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“Un mese dopo l’asportazione di un pezzo di polmone per tumore maligno, facevo le prove del mio tour con le flebo”: il miracoloso Red Canzian

Il bassista dei Pooh presenta il libro “Centoparole per raccontare una vita”

di F. Q.
“Un mese dopo l’asportazione di un pezzo di polmone per tumore maligno, facevo le prove del mio tour con le flebo”: il miracoloso Red Canzian

Centoparole per raccontare una vita” è il titolo dell’ultimo libro di Red Canzian dei Pooh, vero nome Red Bruno Canzian. Il bassista 72enne si è raccontato a Il Corriere della Sera e ha ripercorso quell’anno terribile dal 2015 in poi quando ha “beffato la morte tre volte”.

“Nel 2015 sentii una bomba nel petto, dissezione dell’aorta. – ha raccontato Red – Il 40% muore prima di arrivare in ospedale, io fui fortunato perché mentre mi portavano in sala operatoria il professor De Paulis stava per prendere un aereo. Tornò indietro e mi impiantò una protesi da lui brevettata. La cosa incredibile è che 53 giorni dopo ero sul palco di Bolzano per un con- certo, anche se dietro le quinte c’era un esercito di medici e familiari con flaconi, flebo… armamentario salvavita”.

Nel 2018 compare una macchia nel polmone: “Tumore maligno, mi asportarono un pezzo di polmone, ma un mese dopo partiva una mia tournée, ho fatto le prove con le flebo”. Stafilococco aureo, invece, nel 2022: “Ho smesso con gli anti- biotici solo nel giugno scorso, due anni di cure. Ma sapesse quante tournée ho fatto con la schiena a pezzi: tra una pausa e l’altra, dietro le quinte, mi iniettavano l’antidolorifico”.

Ma non è tutto ci sono anche state altre occasioni in cui Canzian ha sfiorato la morte: “Una volta, dopo un concerto, ero in macchina con Roby (Facchinetti, ndr.) e decidemmo di partire per Bologna perché avevamo sentito dire che lì aveva nevicato e volevamo andare a vedere quella prima neve, ma, uscendo da una galleria sull’Appennino, l’asfalto bagnato si trasformò in una lastra di ghiaccio. Guidavo io e persi il controllo. Una carambola, una paura folle ma per fortuna andammo a sbattere contro l’ingresso della galleria successiva”.

Il rapporto con la fede è assolutamente privato: “Da qualche tempo, la sera, metto via l’iPad per dire una preghiera. Ogni sera. È una forma di rito che mi fa bene”. L’alimentazione è sempre curata: “Non mangio carne da trent’anni e non mi manca. Ho cominciato per stare meglio di salute, ma con il tempo è diventata una scelta etica. Però ogni giorno faccio un’ora di corsa, sul tapis roulant e va- do in bicicletta. Come il mio amico Roby, appena posso faccio le scale a piedi”.

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