Traffico di essere umani. In due differenti operazioni di polizia sono stati fermati in totale undici cittadini egiziani. Dieci cittadini egiziani, su ordine della Dda di Milao, sono stati sottoposti a fermo perché sospettati di far parte di un’organizzazione internazionale che avrebbe fatto arrivare gli stranieri dalla Libia verso l’Italia e altri Paesi. Agli indagati viene contestata l’associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed esercizio abusivo dell’attività creditizia. Sono almeno 8 le traversate via mare ricondotte agli indagati, una approdata a Lampedusa, una a Civitavecchia e cinque sulle coste greche; un ulteriore viaggio si è concluso con una attività di soccorso. I fermi sono stati eseguiti dalla Polizi tra Milano, Firenze, Asti, La Spezia e Pavia

MILANO – Secondo gli inquirenti il gruppo si è affidato ad alcuni trafficanti in Libia per la gestione dei migranti, posti in quelle che vengono chiamate “safe house” prima dei viaggi clandestini. In queste strutture i migranti vengono infatti reclusi prima del loro trasferimento in Europa che viene effettuato solo a seguito del pagamento richiesto dai trafficanti. L’indagine ha permesso di rintracciare alcuni elementi che hanno incastrato il trafficante. Le indagini della Squadra Mobile milanese e dello Sco, in collaborazione con Europol, sono state avviate nel mese di luglio 2023, e avrebbero evidenziato la presenza di un gruppo milanese inserito in una più ampia rete criminale internazionale, con ramificazioni in Egitto, Libia e altri Paesi europei, che opererebbe su due fronti: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di cittadini di nazionalità egiziana e l’esercizio abusivo di attività di prestazione di servizi di pagamento.

“I migranti – si legge in una nota della Questura di Milano – dopo aver concordato, dall’Egitto, la partenza, hanno versato gli importi imposti ai facilitatori presenti a Milano; successivamente sono stati spostati in Libia attraverso il confine egiziano da altri correi presenti all’estero; giunti in territorio libico, i migranti sono stati raccolti dai facilitatori libici e collocati in ‘safe house’ dislocate in varie località in attesa di partire. Durante tale attesa, che è spesso durata anche diversi mesi, talvolta anche in condizioni degradanti, alcuni migranti sono stati anche costretti a improvvisi trasferimenti, per sottrarsi ai crescenti controlli delle Autorità libiche, finalizzati a contrastare le partenze illegali da quel territorio. Dopo aver raggiunto l’Europa, in particolare la Grecia o l’Italia, su imbarcazioni non sempre in grado di sostenere la traversata, gli indagati si sono talvolta adoperati per far ottenere ai migranti irregolari permessi di soggiorno o per garantire il trasferimento da Milano ad altre città”.

Secondo quanto ricostruito nel corso di una lunga indagine, i trafficanti erano soliti riscuotere i pagamenti da amici e parenti. In questo secondo caso le cifre erano inferiori. Tra i 4mila-6mila euro per ogni migrante per i viaggi verso l’Italia e dai 3mila ai 5mila euro per raggiungere le coste elleniche. Le somme pattuite con i criminali venivano pagate con il metodo dell’hawala, un sistema di trasferimento informale e fiduciario in cui privati si accordano e dove il sovrapprezzo alla transazione è più alto dei normali money transfer. In alcuni casi inoltre, gli indagati hanno fornito ai migranti anche permessi di soggiorno regolari in modo da eludere le normative del decreto flussi che disciplinano l’ingresso regolare di lavoratori stranieri in Italia e altri Paesi europei.

L’esecuzione del fermo, è avvenuta contestualmente ad una seconda operazione condotta dalla Polizia di Stato di Milano e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano nei confronti di dieci egiziani, ritenuti responsabili degli stessi reati. Il provvedimento accoglie quindi gli esiti di una parallela attività investigativa avviata su un gruppo criminale attivo nell’hinterland milanese, che gestirebbe i trasferimenti degli egiziani. Nel secondo caso le indagini, avviate nel luglio del 2023, hanno svelato l’esistenza di una rete in grado di organizzare su barconi il trasferimento illegale di migranti, sempre di nazionalità egiziana, dalle coste libiche a quelle di Italia e Grecia. Le traversate ricostruite sono almeno 8.

PALERMO – Con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina la Polizia di Stato di Palermo ha eseguito un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia. I poliziotti delle Squadre mobili di Palermo e Agrigento, nonché del Servizio centrale operativo, hanno fermato a Milano un egiziano accusato, con altri indagati in corso di identificazione, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nella forma aggravata.

Il provvedimento restrittivo è scattato nell’ambito delle indagini su un gruppo criminale, a carattere trasnazionale, attivo nel traffico di migranti, prevalentemente di nazionalità egiziana, con il supporto operativo di alcuni trafficanti in Libia in qualità di gestori delle safe house dove i migranti vengono reclusi, torturati e destinati al successivo trasferimento verso le coste italiane, previo il pagamento di una somma. In tale contesto sarebbero emerse le responsabilità a carico dell’indagato, il quale avrebbe organizzato spostamenti illegali di suoi connazionali, partiti dall’Egitto e giunti a Lampedusa dal 2022. È inoltre emerso che il costo del singolo viaggio per l’Italia ammonterebbe a circa 11mila euro, prezzo che poteva essere scontato in ragione dell’amicizia col favoreggiatore. Il fermo è avvenuto contestualmente all’operazione condotta nel capoluogo lombardo e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano nei confronti di altri dieci egiziani, ritenuti responsabili dei medesimi reati, in relazione agli esiti di una parallela attività investigativa avviata su un gruppo criminale attivo nell’hinterland milanese, che gestirebbe i trasferimenti degli egiziani che arrivano in Europa.

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