Una riapparizione studiata, come la sua scomparsa. Esmail Qaani è ricomparso, o parafrasando David Grossman ha smesso di scomparire restando al suo posto. Martedì il generale capo delle forze Quds iraniane, ramo operativo all’estero delle Guardie della Rivoluzione, ha preso parte con le massime autorità di Teheran al funerale del compagno d’arme Abbas Nilforoushan, alto comandante dei pasdaran. Le telecamere della tv di Stato lo hanno ripreso seduto in prima fila davanti al cerimonia di commemorazione del feretro, la mano sul volto piangente e più provato del solito, poi scortato dalle guardie del corpo e abbracciato con l’ayatollah Ali Khamenei tra la folla che gridava “morte a Israele” e alzava bandiere di Hezbollah e dell’Iran, durante il corteo funebre.

Quella di martedì è stata la prima apparizione pubblica di Qaani dal 27 settembre, giorno del devastante raid aereo israeliano a Beirut che ha ucciso il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e lo stesso Abbas Nilforoushan. Inizialmente era circolata la voce che ci fosse anche lui, sotto le macerie del bunker di Dahieh dove il leader supremo libanese stava tenendo una riunione di vertice. Con una procedura inusuale, però, l’esercito israeliano aveva smentito che Qaani fosse l’obiettivo del raid.

Mentre sui media si affollavano le indiscrezioni sulle infiltrazioni dei servizi segreti israeliani dentro Hezbollah e dentro l’apparato di sicurezza israeliano, quella inusuale dichiarazione di Tel Aviv (che solitamente si limita a “non confermare” la morte dei suoi obiettivi, quando non può accertarne il decesso) era suonata a molti osservatori come la prova che il capo delle forze Quds fosse coinvolto nella trama del Mossad che va dai cercapersone esplosivi ai raid mirati contro il leader di Hezbollah, e forse perfino all’uccisione del generale Soleimani nel 2022. Che il Mossad potesse essere arrivato a reclutare i vertici più alti dell’apparato iraniano, era stato del resto ammesso dallo stesso ex presidente della Repubblica islamica Ahmadinejad.

Middle East Eye, media londinese finanziato dal Qatar, la scorsa settimana aveva scritto che Qaani era vivo e illeso, ma agli arresti. Il capo supremo delle forze Quds sarebbe stato messo sotto sorveglianza e interrogato in Libano, proprio a motivo delle pesanti violazioni della sicurezza che avevano permesso a Israele di assassinare Nasrallah. Poco dopo Sky News Arabia, asserendo fonti iraniane, aggiungeva che Qaani avrebbe avuto “un infarto nel corso dell’interrogatorio” e sarebbe stato ricoverato, sempre in territorio libanese.

Il New York Times aveva riferito della scomparsa di Qaani riportando le affermazioni di un membro anonimo dei pasdaran a Beirut, secondo cui il silenzio dei funzionari iraniani su Qaani stava provocando il panico tra i membri più giovani delle guardie rivoluzionarie.

Le autorità di Teheran non hanno mai confermato le notizie ufficialmente, ma l’agenzia di stampa iraniana Mehr aveva parlato addirittura di una onorificenza promessa al generale, la medaglia Fath, “conquista”, conferita per mano della stessa Guida Suprema Khamenei. Qaani non ha partecipato ad alcuna cerimonia pubblica per due settimane e non ha preso parte neanche ai funerali di Nasrallah il 4 ottobre nella capitale iraniana.

Ora però, il capo delle Quds è tornato in pubblico, sotto il sole di una piazza di Teheran affollata di personalità. Ma non ha ancora parlato. Il “mistero” della sparizione di Esmail Qaani si è chiuso dunque con un bagno di folla, ma l’enigma sollevato dalla sua temporanea scomparsa resta. Le stesse fonti di Middle East Eye riferivano che l’intelligence di Teheran nutre forti sospetti sul doppiogiochismo forze Quds: se non direttamente sul comandante, allora sui suoi sottoposti.

Un’ipotesi alternativa è che tutto questo parlare di Qaani sia stato orchestrato dall’intelligence israeliana per depotenziare una figura chiave della strategia militare dell’Iran all’estero, il che non smentisce per nulla le notizie di infiltrazioni israeliane dentro l’apparato di intelligence e di sicurezza di Teheran.

Di certo, secondo molte analisi il funerale di Nilforushan è stato organizzato dalla leadership della Repubblica islamica come una dimostrazione di forza e unità in vista dell’attacco imminente di Israele all’Iran. Ma è stata notata l’assenza di due almeno due generali della Guardia rivoluzionaria iraniana: il generale Amir Ali Hajizadeh, comandante della divisione aerospaziale della Guardia e a capo del programma missilistico, e il generale Ali Reza Tangsiri, comandante della marina della Guardia. Nessuna spiegazione ufficiale sulla loro assenza. Ma è probabile che le spiegazioni non ufficiali non tarderanno ad arrivare.

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