Speciale legge di bilancio

Manovra, Giorgetti: “Sacrifici? Per le banche”. Ma i single avranno meno detrazioni e nel 2025 per la sanità arrivano solo 900 milioni in più

“Non ci saranno nuove tasse, mi dispiace deludere le attese. I sacrifici? Li fanno le banche, le assicurazioni e le strutture dei ministeri“. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, presentando in conferenza stampa a Palazzo Chigi la manovra approvata martedì sera, prova a rilanciare la narrazione di una legge di Bilancio che colpisce i “forti” e fa felici “i pescatori e gli operai che si alzano alle 4 o alle 5 del mattino”. Anche se i 2,5 miliardi in arrivo dagli istituti di credito, a cui si sommerà 1 miliardo per effetto di una rimodulazione del versamento dell’imposta di bollo a carico delle assicurazioni, sono solo una anticipazione di liquidità. Ai contribuenti non sfuggirà però che la revisione delle detrazioni in base al numero di figli penalizzerà i single, tanto è vero che dall’intervento è atteso un risparmio pari a oltre 1 miliardo. Non solo: in attesa del testo della manovra, che sarà inviata al Parlamento forse lunedì prossimo, il Documento programmatico di bilancio inviato a Bruxelles smentisce il corposo aumento di finanziamenti per la sanità ventilato nei giorni scorsi e ribadito sui social dalla premier Giorgia Meloni, che alla fine del cdm aveva scritto su X: “3,5 miliardi provenienti da banche e assicurazioni saranno destinati alla Sanità e ai più fragili”. In realtà i fondi aggiuntivi si limitano a 900 milioni, da sommare alle risorse già previste a legislazione vigente.

Come funzionano i contributi da banche e assicurazioni – Le banche non pagheranno più Ires, nonostante Giorgetti avesse fatto intendere di voler colpire i loro utili alla luce del sostanziale via libera arrivato dalla Consulta nella sentenza sulla tassa sugli “extraprofitti” delle società energetiche. Il “contributo” degli istituti si limiterà a una sospensione per il 2025 e 2026 delle deduzioni fiscali di cui godono per effetto delle imposte differite attive (Dta) che hanno a bilancio. Le assicurazioni dovranno pagare annualmente invece che alla scadenza le imposte di bollo sulle polizze del ramo terzo e quinto, cioè quelle che sono di fatto prodotti di investimento e non polizze vita vere e proprie. Anche qui, non si tratta di un reale aggravio. L’ultimo tassello è un “differimento” della deduzione riconosciuta alle imprese quando assegnano ai manager pacchetti di stock option: potranno utilizzarla solo al momento dell’effettiva assegnazione della partecipazione.

Per la sanità meno di 900 milioni aggiuntivi – Nel Piano strutturale di Bilancio approvato a fine settembre – sulla cui estensione a sette anni Giorgetti ha detto di aver raggiunto un accordo con la Ue – il governo si era impegnato a salvaguardare il livello della spesa sanitaria assicurando che sarebbe cresciuta più dell’insieme della spesa netta, il dato su cui con il nuovo Patto di stabilità si concentra l’attenzione di Bruxelles. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha ripetuto in più occasioni di sperare in maggiori risorse per “oltre 3 miliardi” con cui avviare un piano di assunzioni di medici e infermieri e arginare la fuga del personale dal Servizio sanitario nazionale. I documenti ufficiali mostrano, invece, che per l’anno prossimo il sistema sanitario potrà contare su risorse aggiuntive pari allo 0,040% del pil, pari a un importo netto di meno di 900 milioni. L’incremento atteso dal ministro – 3,1 miliardi – è rinviato al 2026. “Ieri in cdm la delusione era abbastanza diffusa tra i colleghi, quello meno deluso dovrebbe essere Schillaci”, ha commentato Giorgetti, facendo notare che ai fondi stanziati con la manovra vanno sommati quelli già previsti a legislazione vigente – circa 1,5 miliardi compresi i soldi per il rinnovo dei contratti – e che in questo modo la dinamica della spesa si allinea a quella del pil. Il risultato è che lo stanziamento, che nel 2024 era al 6,3% del pil – il dato più basso dal 2007 – tenendo conto della revisione Istat scenderà ancora più in basso.

