di Savino Balzano
La verità è semplice quanto dolorosa: in politica estera la posizione dell’Italia non è dignitosa.
Giorgia Meloni, seppur condannando (a mio avviso timidamente) i crimini israeliani perpetrati a danno del contingente Unifil (e, ahimè, solo quelli), tira fuori la solfa del rigurgito antisemita. Ciò offende il nostro Paese: l’Italia non è assolutamente un paese antisemita, anzi. La colposa tolleranza dimostrata dinanzi alle azioni di Israele dimostra ampiamente il contrario.
Proviamo tuttavia a seguire la sua impostazione, al fine di evidenziare quanto ipocrita e doppiopesista sia il nostro approccio.
Quando la Russia di Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina, ad esempio, lo sdegno è stato generale e tale sdegno, supportato massivamente da politica e informazione, ha davvero aperto le porte a un sentimento di pura russofobia. È stato chiaramente avvertito in Italia e nel resto d’Europa. Non solo: esso si è tramutato in fatti concreti, in azioni precise e violente: bandiere russe ammainate in cerimonie ufficiali, sportive ad esempio, e persecuzioni ai danni di artisti (ricordo la nota vicenda del direttore d’orchestra) solo in quanto russi. In quella circostanza il razzismo era palpabile, tangibile: eppure nessuno, se non pochissimi, provò a denunciarne lo spirito. Alcuni tra coloro i quali ebbero tale coraggio furono sbattuti in prima pagina sul Corriere della Sera: una vicenda davvero indegna di un Paese civile.
Questo non avviene, checché qualcuno maldestramente provi a sostenerlo in qualche libro, nei confronti degli israeliani e, soprattutto, non avviene nei confronti degli ebrei. E menomale: sarebbe orrendo il contrario.
Sono convinto che il paradosso consista proprio nella dinamica speculare che è stata innescata: respingere le accuse a Israele (attenzione: non solo a Netanyahu perché sarebbe oltremodo riduttivo) per i suoi crimini di guerra in quanto espressione di antisemitismo, alimenta l’antisemitismo medesimo. Di questa dinamica sono responsabili a mio avviso anche le comunità ebraiche e taluni, nel mondo dell’informazione, che in quanto ebrei muovono denunce di questo tipo. Sì, perché, se ogni critica a Israele fosse mossa da intenti antisemiti, allora ne deriva logicamente una sovrapposizione tra Israele e l’ebraismo e questo risulterebbe farsesco perché traccerebbe i confini di un paese teocratico che di fatto non esiste.
È proprio la netta distinzione tra la critica al Paese e il sentimento di odio verso una confessione religiosa, infatti, che indebolisce l’odio verso gli ebrei. Ecco perché urlare costantemente al pericolo antisemita non fa altro che creare una confusione che alimenta l’odio verso una religione, in questo caso quella ebraica.
Israele è responsabile di crimini di guerra, opera massacri su massacri e spara sui militari di una forza Onu, della quale fa parte anche un contingente di mille soldati italiani: è la pura verità, c’è chi lo afferma anche dentro Israele, e sostenerlo non costituisce alcuna condotta antisemita.
Il doppiopesismo si può comprendere solo adottando una specifica chiave di lettura: tradisce la debolezza di uno Stato che si piega ipocritamente ai dettami di altre forze, che gli impongono la linea. Uno Stato debole in politica estera non assume una postura dignitosa.
A proposito degli attacchi ai nostri militari, poi, è bene ricordare che l’art. 87 della nostra Costituzione recita che “Il Presidente della Repubblica (…) ha il comando delle Forze armate”: il silenzio assordante del Quirinale è inaccettabile, dal momento che conferma – ancora una volta, ammesso che ce ne sia bisogno – come da tempo la più alta carica dello Stato abbia perso di vista il ruolo che le appartiene: quello di garante della Costituzione, del vincolo interno. Quali vincoli le stanno più a cuore, l’ho già scritto.
Nella discussione in Senato qualcuno ha denunciato una “vergogna per il pianeta”: quella per la quale Maduro sia ancora alla guida del Venezuela. Parole inquietanti, ossequiose di un’agenda palesemente imposta al dibattito occidentale dagli Stati Uniti: guarda caso proprio da coloro i quali armano Israele perché possa perpetrare i crimini che compie.
L’Italia non merita questo, questa indecorosa deferenza, per la sua storia e per la sua tradizione (purtroppo entrambe remote): necessitiamo di una politica estera autorevole, in grado di giudicare in ogni circostanza ciò che per noi è giusto ed equo, non perdendo mai di vista quali valori dovrebbero ispirarla: quelli della Costituzione repubblicana. Non è ciò che vediamo e ferisce ancora di più che a tenere tra le mani il timone del Paese sia un Presidente del Consiglio che fa della Patria e della Nazione le sue bandiere.
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