La foto che sta facendo il giro del mondo, simbolo dell’orrore che sta vivendo Gaza, ritrae un ragazzo avvolto tra le fiamme, dopo l’ennesimo bombardamento di un ospedale da parte dell’esercito Israeliano. Si chiamava Sha’ban al-Dalou, uno studente di Al-Azar University, ucciso assieme a sua madre. L’attacco contro l’Al-Aqsa Martyrs Hospital è una strage di pazienti e civili, molti dei quali, dopo essere stati fatti evacuare ripetutamente da varie zone di Gaza, si erano rifugiati nelle tende vicine all’ospedale, trasformate in un inferno.
Dopo un anno di massacri senza precedenti recenti, l’orrore a Gaza non accenna a fermarsi, tra le pantomime e moine ipocrite dei leader politici dei paesi più potenti al mondo, mai parchi di parole altisonanti sui diritti umani e sui valori occidentali.
“Quando finirà la notte?” ha chiesto Eyad, fratellino di Hindi Rajab, la bambina assassinata da un carro armato israeliano dopo aver supplicato dentro un auto, durante una straziante telefonata, “per favore, venitemi a prendere”. Due paramedici, a bordo di un’ambulanza, avevano tentato di raggiungere Hindi, sola e ferita in auto, circondata dai corpi senza vita dei suoi familiari. Ma il carro armato ha aperto il fuoco anche sull’ambulanza, riducendola a un ammasso di lamiere e uccidendo i due soccorritori. Il corpicino di Hindi è stato ritrovato ancora nell’auto 12 giorni dopo, quando i militari israeliani hanno temporaneamente lasciato la zona.
“Quando finirà la notte?” ha chiesto Eyad, ripreso in un documentario sulle indicibili sofferenze del popolo Palestinese, affamato, bombardato, ferito e sfollato dopo oltre un anno di atrocità. Atrocità di uno stato che ha trasformato le leggi e il diritto internazionale in parole vuote.
“La notte non finirà” ha risposto sua mamma.
Un recente sondaggio di 65 operatori volontari a Gaza pubblicato sul New York Times spiega che 44 di loro hanno assistito a “molteplici casi di bambini preadolescenti colpiti (da proiettili) alla testa o al petto.” Lo stesso sondaggio mostra che 53 intervistati su 65 hanno visto “un disagio psichiatrico quasi universale nei bambini piccoli e ne hanno visto alcuni che si sono suicidati o hanno detto di desiderare la morte.”
I bambini di Gaza vogliono morire, ma il disagio psichiatrico più grave è di chi ha condotto e normalizzato questo orrore. Quello che succede a Gaza è un genocidio in diretta perpetrato da psicopatici al potere, sostenuto da un’ampia maggioranza della popolazione dello Stato che lo conduce, reso possibile dal sostegno morale e militare del mondo Occidentale, nonché dal silenzio e dall’inerzia di politici, intellettuali, accademici, giornalisti e opinionanisti che sollevano stucchevoli distinguo.
Sha’ban aveva 19 anni. Nessuno saprà ma quali siano stati i suoi ultimi pensieri.
Hindi ne aveva 5.
Ascoltate la sua voce mentre supplicava di essere salvata se ci riuscite. Come la foto degli ultimi istanti di Sha’ban, vi resterà ficcata dentro, come un buco nero nello stomaco.