Il Mef nel pomeriggio, dopo che i medici hanno annunciato di essere pronti alla mobilitazione, ha ulteriormente precisato facendo sapere che l’indicazione contenuta nel Dpb non è “ben rappresentativa dell’impegno del governo sul fronte sanitario” e che “alla sanità il prossimo anno andranno, rispetto al 2024, 2.366 milioni di euro in più”. La cifra, recita la nota di via XX Settembre, è “un valore netto aggiuntivo per le spese del personale e per le nuove assunzioni che varrebbe, in valori effettivi di spesa circa 1.245 milioni di euro” e “si aggiungerebbe a quanto già previsto a legislazione vigente sul fronte sanitario: un valore che supererebbe il miliardo di euro”.

Risparmi sulle detrazioni – Il viceministro con delega al fisco Maurizio Leo ha spiegato che dalla revisione delle tax expenditure è atteso oltre 1 miliardo di gettito. Il governo intende introdurre un “tetto di spesa modulato in relazione al numero di figli” e alle fasce di reddito: “Da 0 a 50mila il tetto sarà più elevato, da 50 a 100mila sarà più basso, oltre ancora meno”. Su quello si applicherà la detrazione di riferimento. Da notare che il tetto varrà anche per le spese finora ritenute intoccabili come quelle mediche e gli interessi sui mutui.

Più tasse sulle plusvalenze da bitcoin e sale la web tax – Anche chi ha acquistato bitcoin e li rivende facendo profitti deve “soffrire”: “Prevediamo un aumento della ritenuta dal 26% al 42%”, ha detto Leo. Il governo tenta anche di ottenere più gettito dalla finora fallimentare web tax italiana, che finora ha raccolto meno di 400 milioni l’anno. E ora tra l’altro si incrocia con la global minimum tax introdotta da gennaio 2024. “Eliminiamo il tetto dei ricavi da 750mila euro (in realtà è a 750 milioni, ndr)”, ha detto Leo, “e la soglia di fatturato prodotto in Italia”. Dunque l’imposta del 3% sui ricavi derivanti da servizi digitali dovrà essere versata dalle imprese di qualsiasi dimensione. Il tutto in attesa di eventuali evoluzioni sul “primo pilastro” della riforma della tassazione delle multinazionali, quello che riguarda la redistribuzione del “diritto a tassare” una parte di utili tra tutti i Paesi in cui una grande multinazionale opera, che al momento è appeso a un filo.
Altri 400 milioni circa arriveranno dalla proroga delle concessioni sulle slot, il Bingo e le scommesse.

Riduzione dell’aliquota del 35% appesa al concordato – Sia l’eventuale ampliamento del tetto di ricavi per godere della flat tax sia la riduzione dell’aliquota del 35% – quella che si applica sui redditi tra 28mila e 50mila euro – sono appesi al successo del concordato preventivo biennale tra fisco e partite Iva. “Sono tutte misure che noi potremmo adottare avendo il quadro di riferimento del concordato”, ha detto Leo. Che ostenta ottimismo sulle adesioni alla misura per la quale al momento i commercialisti riferiscono un interesse limitatissimo: “Vediamo che c’è entusiasmo“, assicura, “è sicuramente una misura di interesse che pone le basi per l’adeguamento adeguamento negli anni successivi e porterà a un stabilizzazione del gettito anche dagli anni a venire”.

Rivalutazione delle pensioni – Giorgetti ha confermato che, come aveva anticipato ai sindacati, per le pensioni tornerà la rivalutazione piena: “Il meccanismo di sterilizzazione che era in vigore non c’è più”. Per il resto, ci si limiterà a confermare le attuali opzioni di uscita anticipata – Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 – con le penalizzazioni già in vigore, che le rendono molto poco convenienti. Al contrario verrà introdotto “un innovativo meccanismo di incentivazione alla permanenza in servizio su base volontaria“, ha spiegato il ministro leghista.

Stretta sui compensi degli enti che hanno contributi pubblici – Arriva una mini stretta sui compensi dei manager di enti pubblici, fondazioni, società non quotate: si tratta di una platea ancora non toccata dal tetto di 240mila euro annui in vigore per gli stipendi dei manager pubblici che il ministro della pa Paolo Zangrillo vorrebbe peraltro eliminare. “Tutto l’universo di quelli che sono enti, soggetti, fondazioni a vario titolo che non sono esattamente figlie dei ministeri ma ricevono un contributo a carico dello Stato sarà chiamato a rispettare alcune regole fondamentali di buona finanza: per chi riceve contributi dello Stato, gli organi di vertice avranno un tetto che abbiamo ritenuto ragionevole fissare all’indennità del presidente del consiglio dei ministri“, ha detto Giorgetti.