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Nomine Ue, Meloni accusa i Socialisti di tramare contro Fitto: agguati e ritorsioni, ecco perché la premier teme la bocciatura del commissario

Il via libera della commissione Giuridica (JURI) del Parlamento europeo a tutti i 26 commissari designati, da alcuni partiti considerato eccessivamente benevolo, ha lasciato strascichi tra le famiglie politiche europee. C’è chi promette battaglia nelle commissioni di competenza, chi potrebbe addirittura votare contro, mettendo così a rischio la definitiva nomina dei candidati possibile solo con […]

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Il via libera della commissione Giuridica (JURI) del Parlamento europeo a tutti i 26 commissari designati, da alcuni partiti considerato eccessivamente benevolo, ha lasciato strascichi tra le famiglie politiche europee. C’è chi promette battaglia nelle commissioni di competenza, chi potrebbe addirittura votare contro, mettendo così a rischio la definitiva nomina dei candidati possibile solo con la maggioranza dei due terzi. Tra i nomi più discussi, in realtà fin dalla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida di Palazzo Berlaymont, è quello di Raffaele Fitto, inviso a un’ampia fetta di Renew, Socialisti e Verdi. Giorgia Meloni lo sa bene ed è per questo che, nel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo, si è prodigata in un attacco diretto al Pd per quello che ha denunciato essere un tentativo dei Socialisti di arrivare alla bocciatura del politico di Maglie: “Nelle ultime settimane, al Parlamento europeo il gruppo dei Socialisti ha cercato di far spostare l’audizione di Fitto come ultimo dei vicepresidenti, dicendo che non avrebbe accettato che all’Italia fosse riconosciuta la vicepresidenza esecutiva. Mi aspetto che nelle prossime ore cambi la posizione dei Socialisti sulla facoltà o meno per questa nazione di avere una vicepresidenza esecutiva. Poiché credo che amiate questa nazione, mi aspetto che la posizione del partito socialista muti”.

Le parole di Meloni non sono casuali, ma arrivano in un momento in cui a Bruxelles la tensione sulle nomine dei commissari è ancora alta, dopo lo scontro violento avvenuto in commissione giuridica (JURI), con The Left e Verdi che per protesta hanno abbandonato i lavori. Al loro possibile voto contrario per i candidati considerati più controversi si aggiunge quello di chi dalle contrattazioni per la commissione è stato escluso, ossia i gruppi dei Patrioti e dei Sovranisti. Una situazione che, per alcuni commissari designati, potrebbe mettere a rischio l’appoggio dei due terzi della commissione di pertinenza. Sgarbi e ritorsioni sono sempre in agguato, così in queste settimane è stata forte la pressione delle principali famiglie europee per influenzare il più possibile la stesura del calendario delle prossime audizioni: chi verrà sentito (e quindi giudicato) per ultimo avrà maggiori possibilità di rimanere vittima di un’imboscata. Anche da parte degli alleati.

L’attenzione è concentrata, come è normale che sia, sui sei vicepresidenti esecutivi. Cariche di peso che, se non confermate, rappresenterebbero una perdita non da poco per i governi coinvolti. Anche per questo, per far sì che tutto fili liscio con i commissari semplici, si è forse deciso di concentrare tutte le audizioni dei vice nell’ultimo giorno utile, il 12 novembre. Allo stesso modo, se sugli altri componenti della commissione si dovessero consumare sgarbi all’interno della nuova maggioranza Ursula, formata da Popolari, Liberali, Socialisti e Verdi, si arriverebbe alla discussione sui vicepresidenti con un livello di tensione già oltre la soglia di allerta.

La programmazione dice che Raffaele Fitto (Ecr), così come Kaja Kallas (Renew), verrà audito dalle 9 alle 12, Roxana Mînzatu (Socialisti) e Stéphane Séjourné (Renew) dalle 14.30 alle 17.30, mentre Henna Virkkunen (Ppe) e Teresa Ribera (Socialisti) dalle 18.30 alle 21.30. Sono le ultime due, quindi, quelle che rischiano maggiori ritorsioni da parte dei coordinatori degli altri partiti. E, se confermato quanto dichiarato da Meloni, il tentativo di spostare in questo slot Raffaele Fitto aveva probabilmente l’obiettivo di impedire in extremis la sua nomina.

“Noi, a differenza di Giorgia Meloni che organizzò manifestazioni contro l’allora candidato italiano Paolo Gentiloni, ovviamente difendiamo il nostro Paese e ascolteremo Fitto senza pregiudizi. Il suo problema sono le posizioni antieuropeiste del gruppo Ecr, le scelte e le posizioni assunte in questi mesi. Il Parlamento ovviamente chiede chiarezza”, ha dichiarato l’eurodeputato Dem Nicola Zingaretti non sciogliendo così la riserva sulla posizione che verrà assunta da S&D. Posizione che sarà più chiara dopo gli incontri che, secondo fonti del Pd a Bruxelles sentite da Ilfattoquotidiano.it, si dovrebbero tenere nei prossimi giorni tra tutti i partiti che fanno parte della famiglia socialista per stabilire una linea comune. Anche se per il momento, aggiungono, la posizione sembra quella di “accettare la presenza di Fitto nella prossima Commissione Ue”.

X: @GianniRosini