Un sequestro da 9 milioni, quattro persone agli arresti domiciliari e misure interdittive. Ci sono anche la corruzione e la truffa all’Ue tra i reati contestati dalla Procura Europea e dai pm di Marsala a vario titolo ai 24 indagati dell’inchiesta che ha l’ex senatore del Pd Antonio Papania tra i personaggi chiave. Per il politico è scattato il divieto di dimora a Palermo e Trapani. Già lo scorso settembre Papania era stato arrestato per scambio elettorale politico-mafioso. In quella vicenda i magistrati avevano ipotizzato che l’ex senatore avesse pagato una somma di denaro al clan mafioso di Alcamo (Trapani), in cambio del sostegno per le regionali del 2022.

Adesso i magistrati della procura europea, Geri Ferrara e Amelia Luise, contestano all’ex senatore e agli altri indagati, a vario titolo, la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche alla malversazione e anche riciclaggio. Divieto di dimora anche per Angelo Rocca, già candidato alle regionalin in Sicilia. E poi ancora misure interdittive per Manfredi Vitello e Ignazio Chianetta. Secondo l’accusa Papania sarebbe stato il “principale promotore e organizzatore degli illeciti perpetrati” coadiuvato stabilmente proprio dal dirigente Mpa coinvolto nella inchiesta e da un esponente del movimento V.I.A. di Marsala, e da un ex consigliere del comune di Cinisi (Palermo), interessati a ricercare e acquisire crescenti consensi intorno al movimento politico V.I.A., allargandone la composizione e l’area di influenza sul territorio trapanese e regionale, anche in vista di successive tornate elettorali.

Stando alle indagini, condotte dalla Guardia di Finanza, per incassare il denaro e “perseguire l’ambizioso progetto politico” gli indagati, usufruendo del Centro Siciliano per la formazione professionale, l’Istituto di studi e ricerche economiche e sociali e Associazione Tai, avrebbero ottenuto finanziamenti europei del Programma Operativo Fondo Sociale Europeo 2014/2020 per oltre 8,7 milioni di euro da destinare allo svolgimento di corsi di formazione e di progetti in ambito sociale, “taluni dei quali non tenuti, come accertato nell’ambito delle indagini”. Gli investigatori hanno accertato che circa 800mila euro euro sono stati già percepiti e impiegati “per il sostenimento di spese voluttuarie personali o connesse a iniziative di sostegno del movimento politico V.I.A. e a campagne elettorali, e ulteriori 2,5 milioni sarebbero stati a breve erogati” .

Le indagini hanno altresì consentito di accertare come a sei esponenti politici locali – quattro dei quali attualmente consiglieri presso i Comuni di Marsala e Custonaci – e, soprattutto, a loro congiunti, “pur privi dei requisiti e delle competenze richieste, siano state assegnate o promesse posizioni lavorative, nomine e promozioni presso i citati enti di formazione, in cambio del sostegno garantito al predetto movimento politico”. In totale sono 24 le persone indagate, a vario titolo, per truffa aggravata per il
conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e riciclaggio. Tra loto anche altri sei esponenti politici che rivestono o hanno rivestito cariche presso i Comuni di Marsala, Buseto Palizzolo, Calatafimi-Segesta, Castellammare del Golfo ed Erice.

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