Il caso degli attacchi israeliani a Unifil è arrivato ai massimi livelli delle Nazioni Unite. Il Consiglio di Sicurezza ha espresso “forti preoccupazioni” per gli incidenti di cui sono rimasti coinvolti caschi blu di Unifil nel Libano meridionale. “Sullo sfondo delle ostilità lungo la Linea Blu, i membri del Consiglio di Sicurezza esprimono forti preoccupazioni dopo che postazioni Unifil sono finite sotto tiro negli ultimi giorni”, ha detto la presidente di turno del Consiglio, la Rappresentante permanente della Svizzera, Pascale Baeriswyl. I 15 membri del Consiglio di Sicurezza “riconoscono la necessità di ulteriori misure pratiche per attuare la risoluzione 1701 che stabilisce il mandato di Unifil”, ha aggiunto Baeriswyl. E proprio in Libano, lo ha annunciato lei stessa in Parlamento, arriverà venerdì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Intanto sul terreno le operazioni militari non si fermano. Le Forze di difesa israeliane hanno fatto sapere di aver colpito nelle ultime 24 ore 230 obiettivi a Gaza e in Libano e uccisi decine di miliziani. Fonti mediche palestinesi hanno riferito ad Al Jazeera che il bilancio delle vittime odierne degli attacchi israeliani nella Striscia è salito ad almeno 45. Sul fronte libanese un alto funzionario dell’Unicef ha reso noto che più di 400.000 bambini sono stati sfollati nelle ultime tre settimane.

Nelle stesse ore Benyamin Netanyahu ha detto all’amministrazione Biden che colpirà infrastrutture militari in Iran piuttosto che siti nucleari o giacimenti di petrolio. Lo riporta il Washington Post. Una di queste ha riferito che l’azione di Israele sarà calibrata per evitare la percezione di un’”interferenza politica nelle elezioni americane”, segnalando che il premier avrebbe capito che la portata della risposta di Israele ha il potenziale di ridisegnare la corsa alla Casa Bianca. Una fonte a conoscenza dei dettagli della conversazione tra il presidente Usa Joe Biden e Netanyahu della scorsa settimana ha riferito al quotidiano che l’attacco all’Iran ci sarà prima delle elezioni americane del 5 novembre, poiché la mancanza di una rappresaglia contro Teheran sarebbe interpretata dall’Iran come un segno di debolezza. Poco dopo Tel Aviv ha rettificato. “Ascoltiamo i pensieri del governo americano, ma prenderemo le nostre decisioni finali in base alle esigenze di sicurezza nazionale di Israele”, si legge in una dichiarazione dell’ufficio del premier.

Da più parti, intanto, arrivano indicazioni secondo cui gli Stati Uniti starebbero aumentando gli sforzi per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza. Barak Ravid, giornalista di Axios, riporta su X che il segretario di Stato Antony Blinken e quello alla Difesa Austin hanno inviato ieri una lettera a Israele chiedendo di adottare misure entro 30 giorni per migliorare la situazione umanitaria a Gaza “entro 30 giorni” al fine di evitare un embargo sulle armi americane. Nella lettera in particolare si chiedono “passi concreti” e si esprime la “profonda preoccupazione” degli Stati Uniti per una situazione che “sta deteriorando”. Del resto questa incidentalmente è la posizione sostenuta anche da Hezbollah, per tramite del n. 2 Naim Qassem: “La soluzione è il cessate il fuoco, nient’altro. Se vogliono continuare a sparare, noi continueremo”, ha detto, aggiungendo che Libano e Palestina non si possono separare. Di contro, il primo ministro libanese Nijab Mikati, si è detto pronto ad aumentare la presenza del suo esercito nel sud del Libano, fino ad arrivare a una presenza di 11mila soldati, dopo che sarà raggiunto un accordo di cessate il fuoco con Israele. Lo ha annunciato lo stesso Mikati in una intervista all’Afp, aggiungendo che le truppe dell’Idf stanno effettuando incursioni transfrontaliere. “Attualmente abbiamo 4.500 soldati nel Libano meridionale e vorremmo aumentarli a un numero compreso tra settemila e undicimila”, ha detto Mikati nell’intervista. Non appena verrà raggiunto un cessate il fuoco, “potremo spostare i soldati” da altre parti del Libano verso il sud del Paese, ha aggiunto. Al momento, ha continuano, in base alle ”informazioni che abbiamo ci sono brevi incursioni” israeliane nel Libano meridionale.

