Le famiglie arcobaleno da ieri sono illegali in Italia. Il Parlamento ha approvato il ddl Varchi, che rende la gestazione per altri “reato universale”. È la prima legge fatta contro la comunità queer in Italia. Pur sotto mentite spoglie. Diranno infatti quanti e quante hanno voluto tale provvedimento che esso colpisce tutte le coppie che andranno all’estero per la Gpa, eterosessuali e non. Peccato che una coppia formata da un uomo e una donna potrà benissimo fingere di essersi recata a partorire oltre confine, per qualsivoglia ragione. Due uomini no. E chi finge di non vedere che questa misura è fatta appositamente contro i padri gay esercita un atto di malafede.
È proprio Laura Boldrini a ricordare il portato omofobico del provvedimento, in una sua dichiarazione: “La legge Varchi è, per ammissione della sua autrice, onorevole di FdI, la prima della storia italiana scritta contro le persone Lgbtqia+ e le famiglie che formano, nonostante a fare ricorso alla Gpa siano soprattutto coppie eterosessuali”. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. Anzi, sotto la fiamma.
Non voglio entrare sugli aspetti giuridici della “nuova” legge, che nuova non è (la Gpa è già vietata in Italia dalla legge 40), anche se chi se ne intende già parla di inapplicabilità. Come fa notare Simone Alliva su Domani: “Non è ancora chiaro in che modo verranno perseguite le persone che andranno all’estero per realizzare una pratica consentita negli altri paesi ma non in Italia, […] per vedere il ‘come’ bisognerà aspettare la sua eventuale applicabilità, caso per caso”. Il solito obbrobrio legislativo, insomma, che è cifra politica e culturale dell’estrema destra al potere.
Una legge ideologica, per altri, il cui scopo sarebbe di coprire insuccessi e promesse mancate del governo di Giorgia Meloni. Una sempre sferzante e acuta Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno, ricorda: “L’Italia non può decidere in modo unilaterale che un reato diventi ‘universale’ mentre la Gpa è legale e regolamentata da decenni in moltissimi paesi in Europa e nel mondo. […] Il Governo lo sa bene ma partiti come Fratelli d’Italia e Lega hanno costruito la loro propaganda sulla cancellazione delle accise e l’abbassamento delle tasse, e ora che la legge di bilancio si avvicina e nessuna delle promesse verrà mantenuta, c’è bisogno di un’arma di distrazione di massa. Le famiglie italiane chiedono pane, Meloni dà loro la legge Varchi”.
Tralasciando tali aspetti, mi concentrerei su altri elementi di questo provvedimento che feriscono la qualità della nostra democrazia. E quindi la nostra libertà.
Come ricorda il giurista Angelo Schillaci, “è stata sdoganata la possibilità di punire indiscriminatamente qualunque condotta lecita all’estero e all’estero commessa. […] Un fatto enorme – la punibilità delle condotte commesse all’estero – inedito, che si nota meno forse perché riguarda una porzione minoritaria della nostra società e un tema complesso e marginale per tante persone. Un tema dal quale si sfugge con un’alzata di spalle, o rifugiandosi nell’ideologia. E però quella falla è stata aperta. Oggi non vi riguarda, ma domani?”. Il cuore problematico è tutto qui.
Domani potrebbe capitare a donne che decidono di abortire all’estero, in caso il diritto di interrompere la gravidanza venisse impedito – per fare un solo esempio. E un grazie speciale va a quelle “femministe” che hanno fatto da stampella, in tutti questi anni, all’estrema destra contro la comunità arcobaleno su unioni civili, stepchild adoption, ddl Zan e altro ancora.
Un altro elemento degno d’attenzione è quello di una narrazione ipocrita. Il provvedimento trova il favore di una parte del paese perché sarebbe una misura contro la compravendita di bambini e contro lo sfruttamento delle donne. Narrare così la gestazione per altri vuol dire fare confusione su situazioni molto differenti e su fatti, in alcuni casi, inesistenti. Per capirci: le coppie gay non si recano in supermercati per scegliere bambini al bancone, a cui è ammanettata una donna che si vedrà strappato dal grembo un neonato, tra lacrime e strepiti. C’è infatti una consensualità, regolata per legge, e ci sono delle responsabilità conseguenti. La narrazione attuale non tiene conto di questa complessità. E ciò è disonesto.
Disonestà a cui si lega un’ipocrisia di fondo. Pensiamo alla parità di genere nelle retribuzioni, ad esempio. Chi oggi vede questa legge come un trionfo non fa nulla per livellare un gender gap che di fatto, a parità di condizioni di lavoro, genera uno sfruttamento delle donne nella disparità di trattamento economico. Evidentemente per l’attuale classe politica la donna ha valore solo nella sua capacità procreativa. La riduce, insomma, al ruolo di un’incubatrice. Ciò che la legge contro la Gpa voleva scongiurare! Una contraddizione in termini che sembra non preoccupare chi sta in Parlamento. Evidentemente la credibilità non è un valore, per questa classe politica. Ma come già detto, nulla di nuovo sotto il sole. Anzi, sotto la fiamma.