Alcuni anni fa a Torino la Uisp organizzò un corso in piscina esclusivamente per donne di fede islamica. Nel 2006, a Riccione, su richiesta di famiglie in vacanza dagli Emirati era stata chiusa una porzione di spiaggia ad uso esclusivo delle donne di fede islamica.

Ora anche a Figline Valdarno, provincia di Firenze, rispunta la proposta: una volta alla settimana, di martedì mattina, la struttura comunale gestita da Uisp attuerà un corso di nuoto riservato a donne di fede islamica. La decisione, sostiene Uisp, è “per consentire loro di svolgere l’attività in acqua, nel rispetto dei precetti della loro fede; durante quell’ora di corso non sarà consentito l’accesso ad altre persone, in particolare uomini. Saranno presenti all’interno dell’impianto soltanto l’istruttrice e le partecipanti al corso”.

Quindi: si sta di fatto creando, in una struttura pubblica, un corso con regole basate sulla religione. Tutto a posto: relativismo 1, laicità 0.

Mentre ovviamente la destra locale e nazionale insorge (quella stessa destra che spesso è allineata con la visione patriarcale di ogni credo) la Uisp motiva la decisione come progressista anzi, come si usa dire ormai in ogni eloquio a sinistra, inclusiva: “Il tutto a rispecchiare i valori Uisp, che parlano di inclusione, integrazione e di parità di opportunità nel nome e attraverso lo sport”.

L’iniziativa è benedetta dal sindaco di Figline e Incisa Valdarno, eletto in una coalizione di sinistra: ”Come amministrazione crediamo che lo sport debba essere un diritto accessibile a tutti, e ciò significa anche rispondere a specifiche esigenze culturali e religiose, quando queste rappresentano una barriera alla partecipazione. Organizzare un corso con istruttrici femminili è una scelta che rispetta la loro cultura senza togliere nulla agli altri cittadini. È un modo per allargare la partecipazione e per garantire che nessuno venga escluso dalla possibilità di svolgere attività fisica e di vivere la socialità che lo sport può offrire”.

Forse il sindaco pensa che opacizzare i diritti universali facendo prevalere quelli religiosi significhi non togliere nulla? Che fine ha fatto l’universalismo, dove è scivolata la laicità? Mentre pochi mesi fa era (giustamente) tutto un gridare donna, vita, libertà a supporto delle iraniane, per non parlare del dramma della cancellazione delle donne in Afghanistan, ora si attiva un’attività sportiva su base religiosa? Esattamente: di che tipo di cittadinanza stiamo parlando?

Giuliana Sgrena, voce autorevole e competente su questi argomenti, autrice di testi come Il prezzo del velo, Dio odia le donne e Donne ingannate ha commentato la notizia così: “Questo è il modo per accentuare l’esclusione di queste donne da una vita sociale, aumentando il controllo dei maschi sul corpo delle donne. In questo modo si preclude a queste donne la possibilità di acquisire diritti delle donne che sono universali. Dispiace che sia proprio l’Uisp a sostenere questa iniziativa”.

La posizione della Uisp e dell’amministrazione di Figline è purtroppo in linea con il relativismo culturale che scatta sovente, a sinistra, se c’è di mezzo la religione islamica: peccato però che, tradotto nel linguaggio pop caro alla Lega, si tratti né più né meno della triste sintesi donne e buoi dei paesi tuoi. Gravissimo il ricorso da parte di esponenti della sinistra dell’argomento la ‘loro cultura’ parlando di mondo musulmano (che non è tutto religioso così come non lo è quello europeo), atteggiamento che in automatico autorizza la destra ultracattolica a invocare le radici cristiane dell’Europa: per loro questa è la nostra cultura.

Varrebbe la pena che la sinistra ascoltasse le attiviste femministe che lottano da decenni per la laicità nei paesi islamici. Maryam Namazie, iraniana, scrive parole molto chiare sull’universalità dei diritti: “L’islamismo, come altri movimenti di destra religiosa (inclusa la destra cristiana, indù, ebraica o buddista), usa la religione per il controllo della società e per la riscrittura con un’ottica di estrema destra della società. Opporsi all’islamismo significa né più né meno opporsi ad una deriva di destra, e non si tratta di un attacco alla comunità musulmana, ma dell’opporre la stessa critica che si fa verso la destra cristiana”.

“Ma il problema – continua Namazie – è che a causa del multiculturalismo e dell’apertura alla religione nello spazio pubblico scelta da molti governi come politica sociale la religione è ormai l’unico indicatore che definisce molti gruppi di cittadini e cittadine. Chiaramente nessuna comunità o società è omogenea né lo sono le culture e le religioni. Quella che è considerata la ‘comunità musulmana’ al suo interno è tanto diversa quanto qualsiasi altra comunità o società, piena di una miriade di caratteristiche e credenze tra loro molto differenti. Eppure la tanto necessaria solidarietà con le forze progressiste, laiche e femministe dentro il mondo musulmano non sta crescendo in Europa a sinistra e nei movimenti contro le destre e i movimenti nazionalisti perché l’islamismo è visto come ‘autentica identità dei musulmani’. La solidarietà con ‘la comunità musulmana’, quindi, si è ridotta a sostenere i progetti islamisti piuttosto che i movimenti politici e sociali laici femministi e di sinistra. La politica dell’identità e del comunitarismo ci sta letteralmente uccidendo, schierandosi con i nostri fascisti piuttosto che con i nostri dissidenti. Più che mai è necessario articolare e difendere la laicità e mostrare solidarietà con il contrasto palpabile in molte comunità e società in Europa e nel mondo”. Che ne pensano in Valdarno?

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