Attacco nel sud: uomo spara contro le auto, ucciso. Un agente di polizia è morto e un altro è rimasto ferito in un attentato sulla Route 4, nei pressi di Ashdod, città nel sud di Israele. Secondo le prime ricostruzioni, a sparare all’impazzata allo svincolo dell’autostrada è stato un terrorista, poi ucciso dalle forze di sicurezza sul posto. La polizia sta cercando un complice.

Financial Times: “Israele ha pochi missili intercettori”. Esperti e alti funzionari dell’industria militare hanno spiegato al quotidiano britannico che Israele si trova ad affrontare un “serio problema di munizioni” mentre si prepara ad un attacco in Iran che potrebbe innescare un’ulteriore escalation. Sarebbe questo il motivo per il quale gli Stati Uniti si stanno affrettando per contribuire a colmare le lacune, compreso lo spiegamento dell’avanzato sistema di difesa aerea Thaad che dovrebbe arrivare in Israele oggi, in quella che viene descritta come una corsa contro il tempo. “Se l’Iran risponde all’attacco israeliano, e anche Hezbollah si unisce, le difese aeree di Israele saranno messe a dura prova”, ha spiegato una fonte a Ft, aggiungendo che anche le forniture provenienti dagli Stati Uniti non sono infinite. “Gli Usa non possono continuare a rifornire Ucraina e Israele allo stesso ritmo, stiamo arrivando a un punto di svolta”.

Boaz Levy, amministratore delegato dell’industria che produce i missili intercettori “Hatz”, ha dichiarato al giornale che opera su 3 turni per mantenere attive le linee di produzione: “Alcune delle nostre linee lavorano 24 ore su 24, sette giorni su sette. Il nostro obiettivo è rispettare tutti i nostri impegni”, ha detto Levy, aggiungendo che il tempo necessario per produrre missili intercettori “non è questione di giorni”. Anche se Israele non rivela l’entità delle sue scorte, ha aggiunto: ” Non è un segreto che dobbiamo ricostituire le scorte”.

Il quotidiano britannico ha spiegato che i sistemi di difesa aerea a tre livelli di Israele sono finora riusciti a intercettare la maggior parte degli droni e dei missili lanciati dall’Iran e dai suoi alleati contro il Paese. Il sistema Iron Dome ha intercettato i razzi a corto raggio e i droni lanciati da Hamas da Gaza, mentre il sistema David Sling intercetta i razzi più pesanti lanciati dal Libano, e il sistema Arrow ferma i missili balistici provenienti dall’Iran. Mentre nell’attacco iraniano di aprile, secondo l’Idf, è stato raggiunto un tasso di intercettazione del 99% contro lo sbarramento, che comprendeva 170 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici, Israele, è scritto, ha avuto meno successo nel respingere il secondo attacco, all’inizio del mese, che comprendeva oltre 180 missili balistici. Secondo fonti dell’intelligence che hanno riferito al giornale, quasi 35 missili hanno colpito la base aerea di Nabatim.

Iran, riappare il comandante delle forze Quds creduto morto. Esmail Qaani ha partecipato questa mattina a Teheran ai funerali dell’alto comandante delle Guardie Rivoluzionarie, Abbas Nilforoushan, ucciso in un attacco israeliano a Beirut il 27 settembre insieme al leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. L’assenza di Qaani da eventi pubblici nelle ultime due settimane aveva sollevato speculazioni sulla sua morte o sul suo arresto da parte delle forze di sicurezza iraniane per sospetta cooperazione con Israele, affermazioni negate dalle autorità iraniane. La televisione di Stato iraniana ha mostrato un filmato in cui si vede una persona che sembra essere Qaani mentre partecipa alla cerimonia commemorativa. Nel video lo si vede anche piangere, riportano i media israeliani.

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