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22 aerei e 5 navi da guerra cinesi intorno a Taiwan: “Non rinunceremo mai all’uso della forza”. Ma l’isola rilancia: “Il mondo è con noi”

Un gioco di equilibri delicato, una partita a scacchi giocata sul filo della tensione. La Cina torna a ribadire la sua posizione su Taiwan: la riunificazione è un obiettivo irrinunciabile, da perseguire anche con la forza se necessario. Ma l’isola, forte del sostegno internazionale, rilancia: “Il mondo è con noi“. L’ultima mossa di Pechino è arrivata con le esercitazioni militariJoint Sword 2024/B” tenutesi il 14 ottobre, una dimostrazione di forza su larga scala che ha visto le forze armate cinesi circondare Taiwan con un blocco aero-navale. Un chiaro avvertimento agli “atti separatisti” di Taipei, accusata di perseguire l’indipendenza.

E oggi il governo dell’isola ha denunciato una nuova incursione di aerei e navi da guerra cinesi nelle sue vicinanze: il Ministero della Difesa di Taipei ha rilevato la presenza di 22 aerei e 5 navi militari di Pechino intorno all’isola nelle ultime 24 ore. Di questi, 13 jet hanno superato la linea mediana dello Stretto di Taiwan, entrando nella zona di identificazione di difesa aerea taiwanese. L’esercito di Taipei ha monitorato attentamente la situazione, predisponendo una risposta adeguata all’evolversi delle azioni cinesi.

Il portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo di Pechino, Chen Binhua, ha chiarito che Pechino è disposta a impegnarsi con “massima sincerità” per una riunificazione pacifica, ma non esclude l’opzione militare contro le interferenze di “forze esterne” e la “piccola minoranza di separatisti” di Taiwan. “La nostra postura è rivolta principalmente contro l’ingerenza straniera e un numero esiguo di separatisti”, ha detto Chen durante un briefing nella capitale cinese, aggiungendo che la maggior parte dei taiwanesi non sostiene l’indipendenza. Per la Cina, Taiwan rimane una parte “inalienabile” del proprio territorio, che verrà riunificata, se necessario, anche con la forza.

“Siamo disposti a impegnarci per la riunificazione pacifica con la massima sincerità”, ha dichiarato Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del governo di Pechino. “Ma non ci impegneremo mai a rinunciare all’uso della forza”. Una posizione ribadita con fermezza, che punta il dito contro le “interferenze esterne” e la “piccola minoranza di separatisti” che, secondo Pechino, non rappresentano la volontà della maggioranza dei taiwanesi.

Taiwan, però, non si lascia intimidire: “Le manovre militari si sono ritorte contro la Cina“, ha affermato Tsai Ming-yen, direttore generale dell’Ufficio per la sicurezza nazionale di Taiwan. “La condanna internazionale, in particolare da parte di Washington, ha reso la comunità internazionale più favorevole a Taiwan“. Secondo Tsai, l’impatto internazionale delle manovre ha rafforzato il sostegno verso Taiwan, con una condanna unanime, in particolare da parte degli Stati Uniti. L’isola, che si considera di fatto indipendente, ribadisce quindi il suo diritto all’autodeterminazione: “Solo la popolazione può decidere il suo futuro”, afferma il governo di Taipei.

Le tensioni tra Pechino e Taipei sono nuovamente esplose in seguito alle dichiarazioni del presidente taiwanese William Lai, durante le celebrazioni della Festa Nazionale del 10 ottobre, in cui ha ribadito il diritto del popolo taiwanese a decidere il proprio futuro.