di Pietro Francesco Maria De Sarlo
Il dormiente è quel capo della corda che, quando si fanno i nodi, è inerte ma che una volta eseguito regge il carico. Nel nodo scorsoio, che a opera delle Lega Nord e Veneta da 40 anni si attorciglia al collo dell’Unità Nazionale prima come secessione e ora sotto forma di Autonomia differenziata, il dormiente è rappresentato dai deputati e senatori di tutti i partiti del Mezzogiorno che da 40 anni dormono beati.
Di recente, grazie a tanti civici, gli onorevoli del Pd, del M5S, di Avs (per favore: cambiate acronimo, perché così sembrate dei concorrenti di Italo) pare si siano svegliati, ma ancora devono prendere il caffè, insieme a quelli di Calenda, indecisi su tutto (cit), e a quelli di Renzi, decisi, as usual, a spaccare ogni unità a sinistra oltre ai cosiddetti.
Altrimenti non si spiega come e perché sulla attività del Clep, presieduto da Cassese chef della costituzione à la carte per i bisogni di ogni governo da Draghi a Calderoli … ops … Meloni, aleggi il mistero e come sia stato possibile che a presiedere la Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard (Ctfs) sia stata nominata la professoressa Elena D’Orlando; che è un poco come mettere la volpe a guardia del pollaio. Infatti, oltre ad essere direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Udine, è stata membro della delegazione trattante del Veneto per l’autonomia differenziata.
A parte i dubbi che io, povero terrone, posso nutrire su quali insegnamenti la professoressa impartisca agli studenti friulani poiché non insegna discipline politicamente neutre come la matematica o la medicina, mi pare stupefacente che in parlamento non si sia creata una opposizione a questa nomina da parte dei deputati e senatori del Mezzogiorno di tutti i partiti politici. E come le regioni del Sud e i suoi consiglieri e governatori, a prescindere dall’orientamento politico, non chiedano trasparenza sui lavori sia del Comitato per i Livelli Essenziali di Prestazione (Clep) sia sul Ctfs.
Mentre nell’università friulana piccoli secessionisti crescono, a fare supplenza ai parlamentari ancora una volta sono chiamati i civici e le associazioni, come “34 testa a sud” presieduta dal costituzionalista Massimo Villone che promuove una petizione per chiedere le dimissioni della professoressa autonomista.
Ma la questione non è tanto e solo contrastare l’Autonomia e l’ennesima truffa ai danni del Sud – che si chiami Lep, Clep o Ctfs – quanto iniziare a fare una operazione verità sulla spesa pubblica territoriale negli ultimi 163 anni: sia quella corrente sia quella per investimenti. Dentro tutto: dalla fiscalità di vantaggio alla cassa integrazione, dalle pensioni alla sanità e alle infrastrutture. Perché in assenza di questa operazione verità si continuerà la solita narrazione di un Sud messo male perché, si sa, sotto il Po sono tutti piccoli, sporchi, neri e cattivi. Sotto il Garigliano neanche ve lo sto a dire che sono.
A partire dal fantomatico intervento straordinario per il Sud rappresentato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Questa nacque nel 1950 per finanziare la viabilità rurale a seguito della riforma agraria e alla fine dei diritti feudali 90 anni dopo la promessa di Garibaldi. Ora, occorre distinguere quello che è intervento straordinario da quello ordinario. È straordinario quello aggiuntivo all’ordinario. Per esempio se tra Venezia, Milano e Torino si fa una autostrada a tre corsie per senso di marcia con l’intervento ordinario, tra Napoli-Bari e Reggio Calabria la si dovrebbe fare a quattro corsie: tre con l’intervento ordinario e almeno una con l’intervento straordinario. Altrimenti si tratta di un intervento parzialmente sostitutivo.
Vi risulta che al Nord, dove mai ha operato la Cassa, in tutti questi anni non si sia fatto neanche un viottolo di campagna a parte le autostrade, le ferrovie, gli aeroporti e tutto il resto?