Cultura

Un biglietto per ammirare la Fontana di Trevi? “Buona idea contro la folla ingovernabile ai tempi dei social”, “Meglio i vigili urbani”: cosa dicono gli esperti

Prima una passerella, poi forse un ticket: l'idea lanciata dal sindaco Gualtieri non trova d'accordo tutti gli addetti ai lavori. FqMagazine ne ha sentiti alcuni, tra pro e contro. Ecco cos'hanno detto

di Marco Ferri
Un biglietto per ammirare la Fontana di Trevi? “Buona idea contro la folla ingovernabile ai tempi dei social”, “Meglio i vigili urbani”: cosa dicono gli esperti

Hanno preso il via a Roma le operazioni propedeutiche al necessario intervento di manutenzione straordinaria della Fontana di Trevi, dieci anni dopo l’ultimo restauro al quale contribuì anche Fendi. Adesso per la fontana commissionata da papa Clemente XII nel 1732, progettata dall’architetto Nicola Salvi, terminata da Giuseppe Pannini trent’annianni dopo e ammirata ogni anno da milioni di visitatori, sta per iniziare un nuovo intervento che, grazie ai fondi del Pnrr riguarderà anche altre famose fontane romane.

In sede di presentazione della complessa operazione di restauro che sarà a cantiere aperto (la fontana resterà visibile ai turisti) il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha annunciato due importanti novità nella gestione del monumento davanti al quale ogni giorno si forma una sorta di muro umano di ammiratori. Come accade nelle principali città d’arte – Venezia, Firenze e Roma – vi sono luoghi in cui l’affollamento dei turisti raggiunge livelli tali di caos che costringe gli amministratori a intervenir. E così il sindaco capitolino ai microfoni di SkyTg24 ha annunciato prima di tutto di voler contingentare l’afflusso con una speciale passerella, che sarà realizzata per continuare a poter ammirare la fontana anche durante i lavori di ripulitura. E poi ha aggiunto: “Valuteremo per gestire questo meccanismo se è più razionale introdurre un piccolo contributo – un euro, due euro – ma questo non l’abbiamo ancora deciso. Sicuramente per i primi mesi non ci sarà alcun ticket, ci sarà solamente un limite di affollamento per poterla vedere meglio”.

Sono bastate queste poche parole per innescare le prime polemiche. “Qui c’è un problema enorme, comune a tutte le città d’arte, che rende la situazione invivibile – commenta a ilfattoquotidiano.it Rossella Vodret, già soprintendente per il Patrimonio storico-artistico e antropologico e del Polo Museale della Città di Roma -. Quando si arriva a Fontana di Trevi è come entrare in un autobus all’ora di punta. Per cui qualcosa bisogna fare. Il ticket… è ovvio: è un’amministrazione comunale che mira a monetizzare il tutto. Però per la Fontana di Trevi io non sono così contraria perché è talmente enorme la folla che si forma davanti alla fontana, che chi passa di lì neanche la vede. Casomai sono più preoccupata per la passerella che verrà realizzata che potrebbe interferire con la visione d’insieme. Sul ticket sono più favorevole perché la situazione è insostenibile. Anche perché l’anno prossimo a Roma, per il Giubileo, sono attesi 30 milioni di pellegrini. Qualcosa bisogna fare perché la situazione è davvero difficile”.

Non la pensa molto diversamente Alessandra Marino, ex direttrice dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. “Come architetto che considera gli spazi urbani e in particolare il luogo dell’incontro, la prima reazione che ho avuto è stata negativa – dice -. Però bisogna riflettere che ci troviamo di fronte a una situazione davvero abnorme, perché la concentrazione di persone che si radunano nella piazza della Fontana di Trevi rende quello spazio decisamente impenetrabile. E non si tratta di un fenomeno legato solo al cosiddetto overtourism, bensì distinto da esso, poiché in giro per la città vi sono altri affollamenti simili, ma senza che vi sia un monumento da vedere o un museo da visitare. Al posto di questi si scopre che invece ci sono un paninaro o un piccola osteria che prepara una buona carbonara o amatriciana, e un sacco di gente disposta a farsi anche tre ore di fila pur di essere lì. E questo è un fenomeno nuovo, sviluppatosi in questi ultimi anni a causa dei meccanismi di condivisione di foto e notizie sui social media. Per cui sembra che se una persona che arriva dal Giappone o dall’Australia non abbia visto Roma se non si è recato in quei punti-culmine”.

Secondo Marino “questo è un fenomeno ingovernabile per cui trovo legittimo che un’amministrazione provi a gestirne gli effetti. Io so quel che ho letto e credo che si debba avere un atteggiamento molto laico: si tratta di una sperimentazione. Se funziona, ben venga. Però mi chiedo: le persone che eventualmente dovranno fare la fila, dove staranno? Non so immaginarlo. Intanto però sperimentiamo l’accesso contingentato, magari anche col pagamento di un modestissimo biglietto al costo di un caffè, e vediamo quel che accade. Poi il buon senso spingerà a fare un passo indietro se l’esperimento non funziona. Un’ultima cosa: va bene l’accesso controllato al catino basso della fontana, ma senza il mantenimento della passerella che sarà montata per l’intervento di manutenzione. Il passaggio è giusto che ci sia, inserita nel cantiere, per dare comunque la possibilità di vedere la fontana a persone che arrivano da lontano; a fine intervento però è altrettanto giusto che venga smontata perché altrimenti si tratterebbe di una percezione alterata dello spazio monumentale”.

Chi è negativo senza se e senza ma è Claudio Strinati, ex soprintendente per il Polo museale romano dal 1991 al 2009. “Secondo me il ticket negli spazi aperti è difficilmente applicabile – dice -. Può funzionare nelle aree archeologiche, poiché assimilabili al concetto di museo. Ma dobbiamo considerare che ogni biglietto è rapportato a una dimensione spaziale circoscritta, che può essere quella grande di un’area archeologica o di un piccolissimo museo, però il criterio è quello. Anche la Fontana di Trevi è circoscritta, ma è all’aperto, è una piazza, cui convergono delle vie, per altro strette. Per cui secondo me il biglietto per la fontana non è coerente con questa concezione. Non critico il sindaco che cerca di trovare le migliori soluzioni, ma questa non mi pare la migliore. Ho sostenuto già altre volte la tesi che per la Fontana di Trevi il criterio dovrebbe essere semplicemente migliorare il servizio, che già esiste, dei vigili urbani. Essi hanno tutta l’autorità e il legittimo potere di regolamentare anche la viabilità pedonale. È sufficiente affidarsi alla buona competenza dei vigili e si risolve il problema. Se vi sono dei problemi si pongono dei divieti… tutto qui. Per cui credo che il biglietto, che potrebbe essere istituito per accedere alla Fontana di Trevi, non serva. Apprezziamo quindi l’impegno del sindaco, ma probabilmente non sarà necessario arrivare al biglietto”.

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Nella foto in alto | Nelle immagini accanto alla Fontana di Trevi, dall’alto, Vodret, Strinati e Marino

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