Una ragazza, direi molti piacente, sta percorrendo l’Italia per recarsi da danarosi galantuomini allo scopo di far loro sperimentare le emozioni estreme che una bocca può regalare. Su TikTok sta impazzando con le sue descrizioni, e la stampa nazionale ha deciso di non trascurare di informare milioni di casalinghe deluse di questa nuova folgorante opportunità per dare una svolta alla loro vita.

E così anche questo orrore morale è stato masticato e risputato bello disinfettato, sterilizzato, e profumato, trasformato in qualche cosa di quasi decente di cui si può parlare al bar…
Fanno eco all’imperante immondizia letteraria e concettuale i paladini della morale che si sentono liberi di snudare il loro desiderio orale vendendo battutine allusive…

Poveri cocchi!

Mi spiego: provo orrore per il gusto con il quale alcuni giocano, come pargoli innocenti, affiancando in vari modi il nome della Boccia all’odissea giornalistica della gita a Pompei. Pompei… D’altra parte la dose della fame sessuale nazionale è tale che si deve ben sfogare in qualche modo. E la pornografia verbale, la battuta scollacciata, solleticano e un po’, ti liberano… povera bestia…

Però dobbiamo dirlo che se non si cambia il senso del bello e del decente, non si costruisce una società più giusta e umana concimando il peggio della cultura patriarcale.

Mi ricordo quando c’era ancora il Partito Comunista e Cuore, settimanale satirico partorito dall’Unità, pubblicava la classifica delle cose per le quali vale la pena di vivere redatta grazie ai voti dei lettori. E ai primi posti c’era sottoporre a pratiche sessuali violente Irene Pivetti, allora una leader della Lega. Io protestai chiedendo come pensavano di far nascere il sole dell’avvenire diffondendo l’elegia dello stupro… Il sollazzo del maschio violento, fascista dentro… La bestialità dell’assenza di sentimenti, di empatia… Per qualche settimana Cuore tolse lo STUPRO COMUNISTA ma poi lo rimisero in pagina. Si vendeva troppo bene…

Poi il Partito Comunista cambiò nome e Marx tirò un sospiro di sollievo.

Quando Renzi pronunciò la famosa frase: “Asfalteremo Berlusconi!” Io commentai, in diretta a Coffee Break, che quella frase conteneva un orrore etico, aberrazione linguistica, fascismo delle parole. Perché le parole sono sassi.

E Berlusconi non era la causa del male assoluto. Berlusconi era la personificazione di un modo di pensare, lui faceva quello che milioni di italiani desideravano: scoparsi qualunque cosa respirasse e avesse un coefficiente perfetto tra la misura del naso, la triangolazione delle tette, la trigonometria sospesa tra culo e caviglie e un paio di scarpe decenti.

Io non volevo asfaltare Berlusconi, perché il concetto stesso di asfaltare trasuda di testosterone, viagra e tristezza, e contiene e diffonde un carattere violento, assolutista, prevaricatore, supponente, vanaglorioso, grezzo. E anche mancanza di fantasia. Berlusconi potevi cospargerlo di polvere di Peter Pan, indurlo a seguire la zampogna della Pifferaia Magica, invitarlo a una sessione di Kundalini.

Asfaltarlo era banale… DAI!!!

La sloganistica di Renzi, il suo paesaggio mentale era affine, gemello, complementare, sodale, matrimoniale con la sub cultura sessuale e imprenditoriale, intellettualistica e bigotta dominante. Ne era parte.

Infatti Renzi non ha portato il Berlusconi all’estinzione, allo scioglimento come ghiacciaio della tristezza… Ha solo vinto una partita. Berlusconi è morto ma è ancora tra noi. È biondo, è femmina e se ti fai una canna vai in galera e se protesti pacificamente ed educatamente ti fai minimo due anni alla Caienna, comunista bastardo!

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