Politica

Regionali in Liguria, scontro Bucci-Orlando sulla natalità. “Vorrei che tutti qui avessero fatto figli”. “Così criminalizza chi non può averne”

Precarietà, lavoro povero, crisi del sistema sanitario, diritto all’abitare, giovani in fuga e crollo demografico. Sono questi i temi che la Chiesa di Genova ha voluto mettere a fuoco nel confronto tra i candidati alla presidenza della Regione Liguria nel primo confronto pubblico. Malgrado la moderazione dell’evento rendesse difficile alimentare polemiche, il sindaco di Genova Marco Bucci non ha perso l’occasione di provocare, parlando di natalità: “È vero che certe volte è un problema economico, ma molte volte non lo è, chi fa figli contribuisce al successo della nostra società. È una cosa importante” ha dichiarato, rivolto al candidato del centrosinistra Andrea Orlando “tra di noi vorrei che tutti quanti avessero fatto figli.”

A stretto giro la replica dell’ex-ministro Orlando: “Sono sicuro di una cosa: non si risolverà questo problema criminalizzando le persone che non hanno avuto figli perché non li hanno potuti avere – la risposta che ha strappato un applauso al pubblico – Serve welfare per aiutare le donne a non dover scegliere tra il lavoro e la famiglia, perché è sulle donne che si scarica il lavoro di cura in una famiglia che resta organizzata ancora secondo vecchi schemi”.

Il tema del crollo demografico in Liguria è particolarmente sentito, anche in considerazione del fatto che dal 2015 le nascite si sono dimezzate, portando la regione a superare tutti i record storici negativi a livello nazionale. Tra le critiche più dure all’amministrazione di centrodestra si registrano quelle di Alessandro Rosson, candidato della destra di Alemanno: “Sono nove anni che continuano a promettere, ma oltre a lasciarci un buco di 232 milioni di euro nella sanità, il gemello diverso di Bucci, Toti, non ha fatto niente”.

Il sindaco di Genova, che ha scelto di mollare l’amministrazione della sua città su incoraggiamento di Giorgia Meloni e con il sostegno di Lega e Forza Italia, coglie il momento dell’appello al voto per prendere le distanze dai partiti che lo sostengono: “I nostri capi sono i cittadini, non i partiti. Tanto meno quelli che governano a Roma – è il riferimento diretto e impietoso ai suoi sponsor – che tra l’altro litigano ogni giorno e non si capisce mai cosa vogliono fare”. A margine dell’incontro, l’appello ai candidati dell’arcivescovo Marco Tasca: “Bisogna ripartire dal bene comune; ma bisogna chiarirsi bene quando si parla di bene comune: è tale se si parte dai più deboli, dai più fragili, da chi ha più bisogno. Se questo è il criterio, poi ci stanno tutti quanti”.