoli e le aziende che operano nel settore delle valute digitali e dei fan token, che, è bene sottolinearlo, differiscono notevolmente dalle criptovalute. I fan token rappresentano un’unità di valore emessa da un’organizzazione, progettata per gestire autonomamente il proprio modello di business e permettere ai consumatori di interagire con i suoi prodotti e servizi.

In particolare ho notato che dopo solo 18 mesi dall’accordo, Upbit non è piu back shirt partner del Napoli (sostituito da Sorgesana) e che la società azzurra ha da poco stipulato un accordo come partner regionale con Maneki che ha tratto ispirazione dal leggendario gatto della fortuna giapponese. Si tratta di una cosiddetta “meme coin”, cioè priva di utilità intrinseca al di là del suo simbolismo e della sua community.

Il Napoli, l’ho più volte ripetuto su questo blog, è un benchmark di azienda socialmente responsabile nel mondo del calcio, nel senso che la responsabilità degli amministratori della società partenopea non è esclusivamente rivolta agli azionisti per la remunerazione del capitale investito, bensì necessariamente orientata, sempre per l’inevitabile finalità di massimizzazione del profitto, verso tutti quei soggetti (dipendenti, fornitori, clienti) che a vario titolo abbiano un interesse diretto nei confronti dell’attività della società. In sostanza, un’azienda socialmente responsabile come il Napoli pensa all’impatto delle sue azioni non solo sul proprio successo economico, ma anche sul benessere delle persone e del pianeta. Cerca di fare la cosa giusta, integrando valori etici e sostenibili nel proprio modello di business.

A tal proposito abbiamo chiesto un parere autorevole su queste due realtà a Giorgio Scura, già responsabile cronaca di Fanpage, oggi direttore responsabile di Decripto.org, la prima testata giornalistica specializzata nel settore della blockchain, nata con l’obiettivo di denunciare i progetti fraudolenti che minacciano l’integrità di questa tecnologia rivoluzionaria.

A proposito di Upbit, Scura riferisce che “è il più importante exchange coreano e tra i più grossi al mondo. Un exchange è una sorta di ‘cambia valute’ appunto dove si possono scambiare euro o dollari per cryptovalute e tradarle (cioè venderle e comprarle a fini speculativi) nei mercati globali. Upbit è sotto indagine in Corea dall’antitrust per posizione dominante (monopolio) in questo settore. Inoltre ci sono sospetti su alcune criptovalute listate (messe in vendita) nell’exchange che hanno avuto comportamenti sospetti. In particolare ci sono accuse di schemi pump and dump, che si realizza quando una crypto (o token) viene messo sul mercato e artificiosamente manipolato in modo da trarre profitto illegittimo sugli investitori che arrivano dopo. Una declinazione moderna di uno schema ponzi, in pratica. Perché è stata interrotta la sponsorizzazione? Bisognerebbe chiederlo al Napoli Calcio. Per esperienza in questi casi si tratta probabilmente di mancati pagamenti o di un cambio di strategia. Del resto Upbit – come scrivevamo su Decripto a gennaio 2023 – non è regolamentata in Italia, non si è mai registrata per operare in Italia attraverso l’OAM (l’Organismo competente in via esclusiva ed autonoma per la gestione degli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei Mediatori creditizi), un obbligo per operare nel nostro paese. Si saranno forse accorti al Napoli di avere un abusivo come sponsor?”.

Per quanto riguarda, invece, il nuovo sponsor Maneki, il direttore di Decripto sostiene che “a primo sguardo ci sono parecchi campanelli d’allarme sul fatto che possa essere la solita campagna marketing su un token senza liquidità e senza valore per farne alzare il prezzo e poi – al momento giusto – scaricare i guadagni sui neo investitori. ‘Venderglieli in testa’, come si dice in gergo, esattamente lo schema pump and dump descritto prima. Avremo bisogno di più informazioni e più tempo per scendere nei dettagli ma basta visitare il sito ufficiale di questo token per vedere che è completamente illegale in Italia: non ha cookie policy, nessuna indicazione dell’azienda, no termini e condizioni, niente p.iva e dovrebbe essere oscurato. Per quanto riguarda la capitalizzazione è molto bassa per questo settore (sotto i 40 milioni di dollari), con una forte pressione di vendita. Oltre al team anonimo, da segnalare l’esiguità dei canali social, una community tutto sommato piccola con 74mila possessori del token nel mondo. Insomma, c’è da fare molta molta attenzione”.

Resta da chiedersi se il Napoli abbia condotto una due diligence approfondita e adeguata prima di avviare collaborazioni con un attore di questo settore così complesso. Conoscendo la serietà della società partenopea, è probabile che ci sia stata una valutazione attenta, ma in contesti tanto delicati e mutevoli come quello delle criptovalute e dei fan token, rivolgersi a esperti del settore per un’analisi specialistica diventa una scelta prudente e necessaria.

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