Per due volte la procura di Parma aveva chiesto l’arresto in carcere per Chiara Petrolini, la 22enne accusata di omicidio premeditato nell’ambito dell’inchiesta sul ritrovamento del cadavere e dei resti di due neonati, ma la prima volta il gip aveva respinto e la seconda aveva disposto gli arresti domiciliari. Oggi, dopo il ricorso della procura di Parma presentato il 30 settembre scorso, il tribunale del Riesame di Bologna ha disposto il carcere per l’indagata che è a attualmente ai domiciliari. I giudici hanno disposto la custodia in carcere per l’omicidio del 7 agosto 2024 e per le soppressioni dei due cadaveri, cioè anche per il neonato partorito il 12 maggio 2023. L’esecuzione della misura è però sospesa fino alla definitività della decisione: bisognerà attendere i motivi e l’eventuale ricorso in Cassazione.

Secondo i pm Chiara Petrolini aveva un “disegno”. Tra gli elementi – oltre al fatto di non essersi mai fatta visitare e aver nascosto a tutti le gravidanze, le ricerche sul web anche su come indurre un aborto. Voleva “sopprimere la vita che cresceva dentro di lei” la convinzione degli inquirenti. A motivare la decisione della procura era stato lo stesso procuratore Roberto D’Avino con una nota ripercorrendo la vicenda e tirando in ballo anche il ruolo dei genitori. Nessun familiare si era accorto che la giovane aveva portato avanti ben de gravidanze.

Nel suo provvedimento, infatti, il gip aveva ritenuto sufficienti gli arresti domiciliari, con il divieto di comunicare con persone diverse da coloro che coabitano con l’indagata, anche in ragione del controllo che sarebbe stato fatto dai familiari conviventi. Una conclusione non condivisa dalla procura, “non potendosi affidare a terzi – dice il procuratore – nella specie, peraltro, a quegli stessi genitori che mai di nulla si erano accorti di ciò che avveniva in casa propria, il buon esito e l’efficacia degli arresti domiciliari” avevano motivato gli inquirenti.

“Prendo atto della decisione del Tribunale di Bologna. Pur attendendo di leggere le motivazioni, anche in vista di un ricorso per Cassazione, ribadisco che, come già detto, a mio avviso gli arresti domiciliari sono in realtà adeguati al contenimento delle esigenze cautelari proprie di questa vicenda (su cui unicamente occorre concentrarsi). D’altro canto la misura cautelare non può e non deve mai rappresentare un’anticipazione della pena” dice il difensore di Chiara Petrolini, l’avvocato Nicola Tria.

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