Nel motorsport attuale c’è un’Italia che convince, con lo sbarco di Andrea Kimi Antonelli in F1 nel 2025 su Mercedes. Ma c’è anche un’Italia che vince. È accaduto in Formula 3 con il successo di Leonardo Fornaroli, primo pilota tricolore ad aggiudicarsi questa categoria istituita nel 2019 dalla fusione tra la GP3 Series e la F3 europea (dove un successo italiano mancava comunque dal 2013 con Raffaele Marciello). Una vittoria di sapore interamente nazionale, visto che Fornaroli l’ha ottenuta su una Trident, team di Ossona, nei pressi di Milano, e l’ha ufficializzata all’ultima gara sul circuito di Monza con un sorpasso all’ultima curva che gli ha permesso di scavalcare in classifica un altro astro nascente dell’automobilismo italiano, Gabriele Minì. Quest’ultimo sarebbe poi stato squalificato a fine gara per irregolarità della monoposto, ma in pista nessuno poteva saperlo ed è stata gara vera. “Sarebbe stato brutto, bruttissimo vincere per squalifica dell’avversario”, esordisce Fornaroli nella sua intervista a ilfattoquotidiano.it. “Quella di Monza è stata una gara molto difficile e di sofferenza, ma l’ultimo sorpasso in parabolica nel giro finale mi ha dato una soddisfazione enorme e rimarrà un ricordo indelebile. Accanto al mio primo podio conquistato su una monoposto, sempre a Monza”.

Fornaroli ha vinto senza mai vincere, nel senso che ha conquistato il titolo senza mai salire sul gradino più alto del podio. Ma nel mondo delle corse odierne, la costanza di rendimento è una dote fondamentale. “Se a inizio anno mi avessero chiesto se avessi preferito vincere una o più gare oppure il campionato non avrei ovviamente avuto dubbi. La costanza ai giorni d’oggi è tutto, soprattutto per il livello che si è creato negli ultimi anni. In stagione mi sono sfumate tante occasioni di vittoria, ad esempio a Imola dove aveva un gran passo ma sono finito ko per un problema tecnico. Credo che la costanza di rendimento sia molto più importante delle vittorie singole, soprattutto se è tale da portare a competere per la vittoria del campionato. Quest’anno sono stato molto solido nel rendimento, andando a punti in 18 gare su 20”. La capacità di ridurre al minimo i cali di tensione non è una novità per il driver piacentino, visto che già nella Formula Regional 2022 si era imposto come miglior rookie andando a punti in 15 gare su 20.

Fornaroli non appartiene a nessuna Academy. Una difficoltà ulteriore nella scalata verso una Formula 1 dove spesso non basta nemmeno vincere il titolo in F2 per conquistarsi un sedile, ma sembra essere più importante appartenere alla scuderia giusta. “Sono d’accordo, sicuramente i piloti delle Academy hanno più spinte verso la Formula 1. Tuttavia, quest’anno a Monza all’ultima gara ci giocavamo il titolo in cinque e tutti facevano parte di un’Academy tranne il sottoscritto. Quindi con la vittoria del campionato penso di aver lanciato un bel segnale. Adesso mi aspetta una sfida molto difficile in F2, dove correrò con la Virtuosi Racing, dovrò adattarmi alla nuova macchina ma, essendo un rookie, avrò tempo e modo di farlo senza eccessive pressioni”. Proprio la capacità di gestire la pressione rappresenta per Fornaroli una delle caratteristiche sempre più importanti per un pilota moderno: “Premesso che oggi attraverso le varie selezioni dai kart alle formule i piloti arrivano a 13-14 anni già formati, sia a livello di conoscenze che sulla tecnica di guida, e premesso anche che, a differenza del passato, oggi sono tutti molto ben preparati sul piano atletico, a questo punto la differenza, a parità di tutte le altre variabili, è data dalle capacità cognitive. L’evoluzione del ruolo del pilota nei prossimi anni non potrà prescindere dalla solidità mentale, destinata a fare sempre di più la differenza”.

Tutti i campioni di riferimento di Fornaroli vanno in quella direzione: campioni anche sotto il profilo mentale. “Il mio idolo del passato era Valentino Rossi, perché mi piaceva molto l’atteggiamento con il quale affrontava il week-end di gara. Anche Max Verstappen, che per me vincerà il titolo anche quest’anno, ha un approccio fantastico, è evidente come si concentri sempre su sé stesso e mai sugli altri. Dà sempre il massimo in ogni condizione, prescindendo dalle difficoltà. Però mi piace anche dire che il mio riferimento attuale non è un altro pilota ma una versione migliore di me stesso che voglio raggiungere”. La citazione di Valentino Rossi porta il discorso sul pilota di tutti gli italiani. Difficilmente lo diventerà Kimi Antonelli, già vittima degli haters del web dopo le prime uscite su Mercedes: “Questo purtroppo non mi sorprende, perché chi sale alla ribalta, in qualsiasi settore, è destinato a ricevere sempre critiche dagli invidiosi. Riguardo a Kimi, non si può fare altro che fargli i complimenti per il percorso che sta facendo”.

Due parole le merita anche la scuderia con la quale Fornaroli ha vinto il campionato, la Trident, già campione lo scorso anno con il brasiliano Gabriel Bortoleto, oggi leader in Formula 2 alla guida proprio di una Virtuosi e in lizza per un sedile in F1 con la Audi per il 2025. “La Trident è una squadra fantastica, in tre anni con loro mi sono trovato benissimo. Sono sempre stati pronti a rispondere alle mie esigenze e per me sono stati come una famiglia. Quanto a Gabriel, è un ottimo pilota capace di adattarsi velocemente alle nuove categorie. Ma ognuno ha la sua storia e il proprio percorso di crescita”. Quella di Fornaroli non inizia subito tra i motori. “Inizialmente giocavo a basket e facevo nuoto. Poi un giorno mio padre, che alla mia età guidava le motocross per poi passare alle quattroruote e correre nel campionato italiano GT3, mi ha portato a provare dei kart elettrici ed è scattata la scintilla. A bordo mi sono sentito libero. Avevo trovato la mia strada”.

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